Gli piaceva disegnare, si divertiva a fare le caricature di amici e colleghi, e anche di se stesso. Il tratto preciso, l'ironia immediata, documentava incontri, situazioni, momenti pubblici e privati di una vita. E certamente gli sarebbe piaciuto diventare un fumetto, l'eroe di un graphic novel. Non a caso, allora, l'associazione Scarlatti, per ricordare il centenario della morte (nel 2021) e i centocinquanta dalla nascita (2023), ha voluto dedicare a Enrico Caruso il secondo volume della collana «Scarlatti Musicomics» (Guida editore, euro 12). Sessantacinque pagine, su soggetto e sceneggiatura di Chiara Macor, il coordinamento di Tommaso Rossi, l'art direction di Pasquale Pako Massimo, i disegni di Alessio Petillo e i colori di Chiara Imparato, che raccontano i momenti salienti della vita del grande tenore fino agli ultimi giorni a Sorrento e l'aggravarsi delle condizioni con un disperato appello a Moscati e Cardarelli per un consulto a Napoli, in quella stanza dell'hotel Vesuvio che lo vide morire a soli 48 anni.
Un racconto nel quale compare un personaggio creato per l'occasione, tale Domenico-Mimì Infante, un appassionato di musica che diventerà il segretario, l'amico, il confidente di don Enrico accompagnandolo dagli esordi al successo, dai piccoli teatri di provincia al Metropolitan di New York, ma anche alla Scala di Milano e al San Carlo di Napoli.
Così, Enrico Caruso - Una canzone d'amore non è solo un fumetto, uno strumento agile per far conoscere ai più giovani la vita e l'arte del più grande tenore di tutti i tempi, ma è anche un documento sulla sua vita e la sua arte.
Ecco, allora, l'incontro con Puccini a Torre del Lago (1897), le prime registrazioni della sua voce al Grand Hotel et de Milan (1902), l'arrivo a New York con il bacio in scena con Lina Cavalieri, la «kissing primadonna», e il debutto di «La fanciulla del West». Sempre con, alle spalle, la figura preziosa di Mimì che lo consiglia, gli sta vicino.
«Uno spettatore privilegiato» lo definisce la Macor nel presentare il lavoro, che aiuta a capire chi era veramente Enrico Caruso, il cantante che, scrive nell'introduzione Simona Frasca, «in America diventa una leggenda con tutte le prerogative dell'artista d'eccezione e dell'uomo di buon cuore».
«Un italiano vincente, una star, nello star system americano», nota invece il presidente della Scarlatti Oreste de Divitiis nel sottolineare anche che Caruso fu sempre attento a tutti i mezzi di comunicazione dei suoi tempi: fotografia, stampa, cinema oltre che discografia di cui fu un pioniere.
Anche per questo, tra i testi del fumetto c'è una sorta di colonna sonora associata alle parole di celebri arie d'opera e di canzoni napoletane del repertorio carusiano come «Addio mia bella Napoli, addio, addio», cantata sul piroscafo che lo porta negli Stati Uniti, o «'A vucchella».
Non mancano, per finire, i momenti drammatici, con il tenore che si asciuga il sangue uscito dalla bocca insieme alle note dell'«Elisir d'amore», le stesse che un giovane appassionato fa risuonare davanti alla cappella in cui Caruso è sepolto al cimitero del pianto.