Foja, canzoni-voce di dentro: un urlo dal lockdown

Foja 2021
Foja 2021
di Federico Vacalebre
Venerdì 16 Aprile 2021, 17:18 - Ultimo agg. 17:33
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Un tamburo che ringhia, un respiro ansimante, una voce di dentro, claustrofobica: «A quanno m’hanno inserrat’ dint’’a sti quatte mura ogni juorno sto cchiù ’ncazzato, ogni juorno hamma fa’ e cunte ca paura, ch’è figlia ‘e nu pensiero senza luce». Poi i tamburi tamburano, le chitarre schitarrano, Dario Sansone rende fisica, corporea, la rabbia che di solito portiamo dentro da quando viviamo prigionieri del virus e di noi stessi.

«Addo’ se va», uscito per l’indie partenopea Full Heads, è l’urlo dei Foja, uno sparo nella notte del Covid, che dura ormai da più di un anno.

Una canzone-sfogo, ma anche una canzone-domanda: «E s’arape n’ato tiatro, addo’ ‘e pagliacce non so’ manco truccate. E chi vo’ campa’ ‘e poesia se fa male. Addo’ se va pe’ cca’, addo’ porta sta via, tu comme ‘a vuo a vita tua... Quanno non faje cchiù domande va buono chi ce comanda». «Si dice che bisogna trovare il modo di ripartire e noi ricominciamo da quello che siamo, dal rock come non è acquiescenza, ma rivolta, domanda che soffia nel vento, megafono del disagio. Un disagio che dovrebbe accomunarci tutti, tutto il mondo, ma invece intorno a noi ci sono solo canzoni-vuoto a perdere», spiega Dario Sansone, voce e frontman della band newpolitana, che preferirebbe avere attorno canzoni-orologio del tempo, e torna a batterlo quel tempo con questo brano che presto sarà accompagnato da un videoclip diretto dal regista nolano Michel Liguori: «Maronna ‘e quanto parlate/ vennimme l’anima a chi già se l’è arrubbata/ ‘o tiempo che perdimme va/ e nun po’ cchiù turna’/ quanno è iuto. / Tutti mierece e tutti scinziate/ oggi vuo’ bene a uno/ e dimane l’he già schifato/ puorte ‘a bandiera d’’o complotto/ c’hanno dato ‘na pazziella/ ca s’è rotta».

E la pazziella, riflette Dario, «si era rotta già prima della pandemia, che ne ha solo esasperato le crepe. Nel mondo asociale dei social network la solitudine regna sovrana, anche se ci sembra, oggi a maggior ragione, l’unica socializzazione possibile. E regna sovrano anche l’odio, il dissing, il disprezzo, l’offesa gratuita e superficiale. Un tempo per far sentire la tua ragione non bastava coniare uno slogan, dovevi scendere in piazza, metterlo in canzone, costruirci attorno un film. Oggi basta sparare epiteti spropositati, senza possibilità di controllo, di verifica, di risposta».

Vintage sin dagli esordi, celebrati l’anno scorso con la raccolta «Dieci», insieme festa dì compleanno e di addio a Maradona, i Foja si incamminano verso il prossimo album, il quarto, che prevedono entro l’anno, con una sorta di 45 giri: i nuovi pezzi sono due, come un lato A e un lato B, anche se per ora solo in formato digitale. Il secondo è «Tu», ballad newpolitana che profuma di Showmen: «In fondo è davvero l’altra faccia e facciata di “Addo’ se va’”, qui prevale la risposta, il rimpianto, il progetto, la promessa: è la canzone dell’amore che si riprende gli abbracci, i baci, gli amplessi, il contatto fisico, quello che ci manca di più oggi, stramaledettamente ci manca». Romanticamente rock, violino (di Marco Sica) compreso, la voce di Sansone a dominare nella tessitura strumentale costruita dai fidi Giuliano Falcone (basso), Ennio Frongillo e Luigi Scialdone (chitarra elettrica), Daniele Chessa (synth e programmazione della batteria), Giovanni Schiattarella (percussioni).

Il brutto di queste due belle canzoni è «non poterle suonare subito dal vivo, non vedere negli occhi di chi ci segue da “’O ciore e ‘ viento” che effetto fanno, sudarle insieme ai fans, cantarle insieme a loro, farle crescere insieme a loro. La crisi che vive la musica, la pandemia del settore dettata da politici - sono loro il teatro in cui i pagliacci non hanno nemmeno bisogno del trucco - che pensano al calcio, alle messe, alle piste da sci (ne hanno annunciato la riapertura, poi rimangiata, ma almeno avevano pensato a loro), ma non alla grande bellezza di cui è fatta l’Italia: musica, teatro, cinema, cultura, musei... Ce ne stiamo cibando, è il primo vaccino per chi sta chiuso in casa, ma... appunto, lo sarebbe ancora di più se uscisse dalle case, fosse consumato insieme, nel rispetto di distanze e protocolli che vanno bene per un supermercato e una partita - e lo dico da tifoso - ma non, chissà perché, per un concerto», conclude Sansone.

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