Le Loup Garou: ritorno al vinile tra antichi poeti rock'n'roll e chitarre surf

Le Loup Garou dal vivo (foto di Ilaria Abbiento)
Le Loup Garou dal vivo (foto di Ilaria Abbiento)
di Federico Vacalebre
Domenica 27 Ottobre 2013, 17:27 - Ultimo agg. 17:40
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E' dal 1986, ma anche da prima se ci si ricorda dei seminali Cibo, che chi si occupa delle segrete cose del rock napoletano fatica a tener dietro alle follie di Francesco Frank Prota e dei Le Loup Garou, band che qualcuno classifica come belga-napoletana per la presenza di Carine Jurdant alla seconda voce.



Il nuovo album della band, «Ancient poet’s rock’n’roll», che la casa editrice di Scampia Cafiero e Marotta ha stampato anche su vinile grazie al meccanismo del crowfunding, è l’ennesimo (bel) mistero di quasi impossibile decrittazione. Echi di Beatles e Tuxedo Moon convivono con il surf (bella la chitarra di Lolo Natale Smiths) e la chanson mitteleuropea, mentre i testi (con)fondono l’ascoltatore alla ricerca di un improbabile rock degli antichi poeti.



Tra serio e faceto, Prota & Co riscoprono il Robert Graves di «La dea bianca» (1948), usando una sua citazione come esergo: «Cessai di tracciare sulla gran carta del Mar Nero la rotta che, secondo i mitografi, l’Argo aveva seguito dal Bosforo a Baku e viceversa, e incominciai a meditare su una misteriosa battaglia degli Alberi combattuta nella Britannia preistorica». Tra avvistamenti di «Neptune» e di Ufo si srotolano suoni antichi, anzi desueti, poetici quanto prosaici (occhio ai testi), retromodernismo sospeso tra gli anni ’50 e i ’60... Roba da Lupi Mannari, insomma.
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