Il canta-pittore Bennato: «Nei miei dipinti mostro la dignità dei migranti»

Il canta-pittore Bennato: «Nei miei dipinti mostro la dignità dei migranti»
di Federico Vacalebre
Sabato 30 Gennaio 2016, 16:23 - Ultimo agg. 31 Gennaio, 15:00
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Cantapittore come Battiato e Dylan, Conte e Joni Mitchell, Edoardo Bennato si regala la prima personale a Napoli, dopo la mostra divisa nel 2003 con Mimmo Rotella (Palazzo Durini, Milano) e quella, recentissima, curata da Vittorio Sgarbi per l'Expo (di nuovo a Milano). Da quell'allestimento «In cammino», da lunedì al Pan dove resterà aperta per tutto febbraio, riprende il tema e molte degli acrilici sul tela, con l'aggiunta di lavori degli anni Settanta e da «alcune cose di freschissima creazione, come lo spietato confronto tra una baraccopoli e lo skyline di una moderna, presuntuosa, megalopoli», spiega il rocker, scatenato ancor più dal solito da quanto è uscito l'album «Pronti a salpare», che gli ha fatto un effetto corroborante, rinvigorente, sino a fargli venire la voglia di dare un'occhiata da vicino alla Leopolda renziana messa alla berlina nel disco, ma anche di imitare Grillo e La Russa facendo scompisciare di risate Berlusconi.

Curata da Daniela Wollman, «In cammino» passa dal bianco e nero stilizzato dei primi lavori, «spesso disegnati con pennarelli su normalissimi fogli di carta e dedicati al mio mestiere di musicista tra chitarre e cavi, armoniche a bocca ed amplificatori», alle immagini molto più realistiche e dettagliate di emigranti trasformati in venditori sulle nostre spiagge: «Li mostro sulle nostre spiagge con le loro merci e la loro dignità spesso superiore a quelle dei bagnanti che di loro si approfittano, spesso nella derisione generale».

Laureato in Architettura dopo gli studi alle Belle Arti, Edo si dichiara appassionato di Pisanello, Piero della Francesca e soprattutto Paolo Uccello, con Mondrian, Klee e Carrà tra i più amati sul versante moderno.I migranti, clandestini o meno, della sua mostra sono in sintonia con quanto cantato in «Pronti a salpare»: «Il mio lavoro non è un invito a salpare perché comunque lo fanno e lo faranno, non hanno niente da perdere. Ma la coscienza che esiste una sola razza, quella umana, e che l'Occidente evoluto deve dare davvero una mano ai suoi fratelli che sono rimasti indietro. Io parlo di famiglia umana più evoluta e meno evoluta, ma vorrei evitare di cadere vittima dello sterile dibattito degli ultimi tempi. Parliamo di emergenza ma in realtà è un dramma che continua da sempre, sono cinquant'anni che abbiamo abbandonato l'Africa a se stessa, alternando estremi di buonismo ad estremi di cinismo, accoglienza e respingimenti, solidarietà e muri di filo spinato».

Mai allineato, anzi critico con l'intellighentia sinistroide fino a farsi accusare di fiancheggiare il potere democristiano e/o socialista, anche oggi Bennato non si unisce al coro: «Non ho ricette né soluzioni, sono un menestrello, un buffone ma non di corte. Però so che è per tutti il momento di salpare: un viaggio fisico, e rischiosissimo, per i disperati del mondo che cercano da noi un benessere che probabilmente non c'è, sicuramente non c'è per tutti; un viaggio più interiore per tutti noi, costretti a mettere alla prova momento dopo momento la propria presunta civiltà. Non c'è niente di scontato tutto è ancora da scontare, ... contro il rischio di condanne condannati a rischiare/... Senza falsi documenti come autentici emigranti canto.

Un tempo dai cantautori ci si aspettava il messaggio, lo slogan di stagione, il verbo. E io scappavo dalla feste di partito, che pure erano state le uniche a scommettere su di me. Ora l'impegno è fuori moda e io non ho certo voglia di riscoprire la stagione engagè, ma fatico a far musica senza pensare, chiudendo gli occhi di fronte a un dramma biblico. Ma anche di fronte al ricordo di un popolo, il nostro, che è stato migrante e sa quanto ci è costata lacrime l'America, ma poi non riesce a fare i conti con chi l'America la cerca da noi, pagando un costo non solo di lacrime, ma di vite»

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