Andrea Sannino, il ritorno dopo il Covid: «Concerto di Natale per abbracciarvi»

Andrea Sannino, il ritorno dopo il Covid: «Concerto di Natale per abbracciarvi»
di Stefano Prestisimone
Sabato 21 Novembre 2020, 11:00 - Ultimo agg. 22 Novembre, 08:52
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Il suo canto libero nel teatro vuoto. Il concerto-simbolo di questo Natale svilito dal Covid, sarà firmato da Andrea Sannino, autore di un progetto poetico e potente, un «non concerto», così come lo ha definito lui, che ricorda il «non compleanno» di Alice nel paese delle meraviglie. Quel «non» per ricordare che oggi i concerti non sono consentiti, per rimarcare che senza pubblico la musica dal vivo non ha senso, ma anche per dimostrare che si può provare a regalare una serata di gioia e emozioni anche in tempi di pandemia.

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Lui, simbolo del primo lockdown con la sua «Abbracciame» cantata dai balconi della città, ha dovuto affrontare il contagio dal quale è uscito indenne un mese fa: «È stata dura, un'esperienza terribile sotto ogni profilo, sia fisico che mentale», confida, «restare chiuso in una stanza per tanti giorni senza poter vedere mia moglie incinta e mia figlia di 1 anno e mezzo che mi reclamava è stato straziante. Rappresenti il pericolo per la tua famiglia ed è frustrante.

Non ho scritto mezza canzone in quei giorni, avevo la testa altrove».


Andrea, veniamo al presente. Ci descrive questo «non concerto»?
«È in un certo senso una provocazione, perché i concerti non si possono fare, né in zona rossa né in zone più sbiadite nelle quali speriamo di trovarci a Natale. Dovevo debuttare all'Augusteo, dovevo portare in scena il musical di Federico Vacalebre su Renato Carosone, e confesso che avevo non poca paura del debutto, e invece eccoci qua. Questo però è un evento speciale che va in scena con il supporto della mia band e con la direzione musicale di Mauro Spenillo e Pippo Seno. Sarà registrato in un teatro senza pubblico e trasmesso la sera del 25 dicembre alle 21 su Canale 21 e sulla mia pagina social. Il Non concerto di Natale, così come lo abbiamo chiamato, ha un valore simbolico. Di vicinanza alla gente, di affetto. Ci è piaciuta questa formula, ma resta il fatto che nel settore spettacolo l'assembramento è la normalità, noi siamo l'assembramento. E qualsiasi soluzione è una toppa».


Solo musica in questo show?
«Per niente, anzi. Alle immagini del concerto registrato al Lendi di Sant'Arpino, volutamente un teatro di provincia, e che sarà spoglio, senza quinte, si alterneranno quelle di un documentario che stiamo girando in questi giorni con il fotografo e autore di video Alberto D'Aria e con Claudia Mercurio che mi accompagna in questa avventura. Un reportage dalla città chiusa, dalla desolazione in questi giorni di lockdown, tra il campo di gioco dello stadio San Paolo, Borgo Marinari, San Gregorio Armeno, e poi i Quartieri dove andrò a trovare una vecchina che conosco e che è soprannominata Caterina Spaccanapoli, un incontro per sottolineare il dramma degli anziani, vittime principali del virus. Canterò una serenata con lei affacciata al balcone».


Ci dice di più?
«Saremo anche a Ercolano e infine sul cratere del Vesuvio, che oggi non sento come una minaccia ma come una presenza benefica, un gigante che protegge. Questo documentario farà da cornice ai momenti musicali, due progetti che convergono in un solo special di 75 minuti che terrà compagnia ai napoletani nella giornata del Natale, durante una tombolata magari. Purtroppo temo che con le presenze contingentate nelle case, stavolta avanzeranno le cartelle...».


Altri particolari?
«Non dico i nomi perché sono in via di definizione, ma in teatro ci saranno personaggi della nostra città che dialogheranno con me e poi faranno gli auguri ai napoletani in questo momento così difficile. E poi la locandina, volutamente simbolica: ci sono io di spalle, che cammino verso una luce. Credo che la gente coglierà il significato. Oggi la speranza è nella scienza, ma anche nella musica e nell'arte in genere, che possono curare la mente e l'anima».


E il musical dedicato a Carosone nel centenario della nascita, di cui parlava prima?
«È un progetto splendido, il più importante della mia carriera finora. Purtroppo il maestro meritava altro che un centenario terribile come questo, meglio festeggiare i 101 anni nel 2021, dopo l'anteprima di questa estate all'Arena Flegrea: mi hanno dato il Premio Carosone, sulla fiducia, visto che lo show ancora nessuno l'ha visto, nemmeno io, almeno non nella versione interpretata da me, quella con Sal Da Vinci del 2013 è stata un trionfo. Speriamo di riuscire a realizzarlo entro la prossima stagione anche se non è semplice. Perché uno spettacolo così imponente, con una decina di attori, altrettanti ballerini, band dal vivo, scenografia, inserti video di archivio e prodotti apposta per noi, non può essere portato in scena con le prescrizioni e 200 spettatori in platea. Questa soluzione con un pubblico così limitato è quasi impossibile da accettare per le produzioni. Ma ora speriamo tutti nel vaccino per uscire da quest'incubo che ci ha tolto il sorriso».

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