John Lennon, che avrebbe 80 anni oggi e gridava: dammi almeno un po' di verità

John Lennon Wall a Praga
John Lennon Wall a Praga
di Federico Vacalebre
Venerdì 9 Ottobre 2020, 15:27 - Ultimo agg. 15:33
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E già, quella canzone era sull'lp «Imagine», messa un po' in secondo piano dalla title track, moloch ateo, pacifista, rivoluzionario, hippy e antinazionalista che ancora adesso riesce a far infuriare qualcuno (ricordate la Meloni e la Ceccardi?), ma anche da «Jealous guy» e «How do you sleep?», con il suo messaggio cifrato all'ex amico Paul McCartney. Ma ora che, in occasione del suo mancato ottantesimo compleanno, che cade oggi, è stata scelta per dare il titolo a una raccolta, torna a galla, tremendamente attuale: «Ne ho avuto abbastanza di leggere cose/ di politici nevrotici, psicopatici, dalla testa di porco/ tutto quello che voglio è la verità/ datemi semplicemente un po' di verità».

«Gimme some truth», si infervorava John Lennon - era il 1971 - e la richiesta riesplode nell'era delle fake news, della disinfomazia trumpiana, putiniana, jinpingiana, sovranista,, negazionista, terrapiattista, razzista...

Lennon, che ottantenne non lo è diventato perché uno squilibrato, Mark David Chapman, gli sparò contro cinque colpi di rivoltella. Lennon che non è diventato un santino, perché troppo scomodo: era il Beatles ribelle, ma da solista, con Yoko Ono al suo fianco, ribelle lo divenne ancora di più. Nemico pubblico per la Cia come per l'Fbi, temuto come terrorista sinistrorso per le sue prese di posizione e le sue frequentazioni (Abbie Hoffman, Jerry Rubin, Angela Davis), riemerge nelle 36 canzoni dell'antologia «Gimme some truth - The ultimate mixes» (2 cd o 4 lp, ma c'è anche l'edizione spartana con un solo cd) non tanto ripulito dai nuovi missaggi, ma fedele a se stesso, in direzione ostinata e contraria.

Tra le sue dolci canzoni d'amore, John il dislessico ricanta il suo inno alla classe operaia, «Working class hero». E, poi, ci sono «Cold turkey», «God», «Power to the people», «Imagine» appunto: storie scomode di droga, pacifismo, eguaglianza, sogni di un mondo senza potenti, e senza religioni anche («and no religion too»). Sogni-bi/sogni che le nuove generazioni sembrano aver archiviato, senza però mettere da parte la richiesta di avere almeno «un po' di libertà».

Oggi che il rocker col giubbotto di pelle, che il cantautore con gli occhialoni tondi, che l'ex Beatles che non si pentì di aver fatto sciogliere la band più famosa di Cristo (la definizione è sua) tornerà per un giorno almeno sui quotidiani e nei titoli dei tg, che conquisterà persino spazio nel web che non ha conosciuto, vale la pena ricordarne il talento non omologato, le contraddizioni mai risolte, il genio compositivo ora melodico ora rumorosamente rock.

La Bbc gli ha appena dedicato «John Lennon at 80», una trasmissione in due puntate, affidata a suo figlio Sean Ono Lennon, nato anche lui oggi, ma nel 1975, che ha chiacchierato con il fratellastro Julian e il padrino Elton John. «Quando sei nato tu», gli ha detto il divo, «tuo padre si è ammorbidito, raddolcito... Poter passare tanto tempo con te, in una situazione di vita di famiglia, lo ha compensato per non aver potuto fare lo stesso con Julian, il suo primo figlio... Era una persona capace di unire le persone, ed era convintissimo delle sue opinioni. Tutti i problemi che le sue idee gli hanno causato, la persecuzione dell'Fbi, non l'hanno tacitato. Era un amante della pace, un uomo brillante, spiritoso, determinato, avremmo bisogno di persone così oggi. Se fosse ancora con noi, forse gli avrebbero già dato un Nobel per la pace». Più scontato il contributo di Paul McCartney: «Dico sempre a tutti che una delle cose più belle che mi siano mai successe nella vita è che, nonostante i dissapori e le divergenze che ci sono stati nei Beatles, alla fine sono riuscito a riconciliarmi con tuo padre. Sarebbe stato davvero un gran dolore per me se non ci fossimo riappacificati».

Stasera History (canale 407 di Sky) racconterà alle 21 «L'omicidio di John Lennon», preparandoci al prossimo anniversario, quello dell'8 dicembre, quando cadranno quarant'anni da quel giorno che ognuno di noi ricorda. Sappiamo tutti dove eravamo quando ci arrivò la notizia: «Hanno sparato a John».

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