Non pensate ai dinosauri rock che rifanno, in studio o live, il loro disco-capolavoro o di maggior successo per mascherare una crisi creativa che suggerirebbe il pensionamento immediato. Curre curre guagli 2.0. Non un passo indietro una festa di compleanno agrodolce, a ritmo di reggae-rap e techno-rock, con una consapevolezza che venti e passa anni fa non poteva essere patrimonio di un collettivo di rivoluzionari veraci: Hasta la victoria siempre, ma ogni tanto un pareggio ci sta bene lo stesso. L'idea dei 99 Posse di reincidere, e a tratti riscrivere, un disco storico per la scena alternativa e militante italiana, inno dei centri sociali e recentemente entrato anche nelle antologie scolastiche, è antigaberiana: «La nostra generazione non ha perso, almeno non quanto quelle che ci hanno preceduto», dice con il solito sorriso sardonico Luco Persico, alias 'o Zulù, frontman e portavoce del quartetto ribelle, anzi del sestetto: con Marco Messina ai beat, Jrm al basso e Sacha Ricci alle tastiere «ci sono altri due compagni a formare il collettivo, ogni giorno decidiamo tutto, da come partire per la prossima data a chi destinare i fondi delle nostre iniziative: per questo disco abbiamo scelto di devolvere tutto alla costruzione dell'asilo Vittorio Annigoni a Gaza».
Ma torniamo al bilancio: «Nel 1993 ”Curre curre guagliò” fu uno spartiacque: scugnizzi incendiari incisero un disco per un’etichetta indipendente napoletana, la Flying Record, e mostrarono la strada: si poteva fare, si poteva dire quello che si pensava, si potevano denunciare le debolezze di una sinistra finta e troppo divisa. Per quello che ci riguarda, come canto, siamo attivi, le battaglie si vincono e si perdono, ma i collettivi restano. Oggi in Italia si dà per scontata la presenza di spazi occupati e autogestiti. La battaglia per mantenerli aperti continua, ma andare in un centro sociale e scoprire che ormai non conosciamo quasi nessuno dei compagni che li animano è una bella notizia: dice che noi stiamo invecchiando, ma anche che ci sono nuove generazioni di combattenti per un altro mondo possibile».
E di compagni, nuovi e vecchi, la ritrovata 99 Posse se ne porta dietro tanti per reinventare un album epocale: i reggaeman Alborosie e Mama Marjas dicono la loro in «Curre curre guagliò. Still running», Enzo Avitabile e i Bottari aggiungono profumi etnici al funerale della Partenope della Prima Repubblica di «Napolì», Clementino trasforma «Ripetutamente» a confessare ispirazione e maestri come fa anche Ensi in «Odio ancora», J-Ax griffa «Rappresaglia rap», Paolo Rossi e Caparezza aggiornano «'O documento». Ma all'appello hanno risposto anche Pau e i Punkreas («Odio»), Samuel dei Subsonica, la Banda Bassotti, Signor K e Bonnot, i Sangue Mostro, Roy Paci («Ripetutamente»). Non ci sono Meg e i Bisca, con cui pure hanno fatto ditta, né gli Almamegretta, con cui pure divisero l'adrenalina degli esordi.
I brani originali («1 2 3 4» con Francesco Di Bella, «Soggetti attivi», la surreale poesia di «Stato d'emergenza», «Nun c'à faccio più» con Valerio Jovine) mostrano che la creatività c'è ancora anche se è difficile, se non impossibile, replicare la magia di quel momento esplosivo: per la band, per la città, per la scena che li elesse a megafono. Il suono è «aggiornato, come qualsiasi musicista farebbe con un suo disco chiuso il giorno prima, figuriamoci con qualcosa di vent'anni fa», riprende Zulù, sorpreso «di quanto seminato e di un'inattesa maturità che ci suggerisce di badare più alle cose che uniscono che a quelle che dividono. Vale per la sinistra, non certo quella ufficiale, da noi, come per i musicisti. Qualcuno si stupirà di trovare J-Ax al nostro fianco, ma noi e gli Articolo 31 abbiamo esordito insieme, per la stessa indie partenopea, scoperti dallo stesso talent scout, Francesco Diana. E, come i giovani rapper di oggi, cantiamo la strada e la rabbia di chi si sente diverso, non il fighettismo imperante».
Siamo liberi, liberi, ma ce sentimmo 'e schiattà, insomma: non sarà molto, ma urlare il disagio è sempre meglio che tenerlo dentro, somatizzarlo, vederlo poi implodere o esplodere. Restiamo umani, suggeriva Annigoni. «Ora e sempre resistenza», saluta Zulù, «e la minuscola sta per dire che abbiamo imparato a non prenderci troppo sul serio, la rivoluzione è lontana, forse non ci sarà mai, ma piccole cose sono cambiate, se il mondo forse è anche peggiore che nel '93, la nostra vita ha spazi e speranze e suoni che allora non c'erano».
Domani, martedì 25, con il cd finalmente nei negozi, prima presentazione: alle 18 alla Feltrinelli di Napoli.
99 Posse, vent'anni dopo i guaglioni ribelli corrono ancora
di Federico Vacalebre
Lunedì 24 Marzo 2014, 14:18
- Ultimo agg. 15:48
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