Addio a Di Giacomo, il ricordo di Guido Bellachioma: «La prima volta che ha cantato è stato dalle suore del Pigneto»

Addio a Di Giacomo, il ricordo di Guido Bellachioma: «La prima volta che ha cantato è stato dalle suore del Pigneto»
Domenica 23 Febbraio 2014, 18:38 - Ultimo agg. 27 Settembre, 12:14
3 Minuti di Lettura

E’ un ricordo con le lacrime agli occhi. Parole scritte con il cuore da un amico. Da uno che lo conosceva bene. Guido Bellachioma racconta in esclusiva per Il Messaggero Francesco Di Giacomo. La Sardegna, Roma, le prime esperienze e l’umanità della voce del Banco. Poche e intense parole di chi rappresenta ancor oggi la memoria del Progressive italiano.

E mi viene da pensare a quante volte ho scritto canzoni con la mano piena di rabbia e di convinzioni.

di Guido Bellachioma

21 febbraio 2014: immensa tristezza, è morta una persona cara… è scomparsa una parte della musica stessa… di cui era voce, anima, operaio e sublime interprete al tempo stesso. Oggi non ho voglia di parlare di musica, di scrivere quanti dischi avesse inciso Francesco Di Giacomo, il più grande cantante del rock italiano insieme a Demetrio Stratos, su Internet si trova di tutto e di più… oggi ho solo voglia di parlare di Francesco…

Avevo giurato di non farlo. Non ce l'ho fatta a mantenere questa promessa, mentivo a me stesso sapendo di farlo, perso in partenza; così mi sono armato di coraggio e sono andato a trovarlo, nonostante nella mia vita sia stato pochissime volte in quei... posti, di cui odio pronunciare persino il nome, che hanno uno strano odore. Più che di morte… di malinconia, quasi il dolore stordisse i sensi… probabilmente sorta d’indotta difesa, impossibilità di vivere tutto il dolore di botto, da soli pur in mezzo alla gente. Ci sono stato a forza per mia madre e mio padre… preferisco ricordare le persone con la linfa della vita. Non ho paura della morte, forse perché amo tanto la vita, come l’amava Francesco. Ho pensato a quel suo modo strascicato di apostrofarmi, e anche un po’ prendendomi in giro:
Sono rimasto da solo con lui per qualche minuto a pensare, senza forze, le mie lacrime, sono sicuro, erano anche le vostre, ero convinto di non averne più.

Il popolo di Facebook e di Internet, che a volte ha un grande cuore, gli ha tributato commossi e omaggi e sicuramente gli si stringerà intorno anche per l’ultimo abbraccio al funerale nei prossimi giorni, appena le procedure burocratiche lo permetteranno. Francesco, anche se era il primo a prendersi in giro, anche “cinicamente”, era davvero la voce più bella di questa straordinaria musica senza confini che misteriosamente qualcuno ha definito “rock progressivo”. Gli altri amici/artisti non se ne abbiano a male, Big era unico.

Cantiamo le sue/nostre canzoni come le avrebbero cantate i nostri nonni… perché ancora ci facciamo le foto con le nonne dei paesi e sentiamo le loro storie di magie e di speranze… ed è ancora da quelle foto in bianco nero, foto di sudori, sorrisi e speranze, che troviamo la nuova poesia. I nostri avi non portavano cappelloni e non guidavano diligenze come nei film western di John Ford… ma, a dorso d’asino e un cappello di paglia con una spiga di grano tra i denti, immaginavano forte qualcosa che non li avrebbe traditi… un amore… un amico… un paese… ed è a loro memoria e a nostro futuro che andiamo in giro a raccontare di come la canzone della nostra vita possa e debba essere “progressiva”, proprio in questi tempi ineducati e frettolosi, funestati da MP3 di bassa qualità e suoni di sottofondo scambiati per musica… come un vecchio giro d’Italia di 50 anni fa, quando si andava a trovare la gente sull’uscio di casa… e non si andava mai via senza un sorriso senza un saluto senza un abbraccio…

Ciao Francesco… per noi sarai sempre Big del Banco… fino alla fine nei nostri cuori…