Baby K tra album e tormentoni: «Belle, sexy e intelligenti: a qualcuno fa paura ma siamo fatte così»

Baby K tra album e tormentoni: «Belle, sexy e intelligenti: a qualcuno fa paura ma siamo fatte così»
di Federico Vacalebre
Sabato 12 Giugno 2021, 12:00 - Ultimo agg. 17:19
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Dai comunisti col Rolex alle femministe twerkanti. Claudia Judith Nahum, 38 anni, romana, in arte Baby K, regina del reggaeton e del suono urban latin, torna nella stagione a lei più cara, l'estate dei tormentoni, quando spopola persino più che nel resto dell'anno con le sue canzonette-vuoto a perdere che entrano nelle orecchie e non se ne vanno più: il singolo appena uscito, «Mohicani», diviso con i Boomdabash, sogna di replicare l'epifania di «Roma-Bangkok» (2010) e delle altre hit calienti sue e del collettivo salentino. Ma i rapper che affollano il suo nuovo album, «Donna sulla luna», sembrano avere occhi solo per il suo fondoschiena: «Lei lo muo, lei lo muove come fosse J-Lo», ricorda il napoletano Samurai Jay in «Dinero» e nello stesso pezzo Boro Boro ribadisce: «Amo l'adrenalina e quando batte il corazon/ quando mi mandi fuori con quel culo che fa bomchicabomchicabom ye». Concorda un altro rapper verace come Enzo Dong in «Buenos Aires remix»: «Passo dalle baby gang a Baby K/ lei lo muove tipo bandiera degli Usa». 

Allora, Baby: il primato è del lato B o del tuo sound?
«Ma chi lo dice che non possiamo essere belle, sexy e intelligenti? Questo disco, finalmente, è tutto mio, non c'è un discografico o un produttore a dirmi che cosa devo fare.

Vengo dal rap, mettevo le parole al centro di tutto, ho imparato a scrivere le melodie, a dare indicazioni ai grafici per le copertine, a scrivermi da sola gli storyboard dei video, a sceglierne i miei collaboratori. Mi produco da sola. Miravo alle stelle, ma ho capito che scompaiono subito, e così sono arrivata sulla luna».

Donna in carriera in un mondo musicale maschile e maschilista, compresi gli ospiti del tuo disco?
«Lo showbusiness tutto è maschilista, ma anche il pubblico, che premia - classifiche alla mano - più artisti uomini che donne. Quanto a quei complimenti un po' hot... sono complimenti a qualcosa che non nascondo e non voglio dover nascondere per farmi apprezzare come artista. Sono stata la prima a puntare al reggaeton, nel mondo latin da cui venivo già imperava, ma in Italia no. Dopo mi hanno copiata in tanti, anche quelli che prima mi ignoravano o sfottevano. Gli amici rapper del mio disco dimostrano in concreto la stima e il rispetto che hanno per me».

«Non credevi ci arrivassi, guarda adesso/ bevo i sogni da sto flute/ camerino e poi lo shoot/ butto i soldi sopra il letto e faccio sexo./ Diamanti color blu sopra il polso c'ho un igloo/ e calpesto un'altro cuore con i tacchi Jimmy Choo»: sembri voler replicare le sparate dei maschietti rap e trap.
«Vengo da lontano, sono stata sola per anni, perseverando con la musica in cui credevo. Non è facile per una donna farsi valere, è ancora più difficile per una donna con le curve farsi prendere sul serio, non dover sacrificare l'immagine per il contenuto, o viceversa. Io mi sono autoprodotta, ho registrato i miei primi pezzi chiusi in un armadio e sono riuscita ad andare in orbita».

Tra novità e singoli già usciti, nell'album ci sono Giaime, Chiara Ferragni, Tedua, Omar Montes. E un bel gruppo di napoletani: di Samurai Jay e Enzo Dong si è detto, ma ci sono anche Lele Blade e, soprattutto, Gigi D'Alessio in «Rossetto amarena».
«È proprio vero che i grandi sono umili e semplici. Gigi è una star, eppure appena l'ho cercato si è detto disponibile, si è dichiarato mio fan. Io mi sento una neomelodica, riconosco alla canzone neomelodica e a quella latin la capacità unica di raccontare melodicamente il desiderio del corpo e del cuore. E dei rapper veraci mi sento sorellina, non so perché, ma li sento davvero più vicini, ci capiamo al volo».

Tra griffe, esotismi spicciolissimi, drink e tutto il campionario da motivetti da lido social e discoteca trash, «Donna sulla luna» passa dal pop al reggae, dal latin all'electropop e disegna un mondo in cui la movida è tutto. Ma è nato durante la pandemia.
«È un disco all'insegna della contaminazione e dell'inclusione, movida vuol dire anche star bene con gli altri, non dividerli in tuoi simili e diversi. Nei mesi del virus mi sono mancate le mie nipotine più dei party, mi è mancata la mancata la spensieratezza che uno ha nel dire all'ultimo minuto: voglio fare una gita in un posto, vicino o lontano. Con Biggie Bash in Mohicani citiamo mezzo mondo sognando di viaggiare, di vederlo passare nelle nostre serate, che anche quest'anno non ci saranno, aspettiamo il 2022. Intanto facciamo nascere una nuova musica italiana, contaminata, finalmente in sintonia con l'estero». Twerkando twerkando, si intende.

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