In un anno e mezzo dalla sua scomparsa, gli omaggi, i ricordi, i prodotti dedicati alla memoria di Franco Battiato si sono accumulati con disordinato, e talvolta non disinteressato, affetto come per nessun altro rappresentante della nostra musica. La televisione, il cinema, l'editoria, il circuito live e naturalmente la discografia sono stati percorsi da un'onda davvero sorprendente: la protagonista e testimone più autentica e rappresentativa di questo fenomeno, Alice, amica di oltre quarant'anni di vita e di canzoni, arriva oggi a un album, «Eri con me» (un cd, doppio vinile), contenente sedici titoli tra i più significativi del maestro siciliano.
Ci sono le interpretazioni che Alice (all'anagrafe Carla Bissi, 1954) ha voluto scegliere per sottolineare e focalizzare un rapporto consolidato ben oltre la stretta collaborazione artistica: «E ti vengo a cercare», «La cura», «Povera patria», «La stagione dell'amore», «I treni di Tozeur», «Prospettiva Nevski» sono alcuni dei gioielli di casa-Battiato, ripresi qui con fulgida eleganza, per l'accompagnamento di Carlo Guaitoli al piano, a lungo partner dello stesso Franco, e dei Solisti Filarmonici Italiani.
Altre squisite tappe del percorso intrecciato di Alice con Battiato però mancano («L'ombra delle luce», l'exploit sanremese di «Per Elisa»...): perché?
«Ci sono ragioni di spazio e di lunghezza del disco, anche perché i brani ora assenti li avevo già cantati e inseriti in altri progetti, oltre che nel tour che riprenderemo a marzo: abbiamo già fatto una novantina di date, con grandissima soddisfazione. Quando sono in concerto, l'affetto della gente, la partecipazione, il fatto di avvertire la presenza di Franco, rende ogni serata speciale».
Con Battiato avete spesso cantato e scritto insieme: quanto è difficile farlo da sola, oggi?
«Alla fine cantarlo, portarlo sul palcoscenico è la cosa che mi viene più facile, che in assoluto preferisco. Avevamo iniziato a frequentarci e a lavorare nel 1980, trovando anche una dimensione che andava oltre l'aspetto professionale. In questo anno e mezzo ho sempre accettato inviti a parlare di lui, anche se spesso avrei preferito esentarmi. Ma credo sia giusto mantenere questo filo di continuità. Ecco, forse ho rinunciato al giro dei programmi televisivi, perché davvero non saprei dove andare».
In questi ultimi tempi ha messo in primo piano il repertorio Battiato: e la sua carriera di autrice?
«È vero, mi sono concentrata su questo aspetto, pensando a cantare ed eseguire al meglio canzoni meravigliose. La relazione con quel materiale, però, ha avuto anche l'effetto di stimolarmi, di darmi nuove motivazioni, fino al desiderio di riprendere a scrivere. Resta il fatto che sono molto lenta e autocritica, ma diverse idee ci sono e qualcosa bolle in pentola, anche se ogni paragone o parallelo resteranno improponibili. E comunque credo che la missione di divulgazione dell'opera di Franco sia per me da considerarsi imprescindibile».
Quale è il lascito, l'insegnamento principale di Battiato?
«Franco ha fatto tantissimo, nel corso del tempo, e potremo continuare a scoprirlo progressivamente, anche al di fuori delle sue cose più note: penso alle opere sinfoniche, che sono preziose e profonde. E poi ci sono la sua ricerca, la matrice spirituale, la ricerca di sé: l'esperienza condivisa attraverso la musica. Una figura irripetibile».
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