Gigi D'Alessio, il figlio Luca spopola sul web a 17 anni: «Ci provo, benedetto da papà»

Gigi D'Alessio, il figlio Luca spopola sul web a 17 anni: «Ci provo, benedetto da papà»
di Federico Vacalebre
Mercoledì 20 Gennaio 2021, 10:00 - Ultimo agg. 24 Gennaio, 16:09
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Luca, napoletano, 17 anni, frequenta l'ultimo anno del liceo scientifico: «Mi tocca la maturità, a distanza è persino più difficile, con la connessione che va e viene matematica e fisica per me sono più difficili del solito». Luca D'Alessio è il terzo dei quattro figli di Gigi D'Alessio: Claudio (1986) e Ilaria (1992), nati come lui dal matrimonio con Carmela Barbato, e Andrea (2010), nato dalla relazione con Anna Tatangelo. LDA è un giovane cantante verace emergente da centinaia di migliaia di contatti tra Spotify e YouTube.

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Allora, Luca, o Lda, se preferisci, ci racconti la tua storia? Come sei arrivato alla musica?
«Ho iniziato a 13 anni, canticchiando nelle dirette che facevo su Instagram».

Che cosa cantavi?
«Canzoni di mio padre, di Jovanotti, di Adriano Celentano, di Justin Bieber che era ed è il mio idolo».

Più idolo papà Gigi o il divo Justin?
«Io amo le sonorità nu r'n'b, e Bieber resta tra i miei artisti di riferimento, ma mio padre è un mito, come uomo e come artista».

Sarà contento. Ma torniamo a quei 13 anni e a quelle dirette social. Poi che cosa è successo?
«Io le facevo solo per divertirmi, per passare il tempo, per interagire con gli amici.

Un giorno un ragazzo di Bari mi ha cercato e mi ha detto che quello che facevo era figo, che gli piaceva la mia voce».

Era Il Mago, incideste insieme «Orizzonte», nel video lui era sul lungomare, tu giovanissimo, ancora più di adesso, in piazza del Plebiscito. Una canzone d'amore, Il Mago rappava, a te spettava il ritornello melodico.
«Andò bene, non mi ero mai avvicinato prima a un microfono che non fosse quello del computer, funzionò».

E bissaste la collaborazione.
«Si, stavo maturando, ho provato a scrivere la mia strofa. Anche quel secondo pezzo, Il tempo che non ho, sembrava piacesse, funzionava».

Sembrava?
«Funzionava, iniziavano ad arrivarmi i complimenti, gli inviti ad altre collaborazioni, così ho provato a fare sul serio».

Ecco «Resta», vicino al tuo amato nu r'n'b.
«Il primo singolo, tutto scritto da me, mezzo milione circa di ascolti sulle varie piattaforme».

Intanto eri diventato Lda, rinunciando a farti strada grazie al cognome famoso.
«Di nuovo un feat, questa volta con Kad, ancora una soft rap con la melodia affidata alla mia voce».

Poi sei finito nel disco rap di papà, «Buongiorno», uscito l'anno scorso, con il mucchio selvaggio dell'hip hop newpolitano convocato per rileggere il suo repertorio, dai primi tempi neomelodici ad oggi. Com'è andata?
«Io quella chiamata alle arti davvero non me l'aspettavo. Quando mi ha proposto di partecipare al suo disco gli ho chiesto: Me lo merito?, Sono all'altezza?, Ne sei sicuro?, Perché?. Lui mi ha risposto con tre sì e poi mi ha spiegato perché aveva pensato anche a me, tra Clementino e Geolier».

Tu sbuchi fuori nel pezzo collettivo che dà il titolo all'album.
«Ho usato anche io il napoletano, lingua bellissima e melodicissima, ma... io preferisco usare l'italiano. Solo che nel rileggere quel pezzo di papà il dialetto era obbligatorio, così ho provato a superare anche questa prova».

Passato. Poi c'è la nuova versione di «Di notte», in cui siete solo tu e lui.
«Gli esami non finiscono mai, questa volta ho scritto e cantato in italiano. Essere stato promosso da lui per me vale un Festival di Sanremo».

È li che vuoi arrivare?
«Non lo so davvero, di sicuro per me è importante che mio padre abbia stima delle cose che faccio. Ho trenta canzoni a terra, si prospettano un paio di nuove uscite presto, vedremo se davvero è la mia strada».

Intanto è uscito «Vediamoci stasera».
«Un reggaeton, non proprio il mio genere, ma quando Astol mi ha cercato su Instagram mi sono sentito lusingato e mi sono buttato, ho scritto la mia strofa cambiando la battuta, spostandola verso il mio amato r'n'b».

Insomma, Lda è un artista urban. E il pezzo di Astol con il contributo tuo e di Robledo viaggia verso il milione di ascolti a pochi giorni dall'uscita.
«È piaciuto, sta piacendo, anche a papà».

Lui ti dà consigli?
«Mi segue senza intervenire a gamba tesa. Sa che dopo la maturità vorrei provare a fare della musica la mia vita, studiare al conservatorio».

Lui viene da San Pietro a Majella, si è fatto strada accompagnando Mario Merola...
«E io voglio fare come lui, nel mio tempo, con la mia musica: mi piace CoCo, tra i napoletani, mi piacciono Bruno Mars, Ne-Yo, Craig David. E, soprattutto, mi piace Gigi D'Alessio». 

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