Lil Jolie, la neostar urban
in fuga dalla Terra dei fuochi

Lil Jolie
Lil Jolie
di Federico Vacalebre
Martedì 7 Aprile 2020, 14:22
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Angela Ciancio aveva 15 anni quando iniziò «a scappare da Calvi Risorta a Napoli ogni volta che potevo, cercando di affrancarmi da una realtà provinciale che mi andava stretta». Nel centro storico trova anime in pena come lei: «A scuola mia le ragazze indossavano abiti succinti e si facevano bellelle per chissà chi, io in piazza del Gesù incontrai ragazzi con cui era importante essere e non sembrare, parlare e non fingere. E scoprii la musica». È a questo punto, più o meno, che diventa Lil Jolie, Lil da Angela anzi Angelina, Jolie pensando alla diva a cui assomiglia, dice qualcuno, colpito dal suo volto, il nasino, gli occhi azzurri...
In fuga dalla Terra dei Fuochi, dal «tedio a morte del vivere in provincia» cantato da Guccini, chissà se l’ha mai sentito nominare dal papà che pure l’ha cresciuta a De André e Battisti, inizia a fare musica «un po’ per scherzo, grazie a un amico produttore, Coma: registravamo a casa sua, ho scoperto che potevo mettere i miei pensieri in una canzone, poi ho deciso di condividerle quelle cose, di renderle pubbliche». E ha scelto SoundCloud «una community che si riuniva intorno a musica di gente che nessuno conosceva. Ero la prima ragazza a farlo, improvvisamente c’erano tante persone che mi seguivano, purtroppo ora la piattaforma è tramontata, regna Spotify ormai».
A 18 anni Lil viene notata da Close Listen, il producer dei Tauro Boys, nome che conta in una scena difficile da definire, non trap, non rap, non indie, facciamo urban, magari sta bene anche ai tre ragazzi romani: «Lui mi ha messo alla prova, io studiavo tutti i tutorial compositivi in rete, ho provato a fare sul serio, la Warner si è interessata a me, a noi, è arrivato anche Miguel, il mio manager...».
Oggi ha vent’anni, «Diamante» è il singolo che la lancia in una stagione così difficile come quella del Covid-19: «Su una base incalzante racconto un periodo scuro, il bisogno di trovare la luce nelle tenebre». Lil non sa che Zucchero ha scritto con De Gregori un pezzo con lo stesso titolo del suo, lei ascolta «The Weeknd, Drake, Sza, ma anche Mecna e Coco, ma ho ascoltato anche Pink Floyd, Oasis e Sting. Per Billie Eilish ho una passione speciale, lei ha trasformato il pop da routine in qualcosa di anticonvenzionale».
Lei è così che si sente: diversa, antinconvenzionale: «Non sono sempre la stessa, il mio cuore non batte ogni giorno con lo stesso suono. Io sono tante personalità, quella di un brano come “Farsi male” non c’è più, ma c’è stata, è dentro di me». Nel video del pezzo di cui parla si muove a Napoli, tra piazza del Gesù e il sogno del lungomare, canta un amore giovanile tra birrette e dispetti, infila tra i versi le parole malinconia, apatia, ansia. Qualcuno la mette insieme a Madame, alla Anna di «Bando» in una presunta nuova scena femminile italiana: «È bello che escano voci diverse, sia pur distanti l’una dall’altra, solo che dovremmo essere più unite».
In quarantena Calvi Risorta le sta più stretta di prima, la Jolie della terra che brucia e fuma non vede «l’ora di tornare a Napoli. Qui non ho mai avuto amici, questo non è mai stato il mio posto, anche se a casa ora credono in me, mamma non recita più il rosario pregando che rinsavisca».
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