Gaia: «Canto la mia anima e libero il mio corpo»

Gaia: «Canto la mia anima e libero il mio corpo»
di Federico Vacalebre
Sabato 30 Ottobre 2021, 09:40
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Prima, e finora unica, neotropicalista italiana, Gaia (Gozzi) è un personaggio atipico, quasi un'aliena, nel nostro panorama canoro. Alla mamma brasileira ha rubato la consapevolezza che la musica non vive nella gabbia dei generi, «che Caetano Veloso resta un mito anche quando usano una sua canzone come sigla di una telenovela». Da «X Factor» (seconda nel 2016), «Amici» (prima nel 2020) e Sanremo (diciannovesima l'anno scorso) ha capito «il pop in Italia è ancora maschio e maschlista, ma il mio femminismo non è ritorsione, esclusione di ritorno, quanto inclusione».

«Alma», il suo nuovo disco, tiene così insieme i suoni brasiliani, e la lingua portoghese, con l'elettronica del singolo «Nuvole di zanzare». Così, se i «feat» - passano da Francesca Michielin e Margherita Vicario (in «Ginga») ai Selton (il samba di «Io e te»), dal diciassettenne ghanese di Casoria J Lor («Louca») a Gemitaiz («Marina»), da Sean Paul & Childsplay («Boca») a «Tedua» («Paranuè»), i testi raccontano la natura, la donna, l'accettazione della diversità, la ricerca del benessere interiore anche attraverso la meditazione e la terapia regressiva. Ma anche il piacere del sesso, che per una come lei che non ha mai puntato sulla sua fisicità, anzi l'ha nascosta, è una novità: «Provo a ripartire accettando me stessa, invece di negarmi».

E in «Pomeriggio» canta «il piacere della carne in un momento della giornata in cui normalmente si fa altro, ed è invece perfetto per godere del corpo di chi ti sta vicino, spegnendo i telefonini e la frenesia di giornate inutili».

Come la Madame di «Marea», Gaia non si cela dietro la sua «Alma» e rivendica il diritto ad una sana e consapevole libidine: «Questi quindici pezzi sono stati la mia cura personale nel tempo della pandemia, del lockdown, delle mascherine e del vaccino. Ho provato a resistere alla pressione creando in una sorta di flusso di coscienza. Sincerità e istinto sono state le mie uniche regole». Passando da «Fita do bomfim» a «Salina» («il brano del ritorno a casa, dell'amore familiare come rifugio sicuro») vede soffiare un pericoloso vento oscurantista: «Da Bolsonaro a chi ha affossato il ddl Zan passando per gli assassini di George Floyd fuori c'è un mondo che non mi piace, che non ha empatia, per le persone, per l'ambiente, forse anche per la musica. Per questo dico che il mio è un disco punk».

Ora vuole solo «mostrare l'anima anche dal vivo: il 21 novembre sarò al Corona capital a Città del Messico, tra Tame Impala, Disclosure, The Kooks, Twenty One Pilot. E a gennaio 2022 partirà da Torino il mio tour, che il 27 farà tappa al Duel:Beat di Pozzuoli».

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