Cesare Cremonini: «La mia ragazza del futuro è pronta per Ponticelli»

Cesare Cremonini: «La mia ragazza del futuro è pronta per Ponticelli»
di Andrea Spinelli
Venerdì 25 Febbraio 2022, 14:00
5 Minuti di Lettura

Seicento battiti al minuto. Il cuore in tachicardico del colibrì evocato dal singolo mandato in radio lo scorso dicembre ad assaggio del nuovo album «La ragazza del futuro» riporta Cesare Cremonini nel salotto buono della canzone d'autore. Nei negozi da oggi, questo settimo capitolo di una discografia solista varata dall'ex Lùnapop giusto vent'anni fa parla di adolescenza in «Jeky», di legami sentimentali in «La camicia», di sesso in «Chimica» (con un'introduzione ispirata a «Radio Gaga» degli amati Queen), della tanto agognata voglia di tornare a vivere in leggerezza in «Fine del mondo».

«Tutto fatto a mano», spiega il quarantunenne bolognese: «Gli archi li abbiamo registrati negli studi di Abbey Road, perché se vuoi quel tipo di suono solo lì puoi andare a registrarlo, diretti da Davide Rossi, che sarà pure in tour con noi».

Dopo un paio di singoli modesti come «Giovane stupida» e «Ciao», che avevano annacquato le prevendite del tour negli stadi in ballo dal 2019, la vigorosa rentrée sanremese ha permesso a Cremonini di incollare allo schermo 13.300.000 spettatori rimischiando le carte ad un destino che gli ha permesso di vendere in una settimana oltre 50.000 biglietti. Un colpo riuscito sullo stesso palco solo a Tiziano Ferro, quando nel 2015 riuscì a ribaltare in diretta tv le sorti del suo tour con un'impresa simile. 

Video

Cesare, di nuovo in pista.
«Sì, perché non sono mai stato come quel tipo di pilota che se vince il campionato del mondo si sente appagato e attacca al chiodo la tuta da corsa».

Soddisfatto dell'esperienza al Festival?
«Assolutamente sì, perché le cose sono andate al di là di ogni aspettativa. Avevo proposto alla Rai un medley di 18 minuti, ma loro mi hanno risposto: ne fai 7. Alla fine ci siamo accordati per 14 minuti, ma con la tensione di un concerto da stadio. A pensarci, la stessa durata di un halftime show del Super Bowl».

«La ragazza del futuro» è anche una riflessione sul ruolo del musicista in questo momento.
«Sì, perché nella società la musica ha un ruolo e una responsabilità, quella di trovare linguaggi per parlare alle generazioni e tenerle assieme. Così, pensando ai tempi che stiamo vivendo, la ragazza del futuro è venuta a salvarmi tendendomi la mano. Tutto l'album ruota attorno a quella visione».

Ma da dove arriva la «ragazza»?
«Dalla provincia, come me. Lucio Dalla è stato il Re Sole della musica bolognese e quando nasci in una città come la mia, a 16 anni vuoi già fare il cantante».

«MoonWalk» racconta di suo padre.
«Racconta i suoi ultimi mesi di vita. Gli devo tantissimo, la sua morte mi ha cambiato la vita. Faceva il medico e si dava tantissimo agli altri. Quando, da piccolo, gli chiedevo chi fosse, mi rispondeva: una persona molto dedita a quel che fa. So di appartenere a quella categoria di uomini che prima o poi diventeranno padri e ad un figlio vorrei trasferire proprio certi valori».

Dieci canzoni, ma pure introduzione e interludi.
«Sì, ma dieci canzoni molto ingombranti. Perché questo è un album, non una playlist, così per togliergli l'effetto compilation e legare tutto assieme ho scritto un'introduzione e tre interludi».

Un concept album?
«No, ma album circolare sì. Mentre ci lavoravo, mi sono detto che, per come va il mondo della musica, sempre più orientato sui singoli, La ragazza del futuro potrebbe essere anche il mio ultimo progetto articolato. Così ho pensato che se fosse stata davvero l'ultima occasione avrei dovuto prenderla al volo».

Il disco è legato ad «Io vorrei», un progetto di street art.
«Per capire davvero questo nostro paese a volte bisogna alzare lo sguardo sull'arte di strada. Basta pensare al murales di Lucio Dalla, realizzato da Jorit, inaugurato giorni fa a Sorrento. Così, volendo espandere il concetto del disco ho scritto su Instagram ad uno specialista del genere, Giulio Rosk, chiedendo di parlargli. Gli ho raccontato della mia idea di ragazza del futuro, specificandogli che ero alla ricerca di una collocazione fisica di quella visione. Così abbiamo pensato di unire i linguaggi seguendo un percorso di valorizzazione urbana e attenzione al sociale. Come me ha capito che la ragazza del futuro è di un'Italia di provincia, di periferia, dove in questo momento nascono i fermenti più interessanti. Abbiamo scelto di partire dallo Sperone di Palermo, per proseguire in direzione di Ponticelli, Napoli, e poi ancora di Ostia, prima di puntare verso Nord». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA