Biennale musica/David Lang, compositore per i film di Sorrentino: «Non solo teatri, le mie opere nei parchi e nelle ferrovie»

Il compositore americano David Lang
Il compositore americano David Lang
di Simona Antonucci
Sabato 18 Settembre 2021, 23:30
5 Minuti di Lettura

“Come scomporre l’opera” è il titolo di una sua lezione cult in università e conservatori americani. Eppure «considero l’opera la forma d’arte più straordinaria che esista perché mette insieme canto e regia, melodie e costumi, luci e orchestra, disciplina e improvvisazione. Non c’è nulla, come l’opera, che ti permetta di far dialogare dentro un unico spettacolo tutti i voli dell’immaginazione».

LA GRANDE BELLEZZA

Il problema, spesso, spiega il compositore David Lang, 64 anni, californiano di Los Angeles, star della Biennale Musica appena inaugurata e in corso a Venezia fino al 26 settembre, «sono i luoghi che commissionano e ospitano la lirica: bruciano le ali».

E così, nel 2018, l’artista, autore delle musiche dei film di Sorrentino “Youth (con cui nel 2016 vince il David di Donatello per il miglior musicista e per la migliore canzone originale) e La grande bellezza, mette in scena cantanti e musicisti nel parco High Line di New York trasformando in palco una sezione in disuso della ferrovia sopraelevata West Side Line: «Mille cantanti allineati accanto alle rotaie con il pubblico che poteva ascoltare camminando in su e in giù: il contrario di quanto succede in un teatro. Quello che amo dell’opera io lo porto altrove. Ci si può allontanare dalla tradizione e fare qualcosa di nuovo, fresco».

FEDELIO

Tra i suoi lavori più originali, quello di aver smontato e riscritto il Fidelio di Beethoven «per dare voce ai prigionieri. Se è un lavoro sulla libertà, quella voglia di libertà andava onorata. Del resto, tutti i registi rileggono i grandi capolavori: perché non possono farlo i compositori?» A Venezia, per questa 65esima edizione, la prima curata dalla compositrice romana Lucia Ronchetti, propone uno dei suoi cult, The Little Match Girl Passion, ispirata alla fiaba La piccola fiammiferaia, lavoro che nel 2008 gli è valso il Premio Pulitzer. Verrà eseguita, nella Sala delle Colonne a Ca’ Giustinian domenica 19 alle ore 21, «con gli stessi interpreti per cui la scrissi allora, su commissione della Carnegie Hall».

BACH

Un’opera in cui Bach incontra una favola. «L’idea era di attingere al mondo classico e seguire la tradizione corale, scritta per la Chiesa. Da ragazzo ero parte di un coro, ho cantato Requiem, oratori, tutto il repertorio religioso ispirato a Gesù e alla sua passione. Ma non sono credente. Quindi ho cercato di recuperare quello che amo di questa musica e di portarlo in un contesto non religioso. Mi sono ispirato alla Passione di san Matteo e sono arrivato alla Piccola Fiammiferaia di Andersen». Un lungo viaggio? «Non direi. Il nucleo della composizione sacra di Bach è il dolore. Le persone che guardano Cristo soffrire domandandosi come tutto quel dolore possa renderle migliori. Quindi ho preso l’intensità di quello sguardo, di tutto il coro, ho messo tra parentesi Gesù e inserito la Piccola Fiammiferaia che è una rappresentazione non religiosa di un infinito tormento».

I LEONI ALLA CARRIERA

Il Festival curato da Ronchetti si intitola proprio “Choruses. Drammaturgie vocali”. E intreccia tradizione e modernità attorno a uno strumento straordinario come la voce umana. Quest’anno coinvolge l’intera città nei suoi luoghi storici - dalla Basilica di San Marco al Teatro La Fenice al Malibran, dagli spazi dell’Arsenale al Conservatorio Benedetto Marcello fino al Teatro del Parco Bissuola a Mestre. Ieri la consegna del Leone d’Oro alla carriera a Kaija Saariaho, compositrice nata a Helsinki nel 1952, “per lo straordinario livello tecnico ed espressivo raggiunto nelle sue partiture corali e per l’originalità del trattamento della voce”, mentre ai sette solisti d’eccezione che compongono i Neue Vocalsolisten è attribuito il Leone d’argento “per la collaborazione creativa con alcuni tra i più grandi compositori viventi e per lo sviluppo di un repertorio vocale a cappella nell’ambito della scrittura contemporanea”.

SYLVANO BUSSOTTI

Cerimonia inaugurale e poi concerti, installazioni sonore, opere processionali, performance sperimentali esplorano la voce alla luce della creatività musicale contemporanea. Con compositori di generazione diversa che presenteranno importanti lavori vocali e corali a cappella degli ultimi 50 anni e nuove opere commissionate: Kaija Sariaho, Hans Abrahmsen, George Lewis, David Lang, Luca Francesconi; Sivan Eldar, Sergej Newski, Samir Odeh-Tamimi, Francesco Filidei; George Aperghis, Arvo Pärt, Sylvano Bussotti, Morton Feldman. Accanto a loro vocalist e performer provenienti da differenti tradizioni musicali – contemporanea, jazz, folk, hip hop, ritmi afro, elettronica – per quattro concerti per voce sola che allargano l’orizzonte della vocalità oggi: Jennifer Walshe, Elina Duni, Joy Frempong, Zuli.

ROMA

«L’anno prossimo dovrei essere di nuovo qui con due pezzi pensati per mille cantanti amatori», aggiunge Lang, «Crowd Out e Pubblic Domain interpretati entrambi da gente comune. Non c’è sempre bisogno di grandi maestri per fare arte». Amo l’Italia, aggiunge, «anche grazie a Sorrentino, un artista straordinario che considera la musica un vero e proprio personaggio del film. Lavoreremo insieme di nuovo, spero presto». Per Roma, una passione particolare «sono membro dell’Accademia americana al Gianicolo, mi mancano quella vista straordinaria e il mio jogging a Villa Pamphilj. Ma soprattutto le suggestioni culturali della città». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA