Jova Beach Party, l'estate addosso: in ventimila a Castel Volturno, l'omaggio a Pino Daniele

Jova Beach Party, l'estate addosso: in ventimila a Castel Volturno, l'omaggio a Pino Daniele
di Federico Vacalebre
Venerdì 26 Agosto 2022, 23:54 - Ultimo agg. 27 Agosto, 12:09
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Mario Tozzi gira sul litorale domizio con un occhio alla natura (in pericolo?) e un altro ai ventimila di Castel Volturno che se la godono. Dopo le polemiche dei giorni scorsi aveva promesso a Jovanotti di venire a vedere da vicino se davvero il suo «beach party», come qualcuno sostiene, è il nemico pubblico dell’ecosistema in Italia ed eccolo qui, il geologo, divulgatore, conduttore televisivo. Il mare, intanto, non è balneabile, i Regi Lagni sono a due passi, ma... perché mai parlare delle acque inquinate, quando puoi preoccuparti dell’ambiente sabbioso trovando ribalte mediatiche ben più generose? 

Al Lido Fiore, forti dell’esperienza di tre anni fa, tutto sembra funzionare per il meglio e se non va in scena «Il più grande spettacolo dopo il big bang» è di sicuro la più grande festa dopo la pandemia. Si inizia alle 15.30, i primi jovanottiers sono appena entrati, correndo, a piedi nudi sulla spiaggia, e lui, il pirata Lorenzo Cherubini, è già sulla tolda del suo nave, sul suo palco da corsaro dei mari delle sette note. 

Affida a Dadà, promessa newpolitana che si è portata in console un’icona di San Gennaro, il compito di rompere il ghiaccio, poi il pomeriggio si riempie di suoni, mentre i ventimila in costume (o poco più o poco meno) alternano una doccia (fa caldo, anche se il vento viene in soccorso) e una corsa tra i tre palchi. C’è un’altra ragazza cattiva della nuova generazione a riscaldare l’avvio, Rossella Essence, e lei è la prima a chiamare in ballo Pino Daniele, mixando nella sua selezione addirittura «Napule è». 

Il Nero a Metà sembra il convitato di pietra lo chiamano in ballo quasi tutti i protagonisti della maratona di sorrisi e canzoni. Jovanotti apre il suo set serale con «Ti sposerò» che fa inevitabilmente rima con «E sona mo’, sona mo’ sona mo’», ma già Luché lo aveva chiamato in ballo con «La notte di San Lorenzo» (che campiona «Je sto vicino a te»), i Neri per Caso avevano riletto «Je so pazzo», Diodato «Quanno chiove».

A Castel Volturno, terra di mezzo tra l’Italia e l’Africa, di mozzarelle e stragi (di clandestini) di camorra, dei fuochi e dei sogni di una notte di mezza estate, dov’è morta Miriam Makeba e Eduardo De Angelis ha girato i suoi film, il tramonto si tinge di colori pastelli e tenera arriva la notte dopo i tormentoni estivi dei BoomDaBash, quando è il momento di superMorandi, il Gianni nazionale, che a 77 anni ricorda i musicarelli girati (anche) a Castel Volturno e poi si scatena in «La ola», improbabile bachata emiliana. 

 

Il «Jova beach party» è un’impresa, capitan Jova ci si è preparato come un atleta alle Olimpiadi, ma si sbatte, salta da un palco all’altro spostandosi in bici, duetta con tutti o quasi, arriva un po’ svociato al suo set serale, ma tanto non è il belcanto che ci si aspetta da lui, che per ritirare fiato torna al mixer, come quaranta e passa anni fa. Festa più che concerto, ma anche festival di un artista solo che insegue un sogno forse più grande di lui, di sicuro più grande dell’Italietta delle polemichette finto-ecologista che inquinano e tiene insieme l’intero arco costituzional-generazionale della canzone italiana, dal giovane Davide Shorty all’highlander Gianni Morandi, con il duetto sulle note di «Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte» ballato dai ventimila come se il twist fosse il ballo di moda del momento.

Intergenerazionale, allora, interculturale (per il senegalese Lass c’è il palco grande), emozionante quando - in tempo di nuove guerre e nuovi bellicismi - dal lido si alza il coro che accompagna «C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones». 

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Jova non è solo il protagonista, ma il grande cerimoniere di un rito inedito, forse necessario in un momento spaesato come quello che stiamo attraversando, forse persino un lusso nel tempo in cui si spara sulle centrali nucleari e gli esercizi commerciali iniziano a chiudere perché non riescono a pagare le bollette. L’adrenalina come energia sana, gratuita, non inquinante, come bi/sogno di divertimento e di piacere. I seri inviti ad una sana e consapevole vita ecologica convivono così con colpi di teatro come la «Povero gabbiano» improvvisata nei camerini ed affidati al solito Morandi con il coro dei Neri per Caso, tornati in scena a notte fonda per l’occasione e rispolverare l’antico successo personale di «Le ragazze».

L’hit neomelodico diventato un tormentone social spiega meglio di qualsiasi altro brano in scaletta - e si che si va da «Una tribù che balla» a «L’ombelico del mondo», da «L’estate addosso» a «I love you baby», ma anche «Non mi annoio», sempre con il sestetto vocale salernitano - il senso di condivisione che accomuna artisti e spettatori. La spiaggia, il look più che disinvolto - ma in serata bisogna coprirsi un po’, che il vento non permette più di starsene desnudi e bagnati - la giornata intera 

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