EbbaneSis, tutte le canzoni portano a Napoli

EbbaneSis
EbbaneSis
di Federico Vacalebre
Domenica 26 Gennaio 2020, 18:20 - Ultimo agg. 18:33
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Il miracolo delle EbbaneSis è quello di far suonare tutto quello che toccano e cantano come napoletano. Non è la prima volta che un repertorio internazionale viene tradotto/tradito utilizzando la lingua di Bovio e Di Giacomo, celebre è il precedente esilarante degli Shampoo alle prese con i Beatles, da qualche parte c’è anche un progetto simile dedicato ai Clash, ma qui Serena Pisa e Viviana Cangiano riescono a fare sembrare «veraci» i Queen come Lucio Dalla, i puffi come le ragazze di «Non è la Rai».

Il duo quando armonizza suona inevitabilmente, anzi inesorabilmente napoletano, qualsiasi cosa stia intonando: si ascolti, in questo secondo album, «Transleit», in uscita oggi per la SoundFly, il capolavoro di «Attenti al lupo», anzi «Accuort’ ‘o lupo». Il piccolo grande cantautore bolognese ne sarebbe rimasto estasiato, felice del passaporto partenopeo conquistato, dell’accenno gitano da strada, dell’ironia capace di trovare una doppia e una terza lettura ad una canzonetta felice. Forse non è un caso che il disco sia stato registrato all’Auditorium Novecento, ovvero nello spazio dell’antica Phonotype a Mezzocannone, dove questa sera sarà presentato con un doppio showcase ad ingresso libero, alle 18,30 e alle 21.

Due voci e una chitarra, altro non serve alla coppia, lanciata dal web, che si è accorto del loro talentaccio appena hanno fatto capolino, nel 2017. Ecco qui, allora, i loro cavalli di battaglia, «Bohemian rhapsody», un vero tour de force, ma anche divertissement come «’A jatta nera» («Volevo un gatto nero»), o il coup de théatre di «Billie Jean», narrata come una storia di vicoli e passioni, di bugie «ca teneno ‘e cosce corte» ma ballano benissimo lo stesso. Il senso ludico è evidente quando Serena e Viviana usano la lezione desimoniana per rileggere le avventure di Gargamella e dei puffi, «Il valzer del moscerino» («’O ballo d’’o muschillo») o per il revival anni Ottanta di Ambra Angiolini («T’appartengo»), «Michelle» dei Fab Four sembra nata come serenata da eseguire sotto la finestra dell’amata, quasi a confermare l’antica leggenda metropolitana che vuole McCartney e Lennon in qualche modo ispirati dalla melodia classica napoletana, di cui le EbbaneSis rubano per l’occasione versi e momenti topici.

«Vogliamo valorizzare un dialetto già di per sé riconosciuto in tutto il mondo, anzi una vera e propria lingua che ha dato vita ad un prezioso repertorio musicale», spiegano la Pisa e la Cangiano, che hanno lasciato fuori dall’operazione le loro riletture di classici napoletani: «Abbiamo lavorato sulle traduzioni, la scelta dei brani è avvenuta in taluni casi per gioco, in altri per puro fato, in altri per il significato del brano in sé, in altri ancora grazie ai nostri gusti musicali che si somigliano sempre di più. Ridurre tutto a due voci e una chitarra è per entrambe una sfida, come nel caso della nostra personale versione di “Bohemian rhapsody” che, grazie al suo successo inaspettato, è stata un po’ il motore che ci ha spinto all’idea di voler incidere il disco».
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