Chierici e il cattivo maestro Brassens

La copertina di
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di Federico Vacalebre
Lunedì 13 Gennaio 2014, 17:27 - Ultimo agg. 17:31
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Beppe Chierici ricorda sin dall’introduzione di non essere un poeta come De Andr, n un autore come Amodei o Svampa, per sottrarsi al gioco di chi abbia meglio tradotto e divulgato l’opera poetico-musicale di Georges Brassens. Poi per, raccogliendo il suo contributo alla causa in La cattiva idea (Amici Miei editrice, 180 pagg. pi 2 cd, 25 euro) sottolinea la mole e l’unicit del suo contributo: la met delle 135 canzoni dello chansonnier di Ste risuonano in italiano rispettandone fedelmente sensi e rime, frutto di un lavoro maniacale, obnubilato dal desiderio di essergli sempre fedele. Convinto che la rima, insieme alla musicalità capace di rendere facile l’ascolto di una melodia complicata, insieme alla poesia scabrosa di chi confessa sempre di aver vissuto, fosse arma suprema dell’uomo di «La mauvaise herbe», Chierici la rispetta sempre e comunque, anche a costo di complicare la vita a se stesso ed all’ascoltatore, con abbondanza di cacofoniche elisioni di finali. A volte trova soluzioni brillanti («Le roi des cons/Il re degli stronzi»), altrove, magari in brani di Brassens che più conosciamo nelle versioni italiane come «Il gorilla», il godimento è più nella lettura che nell’ascolto.

Ma Chierici, che di Brassens fu frequentatore sino ad essere da lui riconosciuto come il suo miglior traduttore nella nostra lingua, sorprende poi chi segue la sua opera da anni affiancandosi ad un musicista andino, Carlos Moscoso Thompson, che aggiunge agli arrangiamenti tocchi ed andature inedite, ma sempre rispettose: sui 40 pezzi dei cd 38 hanno la stessa tonalità degli originali, perfettamente sovrapponibili alle traduzioni, che Chierici intona, come sempre (il suo primo lp brassensiano è del ’69), da cantattore. Si convinse di poter proporre in voce le proprie traduzioni solo quando il cattivo maestro Brassens (le canzoni scelte lo confermano pornografo orgoglioso, erotomane sfacciato, nemico giurato dei borghesi e dei benpensanti, ”miscredente di Dio”, ateo e anarchico irredimibile per quanto inseguito da sinistra e da destra, dai cattolici e dai comunisti) in un’intervista dichiarò «Le mie canzoni devono avere l’aria di essere parlate, raccontate. Chi mi ascolta deve credere che sto parlando, che non so cantare... La mia musica deve essere ”inascoltata” affinché non distolga l’attenzione dal testo».

Belle, ed adeguate, le illustrazioni di Dario Faggella.

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