Gianni Togni, 40 anni dopo "Luna": «Io, dal Folkstudio ai Pooh. Ora torno a cantare dal vivo»

Gianni Togni, 40 anni dopo "Luna": «Io, dal Folkstudio ai Pooh. Ora torno a cantare dal vivo»
di Totò Rizzo
Giovedì 16 Gennaio 2020, 08:35 - Ultimo agg. 08:36
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È un disco pieno di futuri coniugati in prima persona, quello di Gianni Togni. Strano: da un artista di lungo corso, ti aspetti bilanci più che propositi. «E invece no – spiega lui, 63 anni, romano – l’età non conta in questo mestiere e la vita comunque spariglia per tutti le carte, cambia in un secondo i programmi. Ecco perché Futuro improvviso».

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Un esordio da giovanissimo.
«Nel 1974 il primo album, andavo ancora al liceo, per finirlo il preside mi concesse una dispensa dalle lezioni. Prodotto dalla It di Vincenzo Micocci, l’etichetta di De Gregori e Venditti. Avevo cominciato proprio al Folkstudio di Roma: cantavo solo la domenica pomeriggio perché ancora minorenne. Grande scuola: ogni settimana portavi almeno due brani nuovi». 
La svolta pop?
«Destino. Si ammalò il supporter dei Pooh. Scrissi in fretta 7 canzoni, avessi proposto al loro pubblico quelle del Folkstudio, mi avrebbero linciato. Le nuove piacquero».
Nel 1980 il boom di “Luna”, primo clamoroso successo che celebra i 40 anni.
«Luna uscì il 10 marzo, il 24 luglio, per il mio compleanno, fu primo in classifica. Trentamila copie al giorno. Ero uno studente universitario ma vivevo già con la mia fidanzata, facevo le vacanze in tenda. Proprio al ritorno dalla Corsica mi resi conto di quello che era capitato: il postino non riusciva più a fare entrare le lettere sotto la porta». 
Ne seguirono altri, di successi…
«Giulia, Per noi innamorati, Semplice che resta il mio disco più venduto, Chissà se mi ritroverai, Segui il tuo cuore, Stanotte tienimi con te…».
Lei però non ci si è cullato.
«La voglia di sperimentare mi portò a scrivere un disco diverso, Bersaglio mobile, vendette “solo” 180mila copie. Così partii per l’Inghilterra dove mi innamorai del musical. Tornato qui, scrissi Hollywood con Guido Morra che, interpretato da Massimo Ranieri e diretto da Peppino Patroni Griffi, fu un trionfo per più stagioni».
Mai tentato da Sanremo?
«Una volta cedetti alle pressioni di Pippo Baudo ma fui scartato. Di quella bocciatura gli sarò grato per sempre. Nello sport si gareggia, nell’arte è diverso». 
Oggi impazzano i talent.
«Una fiera delle vanità. Non li vedo ma non mi piacciono».
Il 21 marzo al Parco della Musica, a Roma, tornerà in concerto dopo 14 anni (il 21 aprile al Teatro Colosseo di Torino e il 22 al Teatro della Luna di Milano). Chi l’ha convinta?
«Un giovane produttore con voglia di iniziativa. Ho riorchestrato 42 canzoni, ne dovrò scegliere 26. E poi volevo festeggiare i 40 anni di Luna».
Che la scorsa estate ha cantato con Jovanotti, a Viareggio, in una tappa del Jova Beach Party. Che effetto le ha fatto quel coro di 40mila persone, dai 15 ai 65 anni?
«Nessuno sa spiegare perché una canzone entri così fortemente nell’immaginario collettivo. E dire che l’ho scritta mentre preparavo l’esame di Filologia romanza». 
 
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