E dal documentario sugli Osanna spunta l'inedito di Pino Daniele

Osanna 2021
Osanna 2021
di Federico Vacalebre
Venerdì 26 Febbraio 2021, 15:13 - Ultimo agg. 15:19
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«C'è anche uno stralcio audio di una canzone inedita del primissimo Pino Daniele, titolo ipotetico «La vecchia», tra le chicche di «Osannaples», il docufilm di Deborah Farina sugli Osanna, storico gruppo prog napoletano, ancora in attività, grazie alla propulsiva azione del suo instancabile leader Lino Vairetti: sarà presentato in anteprima da giovedì al 3 marzo sulla piattaforma streaming www.playsys.tv (costo: 3,99 euro) nell'ambito del neonato «Seeyousound», festival torinese dedicato al cinema a tematica musicale. Il cantante mostra la casa materna al Vomero, in via Luigia Sanfelice, dove si formò e crebbe quella band, dove il futuro Nero a Metà gli fece ascoltare i suoi primi provini, con versi che facevano più o meno così: «Frateme me guarda e ride/ se me sente e canta'./ Dice: ma che hai a fa'/ cerca e fatica'». Vairetti scattò anche il primo servizio fotografico del cantautore, destinato al suo primo 45 giri, «Che calore/Fortunato».

Ma sarebbe ingiusto occuparsi di «Osannaples» solo per lo scoop del Lazzaro Felice. Il rockumentary, infatti, tiene insieme tre storie: quella del complesso napoletano che negli anni 70 rispose da Napoli all'ondata progressive che veniva dal Nord con la Pfm, il Banco, le Orme e molti nomi oggi dimenticati; quella di quel movimento che all'inizio fu definito semplicemente «pop» e poi trovò una definizione all'incrocio tra mille influenze (il rock, il jazz, la musica classica, l'avanguardia, i suoni etnici) nel desiderio di un «upgrade» virtuosistico-culturale; quella dei nuovi Osanna, con brani recenti e persino inediti, con nuovi musicisti a circondare il leader indiscusso, ma con i volti colorati ed i sai quasi a entrare in una macchina del tempo per tornare ai giorni in cui il rock volle farsi musica totale, teatro dell'assurdo, macchina da festa.

Il docufilm affascina soprattutto per le molte immagini d'epoca, a partire da quelle iniziali del primo «Be in», storico festival al Parco Kennedy, sui Camaldoli, organizzato dal gruppo con Rino Manna, oggi patron del Palapartenope. Gli autoriduttori premono per entrare senza pagare il biglietto, dal palco il messaggio dei compagni è chiaro: «La musica pop non è nata come un fatto di commercio, ma è un fatto rivoluzionario, ci serve per star bene». Non era rivoluzionaria, forse, quella musica, e comunque, l'abbiamo imparato, a canzoni non si fan rivoluzioni. Ma servì di sicuro, quella musica, a far star bene una generazione che stava scoprendo i suoi sogni e bisogni.

Gli Osanna nascono dalle ceneri dei Volti di Pietra, che suonavano cover di Wilson Pickett ed Arthur Brown, forse è proprio l'uomo di «Fire» a suggerire loro quella teatralità che...

ne parliamo tra poco, e dei Città Frontale: con Vairetti (voce) ci sono Danilo Rustici (chitarra solista), Massimo Guarino (batteria), Lello Brandi (basso), Elio D'Anna (flauto e sax). Li rivediamo - oggi settantenni e passa - ricordare senza rabbia, con la dovuta nostalgia.

Dagli archivi Rai, ma non solo, vediamo la band presentata/intervistata da Vanna Brosio, Virgilio A. Savona, Corrado, Renzo Arbore. «L'uomo» del 1971, «Palepoli» del 73, «Landscape of life» del 74, «Suddance» del 78 scandiscono una discografia a cui va aggiunta la colonna sonora di «Milano calibro 9» del 72, in collaborazione con Bacalov.

Intorno agli Osanna si muovono i protagonisti dell'epoca, la gioventù italiana - lontana milioni di anni luce da quella di oggi - si mostra al «Festival pop di Caracalla» (71), al «Festival di Musica d'Avanguardia e di Nuove Tendenze» (74). Gli Showmen, la Nccp, Senese con Napoli Centrale, Gianni Leone con il Balletto di Bronzo, oltre al già citato Pino Daniele, permettono di ricostruire la genesi del neapolitan power, raccontato da due dei massimi divulgatori della corrente del golfo: Raffaele Cascone e Renato Marengo.

Quando il Living Theatre passa da Napoli influenza così tanto Vairetti & Co. da spingerli a teatralizzare le loro esibizioni, a dipingersi il voto, ad indossare pepli che aggiungono impatto a un sound duro ma variegato e testi spesso ridondanti. Quando i Genesis passano da Napoli sono gli Osanna, con i loro volti colorati ed i loro abiti di scena a spingere Peter Gabriel e compagni a teatralizzare i loro concerti.

La crisi del gruppo, la riscoperta del marchio di Città Frontale nelle cui fila passano anche dei giovanissimi Rino Zurzolo e Enzo Avitabile, l'approdo all'uso del dialetto e di un sound più napoletano dopo l'esterofilia degli esordi... Il tutto è puntellato dalle interviste ai componenti del gruppo, ma anche a Vittorio De Scalzi (New Trolls), Aldo Tagliapietra (Orme), David Jackson (Van Der Graaf Generator), il mitico Carl Palmer, Corrado Rustici...

Gli Osanna di ieri sono in bianco e nero, gli Osanna di oggi sono coloratissimi, il panorama di Napoli li avvolge senza distinzioni. Vairetti annuncia un nuovo album per luglio, «Il diedro del Mediterraneo»: la storia continua, «Osannaples».

Ps. Il nome fu scelto a casa, mettendo il dito su una pagina aperta a caso di un vocabolario italiano.

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