«’A camorra song’ io» compie 15 anni: gli ‘A67 risuonano il loro brano manifesto Video

Daniele Sanzone leader degli 'A67
Daniele Sanzone leader degli 'A67
di Gennaro Morra
Venerdì 31 Luglio 2020, 19:42
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Era il 2005, il compact disc era ancora il supporto più diffuso per ascoltare la musica, Scampia era teatro di una delle più sanguinose faide di camorra nella storia criminale di Napoli e Roberto Saviano stava per dare alle stampe Gomorra, il libro che gli avrebbe cambiato la vita. In questo contesto tre ragazzi sconosciuti, cresciuti nel quartiere di Napoli Nord, lanciavano un disco che aveva nella prima traccia, da cui prendeva anche il titolo, un concetto che ribaltava la visione del fenomeno camorristico. Infatti, in ‘A camorra song’ io gli ‘A67 sostenevano che la mentalità camorrista nasce già dall’atteggiamento delle persone comuni, che convivono con i criminali, magari li guardano negli occhi, piangono il sangue delle vittime innocenti, ragazzi, uomini e donne uccisi per “errore” dai killer dei clan, ma poi non fanno granché per cambiare la situazione. Da qui l’invito a ribellarsi gridato nel ritornello: «Se la paura fa novanta, la dignità fa centottanta».

Ora, a distanza di 15 anni, la band celebra quel disco, risuonando in studio la title track: «Ci siamo accorti – spiega la band – che ‘A camorra song’ io non aveva un video e così abbiamo deciso di festeggiare l’anniversario dell’uscita del disco, registrando una versione live in studio». Nel video, in bianco e nero, realizzato dal regista Felice Iovino, le immagini sono distorte proprio per sottolineare la deformazione mentale causata dalle mafie: «Sentivamo il bisogno di suonare – continua la band – perché a causa del lockdown ci siamo visti annullare il tour del nuovo album, Naples calling (Full Head, 2020), uscito poco prima».
 
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Ma, ovviamente, lo scenario non è più quello di 15 anni fa: «Il quartiere è cambiato tantissimo – conferma Daniele Sanzone, leader, cantante e autore dei testi della band –. All’epoca eravamo nel pieno di una faida, l’aria era irrespirabile e la tensione si tagliava a fette: un momento storico drammatico». Da allora anche il business criminale non è più lo stesso: «Le piazze di spaccio prima si sono spostate più a nord, verso Melito e il Parco Verde di Caivano, poi purtroppo sono tornate, ma la metodologia di smercio della droga al dettaglio oggi è diversa: le persone non entrano più nel quartiere con l’auto e comprano le dosi, attraverso le feritoie dei muri, non ci sono più cancelli e porte blindate, come raccontava lo stesso Saviano in Gomorra. Oggi le piazze di spaccio si sono spostate dal reale al virtuale».

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Uno scatto in avanti che non riguarda solo l’attività criminale: «A Scampia c’è stato anche un tentativo di riqualificazione, si pensi solo alla fermata della metropolitana con le foto degli artisti (tra cui c’è anche quella dello stesso cantante, ndr) e alla piazza adiacente con i murales di Jorit, ma sono cambiamenti piccoli. Quello che aspettavano i nostri genitori, quando occuparono le case qui a Scampia dopo il terremoto del 1980, ovvero lavoro e sviluppo, non è mai arrivato. E finché mancherà quello, potremmo parlare di un cambiamento gattopardesco, dove sembra che ci siano grandi mutamenti e invece tutto resta invariato».
 
Non è solo apparente, invece, l’evoluzione musicale vissuta dagli ‘A67: «In questi 15 anni è cambiato il mondo, in particolare la musica: il modo di suonarla, proporla e ascoltarla, quindi, inevitabilmente siamo cambiati anche noi, anche se non tantissimo – spiega Sanzone –. Per certi aspetti il nostro ultimo disco, Naples Calling, è molto simile ad ‘A camorra song’ io: anche lì c’erano molte canzoni d’amore e la stessa voglia di raccontare il mondo dalla nostra prospettiva. Al tempo stesso, è come se avessimo indossato un nuovo vestito: gran parte delle canzoni del nuovo album sono in italiano e c’è molta più musica elettronica. Ma sarebbe impensabile, 15 anni dopo, continuare a fare le stesse cose».
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