Elodie forte e fragile a Sanremo: «Ho capito cosa (non) voglio»

Il ritorno all’Ariston con «Due», il duetto con BigMama

Elodie Di Patrizi
Elodie Di Patrizi
di Federico Vacalebre
Venerdì 3 Febbraio 2023, 07:15 - Ultimo agg. 16:33
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«Ho sempre voluto fare questo mestiere sin da bambina, ma mi sembrava un sogno troppo grande. Non mi sentivo all’altezza. Se nasci in certi contesti devi lottare più degli altri», dice Elodie (Di Patrizi), trentaduenne scognomata del Quartaccio, periferia Nord-Ovest di Roma, che torna a Sanremo con «Due» («era una hit, l’ho capito subito, anche se non riuscivo a cantarla. Io ho un debole per le hit»).

È la tua terza, anzi quarta, volta all’Ariston in pochi anni. Deve piacerti molto.
«Per me il Festival è sempre una svolta. “Amici” mi ha insegnato a togliere il microfono dall’asta. Il resto è successo all’Ariston. La prima volta, era il 2017, cantavo “Tutta colpa mia” ho capito che percorrevo una strada chiusa: seguendola non mi sarebbero mai arrivati pezzi di prima qualità. Ma mi sono fatta notare. Così la seconda volta, nel 2020 con “Andromeda”, mi ha permesso di conquistare sicurezza e mi ha lanciato verso eventi come il “Gay pride” e la “Notte della taranta”, verso il successo di “Bagno a mezzanotte”. Nel 2021 ho fatto la co-conduttrice per una sera. Ed ora rieccomi: per noi interpreti è sempre una gara, sempre un Sanremo. E io per questo Sanremo ho il pezzo che spacca».

Che cosa ha di speciale?
«Con Federica Abbate abbiamo scritto qualcosa che riguardava la vita di tutte e due, una relazione finita male e vista, come spesso accade, in maniera diversa dall’interno e dall’esterno».

La storia finita sembra quella con Marracash. Ma perché dici che non riuscivi a cantare il brano?
«Perché è difficile, perché volevo portarlo al Festival cantato come una lama, alla perfezione.

Ho avuto grande difficoltà nell’interpretarlo. Una cosa che mi ha fatto arrabbiare con me stessa, non mi sentivo abbastanza brava. Poi, però... sentirete!».

Ormai quel sogno «troppo grande» è realizzato? Oggi canti, reciti (ti abbiamo vista in «Ti mangio il cuore» di Pippo Mezzapesa), conduci, diventi protagonista di una docuserie sulla tua carriera.
«C’è sempre la possibilità di alzare l’asticella. E io voglio farlo».

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Sembri una donna forte.
«Forse lo sono, ma credo che non bisogna sempre sforzarsi per essere all’altezza, io sono fiera anche delle mie fragilità e dei miei limiti, e li mostro, ad esempio anche nella docuserie. Non sono più la bambina che sognava un mondo dorato e irraggiungibile, ma sono consapevole delle opportunità che la vita mi ha messo davanti. Diciamo che le ho sapute cogliere e che spero di non essere una come tante».

Più sex symbol che una come tante. A proposito, come va con l’amore? A leggere i rotocalchi la relazione con il pilota motociclistico Andrea Iannone va a gonfie vele.
«Oggi sono molto felice e, finalmente, ho capito che cosa non voglio, come non voglio sentirmi. Casa, il mio privato, deve essere un posto sicuro: l’amore viene dal rispetto per l’altro».

Nella serata delle cover hai scelto «American woman».
«Volevo un rock, perché io sono anche rock, volevo un pezzo all’opposto di “Due”. E ho scelto “American woman”, pensando a Lenny Kravitz più che agli interpreti originali, i Guess Who. Una cover di una cover, anche maschilista, parla di un uomo che caccia una donna, ma le daremo un altro senso».

Per questo hai deciso di dividerla con BigMama, ovvero la rapper irpina di San Michele al Serino Marianna Mammone, schieratissima contro il bodyshaming e adorata dal popolo lgbtq+.
«Siamo due donne con età diverse, modi di vivere la nostra femminilità diversi, ma la stessa faccia come il culo. Lei è fiera di essere come è. E con lei, e tre ragazze per coro, rigireremo il pezzo in un inno all’emancipazione femminile, il women’s empowerment».

Donna è bello per Elodie, insomma.
«Ma certo, se dovessi rinascere vorrei rinascere donna. E, intanto, mi sta bene essere portavoce di chi mi segue».

Con Sanremo arriva, il 10 febbraio, anche il nuovo album: «Ok. Respira».
«Dentro ci sono tutte le mie anime, soprattutto la cassa in quattro, la voglia di ballare, ma non solo quello. Racconto la mia voglia di indipendenza attraverso le storie d’amore. E mi sono amata così tanto da aver fatto valere la mia visione, da aver collaborato alla scrittura. Per un’interprete è sempre un passo non facile. Ho lavorato principalmente con Dardust, ma anche con Mahmood, Elisa... Un bel lavoro di team, ho raccontato le mie paure, invece di nasconderle».

Il 20 febbraio tocca alla docuserie in tre puntate «Sento ancora la vertigine», destinata a Prime Video. Ti si vede, in una vecchia videocassetta del 1993, a tre anni, una montagna di riccioli e un sorriso furbetto, ripresa da tuo padre come una bimba che balla nel salotto. E, poi, bellezza mozzafiato sul red carpet della Mostra di Venezia.
«Tre puntate per raccontare chi sono, cercavo il modo di raccontarmi in maniera diversa, volevo mostrare come affronto il lavoro che mi ha dato un senso».

Facile immaginare che cinema e tv ti stiano cercando.
«Mi piace recitare, lo trovo terapeutico. Qualche proposta - film, serie - è arrivata, ma ne riparliamo dopo l’estate. Devo mettere ordine. Il 12 maggio mi aspetta il mio primo Forum: lo show, le ballerine, l’adrenalina: come piace a me».
E poi?
«Elodie, tempo per Elodie. Il lavoro è bello solo quando hai tempo anche per te stessa».

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