Clementino Black Pulcinella: «Come Masaniello, nero è più bello»

Clementino Black Pulcinella: «Come Masaniello, nero è più bello»
di Federico Vacalebre
Giovedì 28 Aprile 2022, 10:00
6 Minuti di Lettura

Come suoi illustri predecessori, Clementino ha indossato la maschera per essere più libero. Così nel suo nuovo album, in uscita domani, confessa la sua personalità bipolare giocando con le sue due identità: si inizia con «The dark side of Iena White», che chiama in causa il più noto dei suoi nickname, si chiude con «Black Pulcinella», che è anche il titolo del disco.

Allora, facciamo parlare prima Iena White o il neoarrivato Pulcinella Black?
«Parla, come sempre, Clemente Maccaro, che non vuole più fare cose che non gli piacciono, inseguire il gradimento di tutti, i like. Iena White è il nome che mi porto dietro da sempre, dai campi di battaglia dei freestyle: mi ispiravo all'animale ridens che lasciava a terra la carcassa degli avversari. Black Pulcinella è quasi un supereroe, un alter ego che tiene insieme la mia passione per la musica black, da cui io come tutti i rapper vengo, e quella per la tradizione napoletana. Come il Masaniello di Pino Daniele, nero è più bello anche Pulcinella, maschera che nasconde le lacrime dietro il ghigno, che conosce la fatica e la fama, che fa il pagliaccio evitando di mettere in piazza il suo dramma, o mettendolo così in piazza da celarlo all'attenzione dei più. Così parto da rime di battaglia - per me l'unica battaglia possibile - e ricapitolo cosa è davvero un rapper: un collezionista di versi, non di orologi o di troie o di nemici. Uno che non perde la voce dopo dieci live, uno che sa inventare strofe sull'istante, su qualsiasi argomento».

Un disco decisamente hip hop.
«Sì, boom bap, come piace a me.

Rap secco, tecnico, a volte anche virtuosistico, ma, soprattutto ironico».

Rap comedy? Guardi a De La Soul, Digital Underground, Eminem, Biz Markle?
«Sì, Eminem è un maestro: capisco chi fa il gansta rap perché davvero viene dalla strada, meno chi pensa prima a vestirsi bene con i soldi di papà e poi si atteggia a criminale. Io sono per la pace, preferisco far sorridere chi mi ascolta con una rima chicazzo, o farlo piangere perché so affrontare un tema scottante».

Il singolo di lancio, «Atm», travolgente, gioca al dissing mascherato, forte anche di un videoclip pazzo come pochi.
«Lo dico chiaro e forte: Tu stai nel rap come i pinguini alla savana. Della scena trap, com'è successo con quella reggaeton, resteranno 3-5 nomi, i più bravi. Atm è una contrazione di Fratm, ma anche la sigla del bancomat, il simbolo di una società sempre più mercificata».

Il flow è al centro dell'operazione, ma non sembra appesantito dalla nostalgia per la (g)old school.
«No, anzi, sono il più adulto del gruppo, mi sono attorniato di giovanotti, sia sul fronte dei producer che delle collaborazioni».

Iniziamo da queste, i famigerati «feat». Ci sono due primedonne del suono urban e un bel pezzo della scena newpolitana.
«In Amore lo-fi, canzone d'amore, canzone-relax, c'è Madame, una grande, come me nella scuderia di Paola Zukar. Grazie a lei l'ho conosciuta meglio, poi ci siamo incontrati a Ischia, quindi abbiamo tirato fuori questo brano, con il ritornello di mio fratello Paolo e il feat anche di Nicola Siciliano. In Non passa mai, invece, avvertivo il bisogno di una voce che mi ricordasse quella di Consiglia Licciardi in 'Sta musica, un duetto con Roberto Murolo, un pezzo scritto da Enzo Gragnaniello, roba da mostri veraci. Ed ho trovato La Niña del Sud, perfetta, a cui ho affiancato Ensi, un fratello dei tempi della battaglia di freestyle».

