Riecco Emma Marrone: «Sono dieci anni che mi dicono gay, l'omofobia uccide»

Riecco Emma Marrone: «Sono dieci anni che mi dicono gay, l'omofobia uccide»
di Federico Vacalebre
Martedì 13 Novembre 2018, 10:30
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Le canzoni nuove, in fondo, confermano quello che già sapevamo di lei, dalla grinta innegabile alla ricerca difficile un repertorio all'altezza di quella grinta, di quella voce graffiante, di quella schiettezza sensualmente grezza che spesso muore nell'effimera cornice glamour del pop degli anni liquidi. Spigoli, debolezze, confessioni, fragilità e tostaggini di una chanteuse che sembra pagare più del dovuto il successo conquistato arrivano, piuttosto, dalle pagine del magazine accluso all'inevitabile repackaging del suo ultimo disco, «Essere qui», sperando di incrementarne le vendite finora poco lusinghiere: in questa «BooM edition» in uscita venerdì Emma Marrone si racconta e si mostra anche: in lacrime, sognante e delusa, in mutandine che lasciano vedere la cicatrice di una vecchia operazione.

I quattro inediti, dal singolo di lancio «Mondiale» all'«Inutile canzone» scritta per l'occasione, confermano il suo background e la sua incertezza stilistica, il bisogno di liberarsi da certe pastoie stilistiche, magari per raccontare «quelle storie che ho messo nella rivista che è la cosa speciale di questo disco. Storie mie, ma nelle quali possono riconoscersi tutti: quelli che hanno passione per la musica, quelli che si sono dovuti trasferire, quelli che sanno coniugare libertà e rispetto». Storie di musica, che la trentaquattrenne tosco-salentina vorrebbe continuare a pubblicare, «dando spazio a storie di altri, a suoni di altri, sempre in formato cartaceo, non so con quale cadenza di pubblicazione, non ho obblighi».
 
Nuda e cruda, la Marrone si racconta con piglio combattivo: «Io sono questa. Sono 10 anni che dicono che io sia gay. Ho le spalle larghe e non mi interessa, ma bisognerebbe ricordarsi che l'omofobia uccide. Ci sono ragazzi che si buttano giù dai palazzi per la vergogna. E siamo tutti responsabili. Ho rispetto per chi rende pubblico il suo orientamento sessuale, ma anche per chi non lo fa». C'è anche chi dice che tornerà a Sanremo, o forse no, ma che per il Festival Vasco avesse comunque scritto una canzone per lei: «Se fosse vero lo urlerei a chiunque, non riuscirei a tenermi dentro la gioia: Rossi è il mio idolo. Non è vero, purtroppo, e non sarò all'Ariston, nemmo nelle prossime edizioni. L'ho già fatto, sono arrivata seconda, l'ho vinto, ho fatto la valetta accanto a Carlo Conti: ora spazio ai giovani».

Intanto, in Italia, infuria la rottamazione canora, con i giovani eroi dell'indie pop (in realtà più pop che indie) che assaltano classifiche e palasport, lasciando poco spazio a chi li ha preceduti: «Mi piace quest'ondata nuova, non mi piace la moda che oggi condanna tutto quello che non proviene da quelle parti. Per anni, mentre io facevo incetta di dischi di platino, qualcuno scriveva che il mio pubblico era solo di bimbiminkia. Ora, invece, va tutto bene se i bimbiminkia incoronano gli artisti giovani del momento». Che lei sia tutt'altro che vecchia e da rottamare, Emma è pronta a (di)mostrarlo con il tour al via il 15 febbraio dell'anno prossimo da Bari, per approdare il 18 al PalaSele di Eboli.
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