Gigi D'Alessio: «Capodanno in famiglia per me è una novità»

Gigi D'Alessio: «Capodanno in famiglia per me è una novità»
di Federico Vacalebre
Sabato 23 Dicembre 2017, 14:43
3 Minuti di Lettura
La notizia vera, spiega Gigi D'Alessio, «non è che chiudo a Napoli, Palapartenope, il tour del mio venticinquennale, ma che dopo 12 anni faccio un Capodanno a casa mia».

Niente piazze gremite o dirette Mediaset?
«No, per una volta in famiglia, tutti insieme, e devo confessare che non ricordo più l'effetto che fa».

E, allora, iniziamo l'intervista dalla fine, dal privato, dal bilancio dell'uomo D'Alessio. Com'è stato questo 2017?
«Direi positivo, ho iniziato con Sanremo...»

Dicevamo del privato.
«Va tutto bene, su quel fronte, davvero».

Anche con la Tatangelo?
«Con Anna, con i figli: ci facciamo il Natale a Roma, torno nella mia Napoli per tre bagni di folla, e riscappo a casa per la fine dell'anno».

Allora torniamo al cantante D'Alessio. Quel rilancio, dicevamo, inizia da Sanremo, con «La prima stella».
«Dimenticata l'eliminazione resta il senso della scelta di essere tornato all'Ariston per lanciare quella canzone, l'album che la conteneva, 24 febbraio 1967, ovvero la mia data di nascita e festeggiamenti per i miei primi cinquant'anni. Che sono continuati dal vivo, con la parte migliore del mio mestiere, il palcoscenico, dove non ci sono giurie di esperti che ti buttano via, conta solo il pubblico».

E il pubblico...
«A 50 anni, dopo 25 di carriera, ha confermato di volermi in scena, ha cantato con me a Bergamo come farà a Napoli, dal 26 al 28: prima data sold out, per il tutto esaurito alla seconda mancano al massimo duecento biglietti, anche la terza sarà gremita. Questo affetto speciale è quello che, nella nuova versione del mio cd uscita come strenna natalizia, racconta il dvd che ricapitola la mia storia, gli incontri con Mario Merola, Loredana Bertè e Lucio Dalla, il duetto virtuale con Renato Carosone in Io, mammeta e tu. Quel filmato mostrando il mio giro del mondo mostra come a New York non siamo mica andati a suonare alla pizzeria Bellanapoli, ma al Radio City Music Hall. E come reagiva quella platea: l'applauso del pubblico pagante, questa la rubo a De Gregori, conta più di tutto».

In mezzo c'è stata anche l'esperienza di «Made in Sud».
«Mi sono sentito come concesso in prestito a un programma che non era il mio,ma per me è stata comunque un'esperienza interessante, soprattutto perché mi permetteva di lavorare nella mia città».

E come ti è sembrata la Napoli del 2017?
«Quando leggo delle stese, delle sparatorie a Chiaia, delle babygang mi deprimo, capisco che abbiamo ancora tanto da fare, ma riconosco i passi in avanti fatti e mi riempio di orgoglio quando ai tg, finalmente, si parla di Napoli per il boom del turismo o per una grande mostra».

 

Veniamo allo show. Come sarà?
«Lungo, pensato per chiudere alla grande, per giocare con chi dei miei primi 25 anni di carriera non se n'è perso nemmeno uno. Non vengo qui a rileggere 'O sarracino, non ce n'è bisogno, quello lo devo fare quando vado in Giappone o in America, dove i classici sono indispensabili. Qui tiro fuori tutte le perle veraci del mio primo periodo, non le devo spiegare, non le devo nemmeno introdurre».
È un modo di ringraziare le tante «Annare'» che hanno dato il via al tuo successo.
«Erano ragazze, oggi sono mamme, qualcuna anche nonna... Ecco, in fondo, al Palapartenope, tra Natale e Capodanno, continuo a festeggiare in famiglia. A proposito: tanti auguri a tutti».
E il 2018?
«Di nuovo on the road, inizio di nuovo dall'estero, poi si vedrà».
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