Riecco Clementino, «Tarantelle» in tour e poi al cinema

Clementino 2019
Clementino 2019
di Federico Vacalebre
Venerdì 13 Dicembre 2019, 18:05 - Ultimo agg. 18:36
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Le «Tarantelle» continuano: il suo primo tour con una band sta per iniziare, è appena diventato editore/conduttore della prima radio rap, poi lo vedremo a cinema. «Il 2019 è stato per me un anno ottimo, il mio disco ha funzionato, mi sono misurato con la nuova generazione rap & trap, ho capito come funziona il mercato musicale dello streaming. Insomma, lo scugnizzo hip hop sta diventando anche un business man», spiega Clementino, atteso ad un giro di concerti al via stasera da Padova per terminare il 23 al Palapartenope, nella sua Napoli.

Clemente Maccaro, 36 anni: più confuso o felice?
«Mi sento promosso: dalla Casa della Musica, dove mi sono esibito finora, alla sala più grande, quella dove ero salito sul palco solo per esibirmi con Pino Daniele, sia sempre lode a lui. Abbiamo fatto registrare il sold out, mi hanno spostato nella sala grande, lo show sarà una bomba».

Di che tipo?
«Vecchio tipo, tipo bomba Maradona. Con me ci sarà la Smoke Band, debutto con dei veri musicisti, in stile Linkin' Park: basso, chitarra, batteria, tastiera più dj, naturalmente».

Scaletta?
«Dò priorità ai brani dell'ultimo disco, Tarantelle, ma i vecchi successi ci saranno tutti, da Pianoforte a vela ai pezzi di Sanremo».

A proposito, togliamoci subito il dente: ti rivedremo all'Ariston con Amadeus?
«No, ho già dato ed ho voglia di mettermi a scrivere, magari fra qualche anno».

Il Palapartenope è nominato persino nel tuo nuovo singolo, appena uscito, «Come fa?», in collaborazione con MadMan e prodotto da Zef.
«Non vedo l'ora che sto giro dal vivo cominci: "Siamo leggendari come Agammenone, 23 dicembre Palapartenope", rappo».

Hai ospiti di tutti i tipi.
«Tra le varie date ci saranno Fabri Fibra, Achille Lauro, Junior Cally, Nayt, Caparezza... A Napoli ho annunciato Madame, Nicola Siciliano, Nto, i 99 Posse, PeppeSoks... Poi ci sono quelli che non posso dire, perché hanno loro concerti in prevendita proprio nelle città dove mi raggiungeranno, ma... in giro si sa».

Unirai sul palco old school e new school.
«Conta la gold school: ci sono ragazzi della trap che resteranno ed altri che scompariranno, proprio come è successo con la mia generazione. A me piace adattarmi, ma senza rinunciare alla mia caratteristica: il freestyle, l'ironia, le radici partenopee. Abbiamo visto impazzare il reggaeton, prima ancora il dubstep, il rap più pop, il rap più hardcore... Le mode passano, chi merita resta».

Con un pugno di colleghi che «restano» già da un bel po' hai messo in piedi Trx Radio, di cui sei tra gli editori ed i direttori artistici.
«In Italia una radio rap non c'era, ora c'è, seppur al momento solo sul web. L'idea è di Paola Zukar, a cui tutta la scena hip hop italiana deve molto. Dietro di lei ci siamo io, Ensi, Fabri Fibra, Gué Pequeno, Marracash e Salmo, ispirati da quanto sta succedendo in Francia. Vogliamo trasmettere rap 24 ore su 24, io potrei occuparmi di quello napoletano, ad esempio».

E l'anno prossimo ti vedremo al cinema.
«Un giorno suona il telefono, rispondo, e sento una voce che mi dice: Ciao Clem, sono Fiorella, la rossa che canta. Era la Mannoia che voleva sapere se poteva dare il mio numero alla Ferilli, a cui a sua volta aveva chiesto di me Castellitto».

Perché cercava proprio te?
«È la stessa cosa che gli ho chiesto io: perché uno come Sergio aveva bisogno di me per un suo film? Mi ha spiegato che non voleva un attore, ma un artista che si misurasse con il ruolo di un cameriere emigrato da Napoli a Parigi. Anche io sono dovuto andare via, anche se non ho mai abbandonato la mia Cimitile, così... mi sono ritrovato nello studio 5 di Cinecittà, quello di Fellini, a girare Un drago a forma di nuvola, tratto dall'ultimo soggetto di Ettore Scola, trasformato in sceneggiatura da Margareth Mazzantini. Sul set c'erano anche Beatrice Bejo e Mathilda De Angelis».

Scola lo avevi già recitato a teatro.
«Pino Quartullo mi ha voluto in scena qualche tempo fa nel remake teatrale di Che ora è, in cui Scola diresse Troisi: la mia vita è una tarantella continua, ma di quelle belle».

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