Il ritorno di Nino D'Angelo: «Un inno per il Napoli nel mio disco bomboniera»

Il ritorno di Nino D'Angelo: «Un inno per il Napoli nel mio disco bomboniera»
di Federico Vacalebre
Martedì 12 Dicembre 2017, 10:13
4 Minuti di Lettura
Premessa: «Quest'album è la bomboniera della festa per il mio sessantesimo compleanno».

«Nino D'Angelo 6.0» dice il titolo: un cofanetto con due cd e un dvd, testimonianza questultimo del concertone al San Paolo (con Franco Ricciardi, Luche', Giovanni Imparato, Rocco Hunt, Clementino, Daniele Sanzone, Enzo Gragnaniello, James Senese, Brunella Selo, Monica Sarnelli, Stefania Lay, Ida Rendano, Fortunato Cerlino, Maria Nazionale...) e la regia di D'Angelo jr, Toni.

Partiamo dal disco 1: gli inediti. Nove canzoni tenere, romantiche, incazzate, d'amore e di rabbia, arrangiate come per un concerto di musica elettrica da camera. Belle.
«Non registravo brani nuovi da cinque anni, dai tempi di Tra terra e stelle. Non perché non avessi cose da dire, ma perché quando fai un disco oggi devi capire come lo porti alla gente, come fai uscire le canzoni dalle gabbie del singolo, del videoclip e... poi basta. E, poi, perché sento di avere una qualche responsabilità: non posso più cantare solo t'amo, te voglio, te prendo... Sono sempre orgoglioso di 'Nu jeans e na maglietta: mi ha fatto uomo e ha dato da mangiare, e anche di più, a me e ai miei cari, ma... a 60 anni non posso essere più quello».

Così passi dalla chanson verace di «Appriesso o core», a «Sona e canta», dove dai voce a quei Pulcinella che muoiono «alleramente aspettanno e respirà».
«L'amore è il tema eterno delle canzoni, ma vive nella società, proprio come i miei testi. Se dico nun me stanco e penza' a te lo dico felice per il mondo che mi circonda, o triste e adirato per le ingiustizie che vedo attorno a me. Si turnasse a nascere, ad esempio, adotta un canone della canzone folk per elencare le difficoltà che ho conosciuto nella mia vita, i malanni e le ingiustizie che vorrei evitare e le emozioni, gli amori, le persone, che non vorrei perdere nemmeno in cambio di tutta l'oro del mondo».

I suoni.
«Napoli, con qualche influenza da Maghreb e Brasile, dalla world music che si apre al mondo, al pop, al rock se serve. Arrangiamenti di Nuccio Tortora, quelli più ritmici, di Piero e Asmundis, quelli più intimi. E di Franco Battiato».
 
Ah, però. Battiato firma «L'ultrà», quasi un requiem per Ciro Esposito: «Aveva ditte: l'anno che vene mamma' me sposo/ dint''e mane stanche e chi fatica nu biglietto p''a partita/ Napule Roma cielo e autostrada stesso culore/ comm''a l'azzurro e na bandiera ca le scurreva ncopp'e e vene». E poi... «quale passione, ma quale fede, nun po' vale' quanto na vita tutt''a bellezza e na partita».
«Quando hanno ucciso Ciro mi sono trovato ai suoi funerali a Scampia: ci mancavo da quando aveva organizzato proprio lì il concerto-festa dei miei 40 anni. Quell'omicidio mi aveva ferito, come tanti napoletani, e, poi mi aveva ferito la sentenza choc, che aveva ridotto la pena per Daniele De Santis. Così poco vale una vita? Ho fatto sentire il pezzo a Franco, mi ha regalato un arrangiamento delicato, emozionante, volevamo fare ancora qualcosa di altro insieme, chissà...».

Subito dopo arriva, probabilmente non a caso, «Sotto l'azzurro e l'azzurro», quasi un inno per la squadra di Hamsik, Sarri e De Laurentiis, con tanto di nuovo coro «Napoli Napoli Napoli».
«I tifosi gli inni se li scelgono da soli. È già successo che abbiano adottato il mio canto della curva B. Stavolta canto Io vivo e canto forza Napoli, e dint''e vene tengo Napoli. Dentro c'è la città e la squadra, l'oppio dei popoli e la passione per la bandiera azzurra. Se allo stadio piacerà sarà un inno, altrimenti...».

Come si mette in campionato dopo il pareggio con la Fiorentina?
«Siamo in carenza di ossigeno e di calciatori. Se si ferma anche Insigne siamo nei guai. Ma sono ottimista e poi è Natale, magari il presidente ci regala quel campione che ci manca per ricominciare da tre: scudetti, si intende».

Cd 2, i tuoi più grandi insuccessi.
«Il Nino con il caschetto biondo non ha avuto insuccessi, si vendevano gli lp, anche se registrati su cassette pirata, e tutte le canzoni diventavano famose. Poi... è venuto lo scugnizzo sdoganato, ma nemmeno troppo e... molti pezzi a cui tengo molto sono rimasti dentro i cd, prigionieri di dischi che in pochi ascoltavano davvero, che facevo fatica a proporre in concerto e così... La bomboniera per i miei fans recupera Maletiempo, Lolita e L'eroe, il testo più bello che ho scritto. Meritano la possibilità di una seconda vita. Così almeno me li riprendo nel prossimo tour: ci vediamo il 16 febbraio al Palapartenope».

Napoli, Gomorra, il tuo Trianon...
«Tutto si tiene. Napoli è piena di turisti e povera di progetti per i turisti. La serie tratta da Saviano mi piace, ma non ci fa una buona pubblicità. Il Sistema esiste, eccome, ma anche la Brava gente che ho già cantato: ci vorrebbe qualcosa che tenesse insieme gli assassini Ciro e Genny, i poliziotti dei Bastardi di Pizzofalcone e la favola verace di Sirene. E, per il Trianon, ci vorrebbe il rilancio definitivo: ne parleremo tra qualche giorno in teatro, con Abel Ferrara. Ora i soldi sono arrivati, si può ripartire. Per la prossima stagione voglio ripartire dalla canzone napoletana, lavorando come produttore del futuro, non solo come archivista del passato».
 
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