Levante: «Canto la memoria e penso a Sanremo»

Levante 2019
Levante 2019
di Federico Vacalebre
Sabato 5 Ottobre 2019, 21:54 - Ultimo agg. 21:56
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Claudia va alla guerra. Claudia Lagona, 32 anni, siciliana di Caltagirone, star della nuova canzone d’autore al femminile italiana, Levante per i più, sopravvissuta a «X Factor» per sporcarsi le mani con «Magmamemoria», un disco pop nei suoni, melanconico sin dal titolo, rabbioso nei contenuti più spigolosi, come quella seconda canzone, appena smussata dalla produzione furba, larga, radiofonica: in «Andrà tutto bene» la speranza è humour nero, il sacchetto buttato per strada un reperto dell’indifferenza consumistica, in giro ci sono umani a cui «piace la natura» ma poi si rifiutano tra i loro rifiuti. Ecologista, ma non solo, politica in tempo di antipolitica: «Arrestano un ragazzo/ lo uccidono per spaccio./ L’involuzione che fa specie trova consenso/ la vita è un dono sacro/ l’eutanasia è un peccato./ Se muore un uomo in mezzo al mare/ è solo un immigrato/ Si paga pure l’aria/ la gente non respira./ Mi chiedo ancora quanti sogni devo allo Stato/ in questo stato». E poi quel ritornello interrogativo e martellante: «Questo è il futuro che sognavi per te?/ Credevi fosse più lontano eh?/ Ti senti fuori tempo limite/ contro ogni previsione/ Hai perso il desiderio della rivoluzione».
Addirittura, Levante? Parli di rivoluzione? Non bastavano i migranti che muoiono in mare, le pulsioni alla Greta? Davvero vuoi attirarti tutti gli haters in circolazione?
«Io vivo nel passato e nel futuro, quasi non riconosco il presente. Il passato è il tempo del padre che ho perduto troppo presto, il futuro quello che mi aspetta, quello che vorrei succedesse, quello per cui mi preparo. Ho idealizzato i ricordi, mi piacerebbe guardare come a un sogno i giorni che stanno per venire, ma, invece... non capisco questo futuro smemorato che si avvicina. Io certe cose le ho studiate nei libri di storia, pensavo fossero il passato, l’orrido passato, e invece... stiamo ricadendo in tanti errori già commessi: violenza, razzismo, omofobia. Sì, ci metto la faccia, la voce, ma, in fondo, non sono così popolare da attirare gli odiatori di professione, hanno altro da fare, altri con cui prendersela».
Chanteuse, ma anche scrittrice: «Se non ti vedo non esisti» e «Questa è l’ultima volta che ti dimentico» riprendono le storie dei tuoi libri, anche se nella prima Flavio diventa Francesco (ma la storia di amore malato è quella), e nella seconda torna la tua Sicilia, come in «Lo stretto necessario», scritta con i corregionali Colapesce e Dimartino, divisa con la corregionale Carmen Consoli.
«La mia isola è la terra della nostalgia non triste, il paese che ha ancora le madonne per strada e sotto teca. Carmen è la voce di dentro di un canto d’amore, forse disperato, ci siamo messi in quattro per dire che da quella grande bellezza massacrata dalla grande bruttezza e dal grande dolore e dal grande Male siamo dovuti andare via per tornare ed amarla più di prima».
Sembri aver trovato una sicurezza inedita.
«È vero, mi sento finalmente serena e consapevole, sia come artista sia come donna».
Così che puoi toglierti qualche sassolino dalle scarpe, come in «Bravi tutti voi», j’accuse contro la fiera delle vanità degli opinionisti, dei tuttologi, dei guru sotto vuoto spinto. Ce l’hai con qualcuno in particolare?
«Sì, ma non farò il nome nemmeno sotto tortura. E, poi, ce l’ho anche con me, con tutti i giudici, i dotti medici e sapienti di cui cantava Bennato. Non basta avere un talento per sentirsi i numeri uno».
Meglio non tornare a «X Factor», allora. Ma, pensando alla tv, viene da chiedere: hai fatto un pensierino al Sanremo n. 70?
«Ci ho pensato un po’ sempre, ma prima pensavo non mi volessero, poi ho pensato che non era il mio posto, ora... per la prima volta ci penso dicendomi che non è così narcisistico immaginarmi libera di parteciparci. Ma anche no».
«Rancore» e «Arcano 13» sono titoli inusuali per delle canzoni.
«Il rancore fa male, è un peccato, può avvelenare chi lo prova e chi ne è oggetto, ma se è un post it sul frigorifero, se è una promessa da mantenere... non ha mai avvelenato nessuno. La somma delle lettere del mio nome porta all’arcano 13, la morte che i tarocchi descrivono come rinascita».
Sabato inizia da Torino il giro dei firmacopie che porterà Claudia mercoledì alle 18 a Napoli (Feltrinelli), mentre per il live bisognerà aspettare il 23 novembre, per la sua prima volta al Forum di Assago.
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