Geolier, nuovo album: «I bambini coraggiosi vincono»

Il più venduto della settimana in Italia

Geolier, nuovo album: «I bambini coraggiosi vincono»
di Federico Vacalebre
Sabato 14 Gennaio 2023, 08:06 - Ultimo agg. 17:52
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«Lo vedi che vince il coraggio dei bambini, anche quelli di Secondigliano, delle Vele, di Napoli, che parlano una lingua che qualcuno vorrebbe non adatta alla canzone, quando, poi, è da sempre, la lingua per antonomasia della canzone?». Assediato dai fan della Mondadori di Pontecagnano Faiano (Sa) dove ieri lo ha portato il rito del firmacopie, Emanuele Palumbo, per tutti qui soltanto Geolier, sprizza felicità da tutti i pori: il ventiduenne nato tra le Vele è primo dovunque. Primo tra gli album più venduti della settimana in Italia con, appunto, «Il coraggio dei bambini», uscito solo sette giorni fa. Primo tra i singoli della classifica Fimi con «X caso» (forte del contributo di Sfera Ebbasta), mentre «Monday» (con Shiva e la produzione di Michelangelo) è al terzo posto e «Chiagne» (con Lazza e i beat di Takagi e Ketra) è al quarto. Primo persino nella «top albums debut global» di Spotify, che poi significa che, tra le novità, il suo è l'album più streammato - scusate per la parola - del mondo. Disco d'oro già dai prossimi giorni - gli manca pochissimo - è stato pensato come un long seller, aspira insomma ad essere per quest'anno quello che «Sirio» di Lazza ha rappresentato per il 2022 e «Taxi driver» di Rkomi per il 2021.

«Emanuele sul tetto del mondo? Devo dire grazie a chi mi ascolta e mi dà le storie da raccontare, alla mia famiglia, alla mia città, al mio rione, ai miei compagni, alla mia casa discografica, al rap che ha cambiato la mia vita», si accalora lui tra un selfie ed un autografo: «L'ho detto pochi giorni fa presentando il mio disco dall'ultimo piano di un grattacielo di New York: non sapevo che cosa volere di più, che cosa desiderare di più.

Eppure sta succedendo: potevo sperare in un primo posto, Luche' ci era già riuscito, ma davvero non era nemmeno nel più roseo dei miei sogni un simile oceano d'amore, una simile overdose di affetto. Come tutti gli americani di Napoli, ovvero come tutti i musicisti veraci venuti nella scia di Renato Carosone, tengo insieme casa mia e il sogno a stelle e a strisce, la lingua degli antichi poeti e quella già contaminata dei lazzari felici come Pino Daniele con i groove e lo spirito della black music, con i maestri del flow. Ma, soprattutto, sono un megafono per i bambini che hanno coraggio, che devono trovare coraggio».

Mentre il mondo della canzone italiana si prepara alla settimana di passione sanremese, Geolier ha affermato il suo flusso di parole spietato, il suo dialetto stretto, che non piace ai puristi veraci perché pieno di elisioni non previste dalle grammatiche linguistiche: «Ma io rappo come parlo, ho imparato il napoletano prima dell'italiano, dall'università della strada, mica dai manuali. È per questo, forse, che mi capiscono e mi amano senza distinzioni di quartiere, al Pallonetto come a Posillipo o al Vasto. E mi seguono al Nord e al Sud: a Torino, a Siracusa, a Velletri.

I bambini di Secondigliano, di Scampia, di Napoli sanno di non vivere a Gomorra, ma devono trovare il coraggio per diventare padroni della loro vita. Io l'ho fatto, grazie all'hip hop, grazie ad incontri che mi hanno salvato da scelte sbagliate. Allora, senza sentirmi portavoce di nessuno, posso prestare loro la voce, gli occhi, i sogni, le gambe per andare lontano».

«Il coraggio dei bambini» guida una hit parade autarchica e monopolizzata dal rap: Shiva secondo con «Milano demons», Lazza terzo e pronto al suo primo Sanremo. Quinto thasup con «C ra++ere S?ec! le», seguito da Ernia con «Io non ho paura», ottavo Marracash con il repack di «Noi, loro, gli altri», decimo Rkomi: «La musica in Italia è cambiata e l'onda lunga dell'hip hop è partita decine di anni fa, ormai, da Napoli, a cui non sempre è stato riconosciuto il merito», ragiona Geolier. «La nostra lingua suona meglio dell'italiano, ma credo che sia anche capace di comunicare di più, permette giochi di parole, doppi sensi, tripli significati, allusioni di ogni tipo», conclude Geolier prima di riprendere l'instore. Felice come «mai avrei immaginato di poter essere».
 

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