Clementino: «Il mio Primo Maggio
è una favola hip hop»

Clementino: «Il mio Primo Maggio è una favola hip hop»
di Federico Vacalebre
Sabato 29 Aprile 2017, 08:24
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È il palco più importante per la musica in Italia, sino al punto di essere diventato uno stereotipo, quello del suono combat pop, «Bella ciao» stile tunz tunz, bandiere rosse e sarde al vento, slogan militanti e band dai cachet che lievitano improvvisamente. Massimo Bonelli, il salernitano che organizza l'evento promosso da quella che un milione di anni fa si chiamava la Triplice (Cgil, Cisl e Uil), ha messo insieme per il concertone del Primo Maggio 2017 Editors, Bombino, Levante, Motta, Ermal Meta, Gabbani, Marina Rei con Benvegnù, Lo Stato Sociale, Le Luci della Centrale Elettrica, Ex Otago e una folta rappresentanza campana con Edoardo Bennato, Planet Funk, Teresa De Sio che canta Pino Daniele, Rocco Hunt, Maldestro. Clementino ci torna per la seconda volta, ma da conduttore, al fianco di Camilla Raznovich.
Due volte il Primo Maggio, come due volte Sanremo. Un «Vulcano» per dirla con il suo ultimo album.
«Sì, ma io nella terra dei cachi prima del Festival non ci ero mai stato, mentre a San Giovanni in Laterano... La prima volta che ci sono andato era il 1999, c'erano Vasco Rossi, Enzo Avitabile, Gianna Nannini... Partimmo alle 7 di mattina in bus da Marigliano, io ero con mio fratello Paolo e qualche amico, pagammo 10.000 lire - c'erano ancora le lire - per il viaggio di andata e ritorno, ma arrivammo tardi per conquistare un posto sotto il palco, eravamo in fondo alla piazza, confusi e felici di quell'avventura: ecco, ricordo, c'era anche Carmen Consoli nel cast».
Debutto da spettatore e sottotono, insomma?
«No no, debutto entusiasmante, ci divertimmo assaje, pariammo tutta la giornata. Eravamo scugnizzi in libera uscita, tutto ci sembrava una conquista, tutto era inedito».
Seconda esperienza nel 2004.
«Si, stavolta ero già più scafato ed arrivai sino al centro della platea. C'erano Raiz, Neffa, i Negramaro... Io stavo appena iniziando a vincere le battaglie di freestyle, ma nemmeno per sogno immaginavo di poter essere io al centro degli applausi della piazza».
Poi Clemente Maccaro da Camposano di Nola divenne per tutti Clementino, e anche Iena White, e anche il Black Pulcinella, e anche la più ironica delle «rapstar» italiane. E il suo posto al Primo Maggio lo trovò sul palco.
«Nel 2014 io e Rocco Hunt eravamo gli unici rapper invitati, e quest'anno la situazione non è molto cambiata: oltre a noi c'è Sfera Ebbasta, una delle star emergenti della scena trap».
In quel 2014 indossò una maglietta con il volto di Fabri Fibra, l'anno precedente invitato ma poi bandito per i presunti contenuti sessisti dei suoi brani.
«Non mi era piaciuto l'ostracismo nei suoi confronti, ma capisco perché ci sia così poco hip hop al Primo Maggio: io ho poco a che fare con il rap tutto macchinoni, puttane e gioielloni. Sono cresciuto nei centri sociali, vengo dalla Terra dei Fuochi, so che cos'è il lavoro, che cosa significa non avere un lavoro, sono un casinaro, un pazzariello, ma anche uno che nei suoi testi sa affrontare i temi sociali. Se si parla di lavoro, radici e futuro, come quest'anno, posso dire la mia».
Il Primo Maggio presentato da Clementino, gli Mtv Awards da Gabbani: la tv rottama i conduttori vecchio stile chiedendo un aiuto alla musica?
«Mah, diciamo che Francesco e io ci metteremo alla prova restando in campo musicale, come fa Gigi D'Alessio a Made in Sud, ma più che pensare a cantanti e rapper che cambiamo mestiere credo che il piccolo schermo possa rubare presentatori alle radio: Max Brigante e Federico Russo potrebbero essere i prossimi Cattelan: ecco, Alessandro è pronto per Sanremo».
E Clementino sarà mai pronto per presentare il Festival?
«Mah, se funziono al Primo Maggio l'anno prossimo potrei trovarmi al posto di direttore di Raitre, scalzando Daria Bignardi. Intanto, tornando seri, chiedo consigli a Fiorello su come cavarmela nei panni di piccolo Pippo Baudo della Festa dei lavoratori».
E Rosario che cosa le raccomanda?
«Mi deve dare ancora qualche lezione. La prima? Non gridare: davanti a centinaia di migliaia di persone ci si esalta, è facile mettersi a urlare, ma poi si paga il conto a fine serata, senza voce proprio quando più ti servirebbe».


Clementino goleador
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