La Niña: «Il mio canto napoletano
è tradizione ma futurista»

La Niña: «Il mio canto napoletano è tradizione ma futurista»
di Federico Vacalebre
Domenica 14 Febbraio 2021, 12:43
5 Minuti di Lettura

L'«Eden» di La Niña, bellissima quando misteriosa creatura, può diventare inferno in un attimo. Proprio come il passato diventa futuro, la tradizione modernità. E viceversa. Chanteuse distopica del nostro canto libero e newpolitano, Carola Moccia, 29 anni, in arte appunto La Niña, un passato nel duo Yombe, con Alfredo Mataluno, ancora oggi al suo fianco come Kwsk Ninja, è «the next big thing» della scena italiana, un «incrocio tra Rosalia e Teresa De Sio», ha azzardato qualcuno, cercando di definire l'indefinibile, quanto adrenalitico ed emozionante, punto di incontro tra elettronica e tammurriate, melodia e ritmo, serenate e post-trip hop, avant-pop e Nccp, melodia e rap. «Eden», sei brani, è l'ep con cui la Sony la lancia dopo qualche singolo di assaggio.
Come/quando nasce La Niña?
«Un anno e mezzo fa ho perso una persona in circostanze a dir poco tragiche. Ho trasformato il vuoto ed il silenzio di questo trauma in musica, mi sono salvata la vita. Quando le cose si fanno indicibili è arrivato il momento di cantarle».
Quanto di antico e quanto di contemporaneo c'è nel tuo/vostro sound?
«Penso che certe cose siano nell'aria: in tutto il mondo (anche se non secondo le stesse modalità), assistiamo ad una riscoperta delle radici che va oltre il recupero nostalgico. È bellissimo vedere come il presente sia ancora legato al passato, come le due direzioni del tempo si diano forza a vicenda invece di annullarsi. Quando scrivo sento che mi prendo gioco della temporalità: sono così visceralmente ed inconsapevolmente legata alla mia terra che, pur amando la contemporaneità, ciò che di antico c'è in me torna inevitabilmente a galla».
Il dialetto un tempo era un ostacolo alla diffusione nazionale di una canzone partenopea.
«Oggi fa trend, così ci sarà chi passerà come la moda che insegue. Pino Daniele e gli Almamegretta, pur utilizzando il dialetto e la tradizione, avevano un sound superinternazionale che reggeva benissimo il confronto con la musica mondiale di quel periodo. Lungi da me paragonarmi a questi talenti: sto umilmente provando a fare lo stesso, guardo al futuro con gli occhi di un passato indimenticabile. Tanti artisti nel mondo stanno facendo lo stesso, basta pensare a M.I.A, Rosalia, Lawfandah, Sevdaliza, tutte donne che stanno innovando la scena musicale mondiale anche grazie alla forte etnicità che caratterizza il loro sound futurista».
Ti vanno stretti i panni di «Rosalia verace»?

«Certe cose sono nell'aria, per certi versi - siamo entrambe donne, abbiamo lineamenti mediterranei e mischiamo folklore e e sound urban - ci può anche stare».
Donna e napoletana: vantaggi e svantaggi?
«Il vantaggio è che ho la cazzimma. Lo svantaggio è che mi annoio con chi non la ha».
Canti di donne.
«C'è mia madre, ci sono io bambina ed io adulta, una donna follemente innamorata ed una invece apatica ed incapace di gioire della vita. C'è quello che sedimenta nel mio cuore dopo aver avuto l'occasione di viverlo».
Quanto è importante la parte visuale?
«È fondamentale, nel momento stesso in cui scrivo una canzone già la vedo, non saprei come spiegarlo diversamente. Sono amante del teatro e della performance, delle arti visive in generale e non posso fare a meno di interpretare le canzoni con il corpo, di ballarle e di accompagnarle con immagini forti ed evocative di un universo complesso e, a tratti, onirico. Kwsk Ninja cura tutte le grafiche del progetto, oltre a girare i video e produrre i brani; senza il suo prezioso contributo non riuscirei a dare vita alle mie visioni. L'ingresso nel team del designer Salvatore Vignola ha reso questo percorso ancora più bello, i suoi costumi sono una parte fondamentale del mio racconto».
Raccontiamo le canzoni?
«"Cient' vite" è l'unico brano (ad eccezione di "Fortuna", dove suono solo la chitarra classica) che ho prodotto interamente io. Volevo che restituisse alla perfezione il mio flusso interiore di quel momento e non avevo il tempo di coinvolgere il mio produttore per raccontargli le mie emozioni, la mia incapacità di dire addio. "00.00" è un po' il continuo di quel pezzo, ma stavolta guardo al passato non per provare a dimenticare quanto per provare a ricordare come le cose fossero prima che.... Mi sono messa alla chitarra ed ho immaginato questo giro di basso insistente molto house: è così che mi sento, una pila in carica da un anno che non può usare la propria energia. Avevo voglia di ballarlo questo disagio, di ballare l'assenza delle persone che più amo, così sono corsa da Kwsk e gli ho cantato la melodia, poi... "Lassame sta'" è la descrizione del mio stato d'animo durante la quarantena, mi sentivo vuota ed incapace di dare qualcosa che non fosse un sussurro di disperazione. "Fortuna" e "Storia di Afrodite" sono i due brani in cui più rendo omaggio alla tradizione, e non a caso forse, raccontano due storie piuttosto tragiche. Nel primo assumo le sembianze di una sirena che assiste impotente ai naufragi che si consumano al largo delle coste del Mediterraneo, nel secondo racconto di una ragazza dei Quartieri, vittima di stupro, che riscrive la propria storia assumendo le sembianze di Afrodite e vendicandosi del proprio carnefice sino a cibarsi del suo sesso».
La Niña merita: orecchie, occhi, cervello, cuore e piedi vi ringrazieranno di averla scelta.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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