La galassia Mina brilla di nuovo

Mina
Mina
di Federico Vacalebre
Venerdì 27 Novembre 2020, 21:48 - Ultimo agg. 21:50
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Nel periodo delle strenne discografiche, Mina è un classico. Questa volta doppio, con «Cassiopea» e «Orione», due antologie-costellazioni di canzoni, che aprono il riordino di una galassia discografica, circa 1.400 brani, oltre cento album. «Italian songbook», il progetto battezzato ieri in streaming dal figlio di Nostra signora della canzone, Massimiliano Pani, dovrebbe essere un format di lunga durata: almeno sei volumi, il prossimo potrebbe riguardare il primo periodo, quello su etichetta RiFi, poi si potrebbe pensare a zoom sul repertorio latino, jazzato, tanghero, napoletano naturalmente: «Lei, come ogni grande cantante, ha bisogno delle melodie napoletane: le permettono di brillare di più».
«Italian songbook», digipack e doppio vinile in uscita domani, tiene insieme i due dischi e due case discografiche - Mina ha reclamato la sua indipendenza fondando la sua Pdu, ma «Cassiopea» attinge a materiale distribuito dalla Sony, «Orione» a quello della Warner - ma, soprattutto, hit e canzoni passate inosservate, capolavori e gramigna nobilitata da un canto libero, da un ciclone fonetico, dalla supremazia tecnica asservita all'emozione, dall'eclettismo stilistico unificato da una passione per la melodia pura, il canto quasi jazz, i versi capaci di raccontare storie, evocare personaggi, provocare emozioni, da pianissimi che diventano fortissimi, da respiri che valgono più di un acuto, da sussurrati che sono un terremoto, un colpo al cuore.
«Questo lavoro è un'esigenza di Mina, che è il miglior direttore artistico italiano», dice Pani («io parlo dell'artista, per cui lavoro, mai del suo privato»): «In un mondo dove i dischi non si trovano più, abbiamo cercato di rendere disponibili le canzoni, con una qualità superiore, rimasterizzando tutto, in cinque casi almeno riaprendo le tracce, togliendo qualcosa che sembrava superato, risuonando quello che ci serviva». La selezione? «Dal 1975 al 2018, nessun criterio cronologico, ha scelto lei, mettendo accanto brani di grande intensità e brani ironici».
Due gli inediti. In «Cassiopea» c'è «Un tempo piccolo», di Antonio Gaudino, Alberto Laurenti e Franco Califano, interpretata da Mina con il testo rimaneggiato della versione dei Tiromancino del 2005: «Franco le era caro, gli piaceva la sua poetica profonda che non avresti mai abbinato alla sua immagine». In «Orione» una delizia semijazz, «Nel cielo dei bars», perla di Fred Buscaglione su testo di Leo Chiosso vista nel film «Noi duri», diretto da Camillo Mastrocinque, dove lo swingautore era l'agente dell'Fbi Fred Bombardone alle prese con il narcotrafficante detto l'Algerino (Totò). Il brano uscì postumo, su 45 giri, quando Fred dal whisky facile era volato a bere nel cielo dei bars.
Il resto non è nuovo, ma spesso è di primissima qualità: «La lontananza», «Caruso», «Oro/La canzone del sole», «I migliori anni della nostra vita», «Canzoni stonate», «Malafemmena», «Va bene, va bene così», «Almeno tu nell'universo», «Che m'importa del mondo», «Una lunga storia d'amore», «Il cielo in una stanza», «L'importante è finire», «Amara terra mia». E «Oggi sono io» di Alex Britti, che ricorda: «Quando lei incise quel pezzo non era più mio, che pure ci avevo vinto Sanremo, tra le Nuove Proposte nel 1999. Il padre della mia fidanzata di allora mi chiamò e mi disse: Ma quando l'hai scritta quella canzone per Mina?».
Nessuna speranza di «riapparizioni», nemmeno in tv o sul web: «Non credo che la vedremo a meno che non le venga una forte idea», spiega Pani. «Lei è la persona meno autocelebrativa del mondo: quando si vede in tv cambia canale subito. Quando ha deciso di scomparire sembrava finita, la Emi aveva strappato il suo contratto discografico, e poi...». La Mina di Massimiliano è allergica «alle ricchezze, ai gioielli, al potere, alla politica. Quando sono nato io sopportò lo scandalo di aver fatto un figlio con un uomo sposato, nell'Italia di quei tempi era pesante, io lo so bene. Una volta aveva inciso Michelle e le arrivò un telegramma di Paul McCartney, che le faceva i complimenti: È la più bella versione di sempre, aveva scritto. Lo lesse, disse carino e lo buttò via. Fine del feticismo».
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