Jeff Beck morto per una meningite batterica. Il chitarrista leggenda del rock aveva 78 anni, Mick Jagger: «Ci mancherà tantissimo»

Morto Jeff Beck, leggendario chitarrista rock. La famiglia: «Ha contratto la meningite batterica»
​Morto Jeff Beck, leggendario chitarrista rock. La famiglia: «Ha contratto la meningite batterica»
Mercoledì 11 Gennaio 2023, 23:31 - Ultimo agg. 13 Gennaio, 12:04
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La notizia è arrivata a bruciapelo, diffusa dal suo staff nella tarda serata di ieri sui canali social ufficiali del chitarrista: Jeff Beck è morto. «Dopo aver contratto improvvisamente una meningite batterica, Jeff è deceduto martedì. La sua famiglia chiede privacy mentre elabora questa tremenda perdita», il testo del tweet. Si conclude così, inaspettatamente, la parabola umana e artistica di quello che è stato uno dei più grandi chitarristi rock di tutti i tempi. Beck, che aveva 78 anni, si è spento in un ospedale vicino alla sua casa nel Surrey, a sud di Londra. 

Jeff Beck morto, l'annuncio della famiglia

Nel corso di oltre cinquant’anni di carriera il chitarrista, grande protagonista della scena rock d’oltremanica a partire dagli Anni ‘60, ha vinto otto Grammy Awards, è stato inserito due volte nella Rock & Roll Hall of Fame (sia come membro degli Yardbirds, nei quali entrò nel 1965 prendendo il posto di Eric Clapton, condividendo poi i palchi per alcuni mesi con il futuro chitarrista dei Led Zeppelin Jimmy Page, sia da artista solista), ha inciso 17 album in studio, ha suonato con – tra gli altri – Rod Stewart (nel Jeff Beck Group, la band che il chitarrista fondò nel 1967 e di cui faceva parte anche Ronnie Wood, che nel ’75 sarebbe entrato a far parte dei Rolling Stones), Roger Waters, Brian May, Carlos Santana e Jon Bon Jovi. «Ci mancherà tantissimo», twitta Mick Jagger. «Aveva una tecnica unica», scrive Jimmy Page. «Era un amico e un eroe per me», il commento di David Gilmour.
 

 

I concerti

I fan italiani avevano avuto modo di ascoltare di nuovo Jeff Beck dal vivo dopo lo stop delle attività legato alla pandemia appena la scorsa estate, quando il chitarrista – che nel 2010, dopo un incidente domestico per il quale si era procurato un taglio all’indice sinistro, aveva deciso di assicurare le sue mani per la bellezza di 7 milioni di sterline, 700 mila a dito – era tornato nel nostro paese per una serie di concerti (l’ultima volta a Roma, al Teatro di Ostia Antica nel 2018, cominciò a perdere sangue dal naso ma ciononostante continuò imperterrito a suonare).

A Perugia, a luglio, lo aveva raggiunto sul palco anche l’amico Johnny Depp, con il quale aveva appena spedito nei negozi l’album congiunto 18, frutto di tre anni di lavorazioni, che resta l’ultimo disco pubblicato da Beck in vita: «Da anni non avevo accanto a me un partner artistico come lui. Depp è stata una forza creativa per questo disco e spero che la gente lo prenda sul serio come musicista», diceva dell’attore.

I confini

Nel 2015 la rivista americana Rolling Stone lo aveva inserito al quinto posto della classifica dei 100 più grandi chitarristi di tutti i tempi: «Ha allargato i confini del blues. E quando è entrato nella sua fase fusion, rivisitando nell’album Blow by Blow del ’75 Cause We’ve Ended as Lovers di Stevie Wonder, sembrava che la sua chitarra cantasse. Ha unito una tecnica brillante a una grande personalità», scrissero i redattori del magazine, che lo preferirono a Eddie Van Halen, George Harrison, Prince e addirittura a Chuck Berry e B.B. King. Chissà che jam staranno già facendo a quest’ora tra le nuvole.

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