Campania, ecco l'altra metà del rap

Bonnie P
Bonnie P
di Federico Vacalebre
Sabato 31 Ottobre 2020, 17:28 - Ultimo agg. 18:31
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Nella totale assenza di interesse delle istituzioni - dove sono i sociologi a fotografare le mutazioni del linguaggio e dell'espressione artistica in atto con velocità estrema anche nella nostra regione? - e nell'assoluta assenza di censimenti che ci dicano quanto, e dove, una scena è più o meno forte o ramificata, il progetto, ancora inedito, «Campania hip hop female» arriva a dirci, anzi a mostrarci, visto che l'autore è un fotografo militante (nel senso che la gran parte della sua produzione testimonia la produzione urban newpolitana) l'altra metà del rap regionale.
Esploso su scala nazionale il rap made in Naples, trovati in Luche' e Clementino e Rocco Hunt i suoi re, in Geolier e Nicola Siciliano i giovani principi, sono ancora da trovare le regine, le reginette e le principesse della situazione. In Italia l'universo hip hop resta maschilista, se non machista, ma qualche crepa nel muro dei giovanotti mondani digitali inizia a registrarsi, grazie a bambine cattive come Luna, Priestess, Beba, Chadia Rodriguez, se si vuole quella sporcacciona di Myss Keta.


Ma per Massa, come già nel portfolio «Close up: i lottatori del rap» di qualche tempo fa, non importa tanto la notorietà della giovane artista da ritrarre, quanto la storia alle spalle.

Musiciste, writer, ballerine, rapper, dj, ma anche e soprattutto lavoratrici e donne determinate che «si muovono in un mondo dominato dagli uomini, donne che sanno quello che vogliono, che combattono tutti i giorni con una realtà e in un contesto talvolta difficile, con un incredibile energia positiva», spiega il fotografo, provando ad esaltare forza, bellezza, passione, ritmo e femminilità negli scatti realizzati tra il suo studio fotografico e il contesto urbano delle periferia.


Mescola house e hip hop Lina Simons, puteolana ma cresciuta a Cerreto Sannita, di madre nigeriana, 21 anni, all'anagrafe Pasqualina de Simone. Studia musica e impresa a Londra, si è avvicinata al rap a 13 anni: «Dopo aver ascoltato 212 di Azealia Banks ho pensato: Troppo figo!. Lo voglio fare pure io», ricorda lei.


Kali the Lioness è, invece, il nickname di Dalila Pinesso, 32 anni: da timida diventa una leonessa quando balla la break dance o rappa (in dialetto o in inglese, mai in italiano). Videomaker, insegna inglese ed a Pomigliano d'Arco ha fondato il gruppo E Femmene, ma il suo primo ep «Twenty twenty» lo ha inciso da sola.

 


Virgy Vee, alias Virgola, alias ancora Virginia Molinaro, 35 anni, di cui 20 spesi a rappare, sin dai tempi del Royal Clan. Ha appena avuto un figlio e insegna francese nelle scuole medie e superiori. Il suo primo, recente, album da solista, «La rete», è prodotto dal collega Oyoshe.


Donix, di questo mucchio selvaggio, è forse quella più nota. Napoletana, 31 anni, Donatella Scarpato può dire: «Vivo di musica». Voce femminile della Pankina Crew, in tour con Zulù dei 99 Posse, ha fatto mille mestieri e da poco ha fatto uscire, solo in digitale, il suo primo album: «L'hip hop è maschilista ma resistere premia», assicura lei, sentimentalmente legata a Dj Uncino, un autentico pioniere del movimento.


Bonnie P, sui documenti Priscilla Sammartino, 27 anni, di Salerno, iscritta al conservatorio. Lei si definisce una «sweet criminale», dolce e rabbiosa. Ha sbarcato il lunario facendo le pulizie nei negozi, poi ha tirato fuori il suo flow in un ep («Senza pietà») e due album («Malament» e «Overdose») in cui racconta storie di strada: «Sul web mi attaccano perché sono donna. La mia libertà infastidisce», conferma anche lei senza atteggiarsi a vittima.
Rossella Essence è il nickname di Rossella Spena, partenopea, 27 anni, dj, beatmaker e producer da quattro anni di stanza a Milano, laureata in Psicologia, è «fiera di vivere di musica, anche se è stata una grande sfida. Oggi produco le basi per Beba: ogni brano è il risultato di un gran bel lavoro di squadra». Ha lavorato anche per Ghemon.


Miriam e Anna formano le Zetas, un duo hip hop salernitano della nuova generazione. Scoperte da Tonico 70 (dj e rapper di purissima «gold school», spesso accanto a Morfuco), il loro secondo singolo, «Didattica»», ha registrato un discreto successo nell'ambiente underground. Miriam lavora in un centro estetico mentre Anna sta decidendo a quale facoltà universitaria iscriversi.
Vanessa, in arte Vea, è una beatmaker casertana che viveva a Torino ma durante l'emergenza Covid-19 è tornata a stare al Sud, trasformando la clausura in un prolifico periodo creativo, tanto che i beats messi giù si sono trasformati in un progetto vero e proprio. Appassionata e collezionista di vinili, ama fare digging.


Santina Affinito in arte SlyRec, classe 97, è nata e cresciuta tra le palazzine popolari di Capua. Ha vissuto a Londra e sta lavorando al suo album. «Sogno di far arrivare la mia musica a più orecchie possibile andare oltre i pregiudizi ed essere un esempio di perseveranza soprattutto per le donne».


Sum sta a Milano e per ora non si è fatta ritrarre, altre vivono a Londra e bisognerà aspettare perché Massa completi il suo lavoro, destinato poi a diventare una mostra, oltre che alla pubblicazione («Donna Moderna» ha già usato qualche immagine). Saranno famose? Forse sì, forse no, magari solo qualcuna, basterebbe anche una, ma poco importa. Le loro rime, i loro suoni, i loro sorrisi, le loro danze, i loro corpi orgogliosi, quelli magri come quelli curvy, stanno cambiando la città dal basso, mentre qualcuno guarda altrove.
 

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