Completiamo le collaborazioni?
«Non ho cercato le star, non volevo ripetere gli incontri con i king come Fabri Fibra e Marracash, e, senza farlo apposta, mi sono circondato di promesse che sono già realtà. Prima di me nell'hip hop newpolitano c'erano La Famiglia e i 13Bastardi, dopo di me ci sono Geolier, Nerone, Enzo Dong, J-Lord, Speranza, lo stesso Siciliano: tutti a bordo».

In «Emirates» si ricompone la coppia da «capocannieri» con Rocco Hunt.
«Niente ci separa, nemmeno la depressione che abbiamo visto arrivare con il successo. Così possiamo parlare delle dark side delle nostre vite e carriere, di rivalsa, di orgoglio».

«Crazy shit» è politicamente scorrettissima.
«È vietata ai minori di 18 anni, non sapevo se metterla nel disco, ma poi ho pensato che... sì, ci voleva un brano sporco, anzi sporchissimo. Volevo intitolarlo Grosso guaio a Nola York, ma poi ho chiamato Nello Taver, era la voce adatta per questo sconfinamento dirty. Tra parolacce e volgarità di ogni tipo, parliamo di bravate, ragazze, vita spericolata».

A proposito, Clemente: sempre pulito?
«Pulitissimo, al massimo qualche buon bicchiere. Ho capito che quando cercavo l'energia fuori di me perdevo me stesso. Ora devo solo cercare di gestirmi meglio: faccio tante cose perché mi piacciono, non voglio inibirmi niente, ma posso fare tutto con più ordine».

Ne parliamo dopo. Finiamo con il disco. I producer?
«C'è Kina, che come me viene dall'hinterland, ma è diventato una star internazionale. E, poi, Ldo, 2nd Roof, Nazo, Scoop DeVille, Ettore Grenci, Dat Boi Dee, Endly e Rnla. Grandi basi, grandi groove».

«Black Pulcinella», dice il pezzo omonimo, «è un giullare sul palco e dietro i camerini/ tu lo vedi che ride ma dietro la schiena ha le spine». In «Universe» rappi «la storia di una marionetta che ride ed è triste/ The Black Pulcinella pronto per l'apocalisse». Ma come si fa a far uscire un disco così corposo e personale proprio mentre si inizia un'avventura come la conduzione di «Made in Sud» su Raidue?
«Voglio fare decine di dischi, di film, di show televisivi. La proposta di Made in Sud è spuntata quando era stata rimandata quella di uno show di Raiuno con Massimo Ranieri, l'ho presa al volo. Non mi piace fare la spalla, né metterò più la giacchetta buona. Sono Clemente in maglietta e cappellino, ma mi trovo benissimo con Maurizio Casagrande, fingendo di continuare il gioco del suo personaggio in E fuori nevica, un film che ho visto decine di volte».

Nel disco «La belva umana» è un omaggio a Paolo Villaggio-Fracchia. E presto ti rivedremo sul grande schermo in «E poi c'è Napoli», docufilm diretto da Trudie Styler.
«Ho scritto una canzone sulla storia della città, dalla sua nascita ad oggi, passando per i Borbone e l'arte».

Altri progetti?
«In giugno, finito Made in Sud si riparte dal vivo. E, poi, ho già quasi pronti altri due dischi, uno di reggae e uno più cantautorale, vedremo quando farli uscire. Mi piacerebbe che uscisse anche il pezzo inedito che ho registrato con Pino Daniele, su una nota sola. Il titolo, provvisorio, era Attraverso le parole: zio Pino voleva che usassi il rap come uno strumento. Ci sto provando, zio Pino, quando sarò pronto te lo faccio sapere».

Ti va bene anche nel privato.
«Sì, hai ragione: con la mia fidanzata Martina Di Fonte faccio davvero sul serio». 

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