Gianna Nannini e il suo "Amore Gigante": «Ecco il mio film a colori»

Gianna Nannini e il suo "Amore Gigante": «Ecco il mio film a colori»
Martedì 24 Ottobre 2017, 17:59 - Ultimo agg. 27 Ottobre, 21:27
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Giacca di pelle nera borchiata, jeans che la illuminano con mille strass e «peccato che non si vedono gli stivaletti, guarda che tacco pazzesco che hanno». La rocker d'Italia è tornata, con il suo graffio inconfondibile. A quattro anni dall'ultimo album di inediti Inno (2013), e dopo le raccolte Hitalia e Hitstory, Gianna Nannini ha tra le mani Amore Gigante (in uscita venerdì per Sony Music), il nuovo disco di inediti, il suo diciottesimo, «15 canzoni, tutto amore e colore». E anche per questo sono state pensate cinque copertine di cinque tonalità diverse. «In effetti, ci è voluto un pò prima che vedesse la luce - racconta l'artista senese in un albergo romano, dopo una veloce seduta di spa e cyclette -. Dopo Inno, il mio processo creativo si era un pò atrofizzato, c'è stata la morte di mia madre (e per questo i primi brani scritti hanno un sapore più tragico) e soprattutto sono stata presa dal mio ruolo di mamma».

Piano piano, a raccolte e live archiviati, il flusso creativo è ripreso, dando vita a una sorta di «cinemascope dell'anima», dove sguardo e poetica affondano nei sentimenti. Perché è l'amore, in tutte le sue sfaccettature, il fil rouge che corre lungo le 15 nuove canzoni. «Si può dire che il disco sia una sorta di film in musica; in fondo ogni canzone è un piccolo film. Ma non ho nessuna intenzione di farlo diventare davvero un film, eh? Piuttosto, è il modo che ho di approcciare: mi affascina lavorare per cinema e teatro dove i personaggi si muovono intorno alle canzoni, così come io mi muovo attorno a uno stato d'animo per realizzare il brano», spiega la Gianna nazionale che aggiunge: «L'Amore gigante del titolo racchiude tutti gli amori, li spalanca, allarga i confini. È un modo di accogliere, di porsi rispetto agli altri». Per il nuovo lavoro - che nella versione deluxe comprende anche un secondo cd con il live «Sotto la pioggia - Live a Verona» - ha collaborato con i produttori Will Malone, Alan Moulder e Michele Canova, tra Londra, dove è di casa («La Brexit? presto per capire cosa cambierà davvero. A me invece è cambiata la quotidianità: posso uscire con mia figlia senza che nessuno mi riconosca, vivere da mamma e non da rockstar»), e la novità di Los Angeles. «Ho voluto sperimentare cose nuove, con produttori diversi. E con Canova era da tempo che volevamo lavorare insieme. Nessun rischio di un album disomogeneo: a far da collante c'è la mia voce. Magari altri non ci sarebbero riusciti, io sì», dice senza timore di essere smentita.

 



Gianna Nannini è pronta anche a tornare dal vivo: 4 anteprima a dicembre (dopo la data zero di Rimini il 30 novembre, sarà il 2 a Roma, il 4 a Milano, il 6 e 7 a Firenze) e poi tour al via a marzo dall'Alte Oper di Francoforte, con dieci date in Germania, e poi i palasport italiani. «Il palco è il momento in cui uno trascende da se stesso. È la prova del nove. E il mio Amore Gigante è proprio il mio pubblico al quale dedico l'album.
Parto dalla Germania perché devo molto al Paese che mi ha aperto le porte dell'Europa. Ai miei concerti vengono i tedeschi, vuol dire che al di là della lingua, le emozioni vengono fuori lo stesso. O forse è merito del rock». L'ultimo tour l'aveva voluto fortemente nei teatri, stavolta torna nei palazzetti, «luoghi più fisici per il rock, ma di merda per quanto riguarda il suono», è la considerazione critica. Come lo è quella su Sanremo: «Non so perché dovrei andarci. Il Festival è meglio lasciarlo ai giovani che devono farsi conoscere. Baglioni? Chi meglio di lui può ridare importanza alla musica italiana?». Un ultimo passaggio è per Asia Argento, duramente criticata dopo aver rivelato di essere stata vittima anche lei delle molestie del produttore hollywoodiano Harvey Weinstein. «Sono solidale con Asia, che ha subito attacchi ingiusti soprattutto dalle donne. Al di là dei pregiudizi, ha fatto bene a denunciare gli abusi. Ha aperto la strada alla voglia di raccontare di altre donne, che possono scegliere di non nascondersi più».

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