Diodato all'Eurovision senza gara:
«Serve ancora fare rumore»

Diodato all'Arena di Verona
Diodato all'Arena di Verona
di Federico Vacalebre
Sabato 16 Maggio 2020, 01:03
4 Minuti di Lettura

«Ma fai rumore, sì
ché non lo posso sopportare
questo silenzio innaturale»


Doveva essere il suo anno, è stato il suo anno, mai nessuno prima ha vinto un Festival di Sanremo («Fai rumore») e un David di Donatello («Che vita meravigliosa»), ma...
Diodato, più felice per i premi e i riconoscimenti per le sue canzoni o più desolato per la pandemia che ha mandato all'aria anche i tuoi piani?
«Confuso e felice, ma anche spaventato da questa cosa che ci tiene prigionieri. Dovevo rappresentare l'Italia all''Eurovision Song Contest, regalarmi un bel tour... Ho scritto Fai rumore partendo dalla mia intimità, pensando alla necessità che avevo, che ho, che abbiamo, di abbattere i muri dell'incomunicabilità. Quando ho vinto all'Ariston credevo di aver raggiunto il picco emotivo della vita, ma quando quella mia canzone si è fatta sentire dai balconi di tutt'Italia, diventando una sorta di inno di liberazione...».
Tra le vittime del Covid-19 c'è, appunto, l'Eurovision, il vecchio Eurofestival,
«Sarebbe stato bello essere a Rotterdam, ma sarà bello comunque unire l'Europa della canzone».
Parli di «Europe shine a light», l'omaggio alla kermesse voluto dalla tv olandese e in diretta stasera su Raiuno, coinvolgendo 47 emittenti in 45 nazioni. Il titolo viene da «Shine a light«, con cui Kathrina & The Waves vinsero nel 1997 che canterai insieme con gli altri 40 artisti presenti, ma fuori gara.
«Ci guarderemo da lontano, io rappresenterò l'Italia con orgoglio, tenterò di far rumore per tutto il vecchio continente che non ne può più di questo silenzio innaturale. La musica abbatte barriere e confini, ci permette di essere più uniti di quanto non faccia l'Europa della politica. Questa manifestazione dimostra che siamo parte di un corpo unico».
Hai registrato «Fai rumore» in un'arena di Verona vuota, spettrale, illuminata da un tricolore.
«Sono arrivato a Verona con la mia autocertificazione, sono entrato nella cornice di quella grande bellezza senza poter abbracciare chi volevo abbracciare, negando la mia tendenza ad essere fisico, a cercare il contatto umano. Ma ho cantato con ancora più impegno ed emozione».
Diodato è al centro della conferenza stampa organizzata per il lancio della kermesse. Amadeus fa capolino e scappa per non farsi chiedere del Sanremo 2021. Il vicedirettore di Raiuno Claudio Fasulo spiega lo show: «I 41 artisti avranno il loro spazio, poi ci saranno dei momenti per celebrare la storia della manifestazione, noi abbiamo aggiunto per l' Italia un omaggio ai nostri protagonisti: Mahmood, Gabbani, Fabrizio Moro ed Ermal Meta, Il Volo, Francesca Michielin e Al Bano, che ha partecipato tre volte, una delle quali da corista». Immaginando che l'Eurovision non possa fare a meno della sua deriva trash, Enzo Miccio è stato invitato a commentare i look accanto ai presentatori Flavio Insinna e Federico Russo, su Raidue condurranno le danze Ema Stokholma e Gino Castaldo. Ospite d'onore, ma doveva restare segreto, Björn Ulvaeus degli Abba.
Antonio, nel 1958 in gara al Gran Premio Eurovisione della Canzone che si tenne a Hilversum, ancora Olanda, c'era Domenico Modugno con «Nel blu dipinto di blu», che arrivò solo terzo.
«Un omaggio ci vorrebbe. Io su Mimmo, lo sapete, sono preparato, se mi lasciano fare... l'omaggio ci sarà».
Magari già oggi, alle 17, per il tuo «home concert» sul canale You Tube della manifestazione?
«Oggi farò Piove, sesta all'Eurofestival 1959. Sabato vorrei volare nel blu dipinto di blu».
Che cosa hai fatto in quarantena?
«Innanzitutto ho lavorato come sempre al Primo maggio di Taranto che mi sta molto a cuore. Poi... fermarmi dopo le corse sanremesi mi ha fatto bene, ho potuto riflettere su di me, sul mondo, su questo disastro planetario. Ho scritto delle nuove canzoni, potreste sentirle presto».
Come si scrivono nello stesso periodo due chicche come «Fai rumore» e «Che vita meravigliosa»?
«Le canzoni arrivano, forse ero in stato di grazia. Sono fiero del David appena vinto, di aver messo le mie note sulle immagini del grande Ferzan Ozpetek, su una storia come quella di La dea fortuna. Il cinema è un'altra mia passione, quante immagini attraversano ed evocano i miei pezzi, chissà... forse un giorno farò anche io il regista come alcuni miei colleghi».
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