«Ognuno nella vita deve combattere contre pregiudizi o stereotipi, io ho avuto quello del cognome. Forse per questo mi sono messo sempre molto alla prova, in gare dove dovevo dimostrare di essere all’altezza, come X Factor e Sanremo. Poi certo, so che ci sarà sempre qualcuno che penserà: hai vinto perché sei raccomandato; perdi perché non vali un cazzo». Figlio e nipote d’arte, un cognome per lo meno ingombrante, Leo Gassmann è un 24enne inquieto. Il conservatorio per 5 anni fino a liceo e poi sport agonistici, almeno due insieme: arti marziali per 14 anni, nuoto per 9. E poi canottaggio e rugby. Lo racconta lui stesso al Corriere della Sera.
Cantante di strada
Come i Maneskin anche Leo ha iniziato suonando per strada in centro a Roma. «Quando i miei amici facevano serata in discoteca, io andavo a suonare per strada. Roma di notte in centro si svuota, all’1 mi mettevo sotto gli ombrelloni dei ristoranti chiusi al Pantheon, o a piazza Navona. Suonavo per me, non per gli altri. Di giorno tiravo su 50/60 euro, ma non avevo neanche il permesso. Anche a Milano sui Navigli l’ho fatto, ma era per conquistare una ragazza... funzionò».
I genitori
Alessandro Gassmann e Sabrina Knaflitz, entrambi attori. «Mio padre mi ha trasmesso il rispetto per le regole e il senso del sacrificio. Mamma mi ha insegnato la dolcezza, l’empatia.
Papà non c’era? «Lui non c’è mai stato, lavorava tanto e poi nelle situazioni pubbliche non voleva farsi vedere, non voleva smuovere niente, voleva che ottenessi i miei risultati da solo. Esserci sarebbe stato contro le regole della famiglia: costruirci da soli».
Le ragazze
Su Google cercano la sua fidanzata...«Sono single. Sono selettivo, prima di aprirmi ci metto un sacco»
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