Malika Ayane nella versione italiana di «Cats»: «I nostri gatti ballano sulle rovine di Roma»

Il debutto al Sistina di Malika Ayane

Malika Ayane nella versione italiana di «Cats»: «I nostri gatti ballano sulle rovine di Roma»
di Federico Vacalebre
Domenica 4 Dicembre 2022, 08:45 - Ultimo agg. 18:43
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Malika Ayane ci ha preso gusto. Dice che il teatro, il musical, le danno l'opportunità di scappare «dall'intronata routine del cantar leggero» (sempre sia lodato Pasquale Panella per i versi serviti al sempre più ancora sia lodato Lucio Battisti). Così dopo «Evita» (2016) sarà Grizabella in «Cats», il musical del 1981 di Andrew Lloyd Webber che debutta al Sistina romano mercoledì 7 dicembre, nella versione di Massimo Romeo Piparo, il re Mida del musical in Italia.

Dalla signora Peron a gatta malandata, vecchia, emarginata, destinata a rinascere. Quale ruolo ti si adatta meglio, Malika?
«Evita è protagonista, sta sempre in scena, mi ero fatta...

il mazzo. Grizabella è gatta tra i gatti, stavolta lo spettacolo è corale: mi sono goduta le prove e presto mi godrò lo spettacolo con tutto il tempo per rifiatare. Con la signora dei descamisados ho fatto palestra, ora spero di essere più padrona del mezzo teatrale e mi sottraggo con piacere alla frenesia del pop per godermi i tempi dilatati della permanenza romana, del tour che dopo verrà».

Particolarità numero 1: il vostro «Cats» è in italiano,
«Massimo Romeo Piparo ha ottenuto il permesso da sir Webber, e credo sia importante per comprendere davvero il musical, costruito sui versi di Thomas Stearns Eliot: i suoi gatti in Inghilterra sono noti ai più, da noi no, così la traduzione e l'adattamento diventano centrali. Cats è amatissimo in tutto il mondo, è tra i quattro musical che hanno fatto maggiori incassi nella storia, ma magari gli adolescenti di casa nostra non lo conoscono così bene, o non riescono a comprenderne il testo, al di là dei problemi di lingua, perché non conosco Eliot, come noi peraltro».

Particolarità numero 2: parlavi giustamente di adattamento. La trama originale - i gatti del quartiere di Jellicle si ritrovano per l'annuale ballo e per festeggiare Old Deuteronomy, loro capo. Nel corso della festa uno dei gatti sarà scelto per ascendere al paradiso felino - stavolta è ambientata tra le rovine di Roma.
«È così che Massimo ha convinto l'autore anche di Jesus Christ superstar e Il fantasma dell'opera. Gli ha proposto di spostare i suoi gatti nella Roma gattara».

Magari per incontrare «Romeo, er mejo gatto del Colosseo», in zona Aristogatti?
«Non lo incontriamo, ma lo cita il testo».

E «La gatta Cenerentola»? C'è pure quella?
«No, ma spuntano il Gatto Silvestro e il commissario Rex».

Torniamo a Grizabella.
«Un personaggio straordinario, un'ex diva gloriosa, oggi respinta dalla sua comunità. È un modo per parlare di diversità, di diritto ad essere chi si vuole essere, un tema che mi è caro da sempre».

Quale è la sua Roma?
«Una Roma ex caput mundi. Una Roma di cui sono rimaste rovine su cui i felini ballano. Piparo cita come referenze Petrolini, Proietti, Flaiano... La Roma discarica d'arte è un panorama insieme affascinante e deprimente, roba da fantascienza che speriamo non diventi mai realtà».

Grizabella canta la canzone più nota del lavoro, «Memory». Paura dei paragoni?
«Ci ho fatto il callo dopo Evita: sono paragoni impossibili. Io cantavo Memory sotto la doccia da ragazzina, neanche speravo di poterlo proporre un giorno in scena. Elaine Page, Barbra Streisand, Jennifer Hudson... meglio non pensare ai confronti e godersi il fascino della canzone».

Orchestra dal vivo diretta da Emanuele Friello, coreografie di Billy Mitchell, acclamato coreografo del West End londinese. Senti il peso del primo nome in locandina?
«Cerco di tenere fuori il peso della tensione fuori dal teatro, che è un luogo sacro e per me è una cosa seria, forse la più seria di tutte le cose che faccio. E poi è bello tornare a lavorare con Massimo dopo Evita, godiamo di fiducia reciproca e c'è grande autonomia. In teatro rallento, evito la velocità dello showbusiness canoro, provo un'esperienza quasi mistica».
 

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