Samurai Jay: «Versi d'amore dopo il riscatto trovato»

Samurai Jay, 2020
Samurai Jay, 2020
di Federico Vacalebre
Giovedì 29 Ottobre 2020, 12:17 - Ultimo agg. 13:30
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«Ho trasformato in rabbia le mie lacrime», rappa Samurai Jay, al suo primo album ufficiale, «Lacrime», appunto (Thaurus/Island/Universal), che supera l'impatto banger e aggressivo con cui si è fatto conoscere e che ora trasforma la sua rabbia in lacrime d'amore, o quasi.
 

Partiamo dalla carta di identità?
«Samurai Jay, al secolo Gennaro Amatore, da Mugnano di Napoli, 22 anni appena compiuti, spinto al rap da Co'Sang, Jay-Z e i Linkin Park. Il nome d'arte lo devo a un mio amico: volevo decidere come farmi chiamare, eravamo in macchina nella solita strada di periferia e lui, dopo avermi fissato il codino ha deciso che dovevo essere il samurai della trap. Papà pensionato, mamma casalinga, mio fratello è il mio dj».
Insomma, uno dei talenti della nidiata del nuovo rap/trap newpolitano, da Nicola Siciliano a Geolier, con cui qui dividi «Resta con me».
«Siamo fratelli di rima e cameretta, siamo cugini acquisiti, siamo come lo ying e lo yang, che si completano. Quel brano parla d'amore, ma la base strumentale è sperimentale, va oltre il solito hip hop».
E come Siciliano, come Geolier, come Lele Blade, miri al cielo del rap/trap italiano, ma anche del mainstream. Questo disco è romantico, si concede melodie e storie d'amore. Anzi addirittura «Canzoni d'amore».
«Io vengo da una provincia dove non c'è niente, nemmeno il panorama violento di Scampia e Piscinola che pure sono a pochi chilometri da me. Sapevo che per farmi notare dovevo urlare più forte e l'ho fatto. Accesi i riflettori su di me, però, ho voluto fare un altro passo in avanti e finalmente, regalarmi e regalare delle canzoni d'amore: è il loro tempo, per me, ma credo che tutti noi in questo momento drammatico ne abbiamo un grande bisogno».
«Fanculo a quella vita, io non la volevo fare», rappi assicurando la mamma che stai «fuori dai guai, da un po' di tempo ormai».
«Vivo la condizione di chi è venuto dal basso con fatica e sta bruciando le tappe. Quello che abbiamo vissuto non è una condanna, anzi, proprio perché ho bruciato emozioni violente posso permettermi di cantare emozioni positive».
Il tuo amore è, però, molto possessivo.
«Confesso i miei limiti, non fingo di essere il ragazzino per bene che tu le mamme vorrebbero per le loro figlie».
Ma le loro figlie vogliono ormai quasi tutte il rapper «vissuto». E anche molte mamme, mi sa.
«Ogni tempo ha le sue mode, ma io sto superando l'egotrip che tutti noi abbiamo provato quando ci siamo ritrovati per la prima volta sulla cresta dell'onda».
Ci sono omaggi per mamma, papà e «Napoli».
«Napoli è la mamma creativa, quel pezzo è un inno da stadio, un modo per dire grazie di tutto quello che ho avuto, anche se uso più l'italiano che il napoletano: Saremo la luce nel buio di sti palazzi. I genitori sono le radici che mi hanno dato la forza».
Avevi già sfoggiato «feat» con Nto, Geolier («Gang»), Gigi D'Alessio («Buongiorno»), Elettra Lamborghini e Mambolosco («Te quemas»), Boro Boro, Beba («Cringe»), Livio Cori. E qui?
«Oltre a Geolier ci sono Gue Pequeno, Rkomi, di nuovo Boro Boro.

E produttori come Shablo, Mace, Dat Boi Dee, Junior K, Kina, Tom Trigger. Ma anche internazionali come Saffeh e Jimmy Huru».

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