Andrea Bocelli al Teatro San Carlo: «Tra amore e musica il mio canto per Napoli»

Andrea Bocelli al Teatro San Carlo: «Tra amore e musica il mio canto per Napoli»
di Andrea Spinelli
Domenica 19 Maggio 2019, 14:00 - Ultimo agg. 19:49
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«Si narra che tra le fibre del legno, un violino conservi la memoria della personalità di chi l'ha suonato e il San Carlo è il teatro d'opera più antico d'Europa, tra le più blasonate fucine di quel paradiso della musica che è l'opera» ammette Andrea Bocelli. «Dunque se sul quel palco ci sono dei fantasmi, sono fantasmi amabili, sono la nostra storia, un patrimonio culturale popolare che ha fatto grande il nostro paese e che io stesso, come tanti colleghi, provo rispettosamente ad evocare, cantando». Doppio appuntamento straesaurito già da mesi quello col tenorissimo di Lajatico in scena domani e mercoledì con un programma lirico che fin dal titolo è già tutto una promessa «Tre secoli d'amore». Al suo fianco, l'orchestra del teatro diretta da Eugene Kohn (anche se i sindacati Uilcom minacciano uno sciopero per le due date). In platea, tra fan di mezzo mondo, annunciata la presenza di Al Bano e del ministro Costa.

Andrea, che effetto le fa tornare al San Carlo dopo 13 anni?
«Sono emozionato e felice, ed anche un po' incredulo, perché il tempo davvero è volato. Da un lato mi sembrano pochi mesi, poi penso ai miei figli, che oggi sono adulti, penso a Virginia, la nostra principessa che nel 2006 doveva ancora scendere dal cielo e sceglierci, ed allora comprendo la mole del tempo trascorso. È pur vero che privilegio del teatro lirico è quello di superare le barriere temporali, dunque sono molto contento che l'appuntamento si rinnovi, e sarà come ritrovare dei cari amici».

Per questo doppio spettacolo ha scelto di puntare sul repertorio romantico. Perché?
«Perché è quello più nelle mie corde, quello che fortunatamente si addice di più al tipo di vocalità che il buon Dio mi ha destinato. Il filo rosso sarà l'amore, e per me che dell'amore e della musica ho fatto la mia ragione di vita e la mia ispirazione, proporre questo programma a Napoli, città della musica, città dell'amore, è stata una scelta obbligata... E poi scorrendo i capolavori dell'epoca d'oro della lirica, è raro che un cattivo abbia la voce di un tenore».

Un programma con cui ha già trionfato al Metropolitan Opera House di New York lo scorso febbraio.
«Sì, sostanzialmente è il medesimo. Un percorso lungo epoche diverse e secondo le diverse sensibilità, un florilegio che dà spazio ad una carrellata di titani, da Gaetano Donizetti (compreso pagine di quel capolavoro, la Lucia di Lammermoor, che proprio al San Carlo è stato tenuto a battesimo) a Giacomo Puccini, a Giuseppe Verdi. Ma anche a pagine di autori francesi che amo particolarmente, da Charles Gounod a Jules Massenet».

Fra queste arie romantiche ce n'è una a cui è particolarmente legato? E perché?
«Difficile evidenziarne una, perché in un certo senso l'intero programma è concepito secondo le mie predilezioni. Però posso dirle che l'aria d'apertura, Ah, tout est bien finí... Ô, Souverain da Le Cid di Massenet, è una pagina la cui spiritualità me la rende molto cara. Inizia a cappella, senza accompagnamento strumentale, ed un simile incipit, nel silenzio della platea del Met, è stato foriero di una grande emozione. Dunque tengo particolarmente a riproporla a casa', qui in Italia».

A Napoli sarà affiancato da Maria Aleida.
«È tanto brava quanto bella, è un'artista straordinaria ed una cara amica. Quei pochi che ancora non la conoscono, ne resteranno catturati».

La doppia esibizione sarà anticipata oggi da un incontro con 700 ragazzi campani, sempre al San Carlo, organizzato da Generali Italia, insieme con il country manager Marco Sesana, nel progetto di alternanza scuola-lavoro. Che cosa gli dirà?
«Risponderò alle loro domande, ed in ragione della mia età non più giovane proverò a dar loro qualche consiglio dettato dalla mie personali esperienze. Credo sia utile a tutti me compreso non dimenticare mai la forza dell'amore e il privilegio che significa stare al mondo. Parlerò loro di questo, della necessità di appassionarsi alla vita, della forza vincente di chi persegue il bene, dell'urgenza del fare, agendo sempre in linea con i propri principi».

Già stasera si esibirà con Roberto Bolle e Stefano Bollani all'Arena flegrea di Napoli. Li conosce bene?
«Sì, in entrambi i casi c'è un rapporto rodato, di stima reciproca e di amicizia. Con Roberto ci siamo incontrati ancora di recente, negli Stati Uniti... Sono molto contento di questa acrobazia delle rispettive agende professionali che ha permesso di ritrovarci a Napoli, per di più per beneficienza, un'ottima ragione».

«O surdato nnammurato» era uno dei pezzi più amati da suo padre, lei che rapporto ha con la melodia napoletana?
«Un amore che perdura e che nasce quando ero ragazzo. Le romanze popolari napoletane sono un concentrato di bellezza e di espressività, sono un patrimonio dell'umanità, e d'umanità sono intrise. Le canto da sempre, alcune sono presenti nella mia discografia, altre lo saranno, mi auguro, presto. Mi piacerebbe incidere Carmela: visto che Pino Daniele non c'è più potrei chiedere consiglio a Massimo Ranieri. Me li ricordo bene i duetti con i miei amici napoletani».

Pure quest'anno il concerto al Teatro del Silenzio raddoppia, aggiungendo la replica del 27 luglio allo show del 25. Si sa che omaggerà Leonardo da Vinci, come?
«Leonardo consegna un'eredità che ci coinvolge, è spartiacque che dà il via all'età moderna ridefinendo il significato della cultura e dell'arte. Sono convinto che anche il nuovo millennio reclami un rinnovato Rinascimento, che spinga l'umanità a venirsi incontro, a creare e celebrare la bellezza non solo per se stessa ma per il bene comune. Il titolo dello spettacolo sarà Ali di libertà e prende spunto dalla più antica e potente aspirazione dell'umanità. La performance esprimerà la celebrazione del volo e del desiderio di scavalcare i confini: dal mito di Icaro alla macchina volante di Leonardo da Vinci, dagli angeli delle tradizioni religiose alle sfide cosmiche di oggi e domani».
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