Loredana Berté: «Non divento una signora e canto la donna-soggetto»

Loredana Berté: «Non divento una signora e canto la donna-soggetto»
di Federico Vacalebre
Giovedì 4 Novembre 2021, 12:12
4 Minuti di Lettura

Che bello quando Loredana Berté canta un reggae, che bello quando la trovi in forma, tosta e indomabile come prima e più di prima: a 71 anni non è una signora e non ha voglia di diventarlo.

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Un nuovo album, Loredana, «Manifesto», prodotto da Luca Chiaravalli.
«Il mio manifesto, quello della donna Loredana, dell'artista Berté, spero anche delle donne che stanno crescendo ora, di cui il mondo ha bisogno domani».

Nel 1979 «E la luna bussò» fu il primo «reggatta» - per dirla con i Police - all'italiana.
«Il ritmo del santo fumatore Bob Marley, anzi la sua filosofia in musica, mi è cara da sempre e ora canto in levare sin dal primo pezzo, e singolo, Bollywood, scritto con Riccardo Zanotti, dei Pinguini Tattici Nucleari».

Ma al centro di tutto c'è «Ho smesso di tacere» di Ligabue.
«La donna è al centro di tutto il disco e qui Luciano, da uomo sensibile, racconta la violenza sulle donne.

Una storia che io ho conosciuto sulla mia pelle, avevo 15 anni e so quanto mi brucia ancora, quanto ci vuole per tornare a spogliarsi con piacere, come canto nel brano. L'odore di un farabutto che non se ne va dalla tua pelle, la rabbia, l'impotenza, la paura che accada di nuovo. Dobbiamo imparare a denunciare, non dobbiamo tacere, non dobbiamo assumerci colpe che non abbiamo, le donne sono vittime, questo deve essere chiaro».

«Dark lady», «Florida, «Donne di ferro», «Figlia di...»: sembra quasi un concept album.
«Nel 1974 cantavo Sei bellissima e posavo nuda sulla copertina di Streaking. Oggi non ho rinunciato alla minigonna e reclamo che tutte le ragazze possano fare lo stesso. Mai donna-oggetto, meglio donna-soggetto: allora sì che sei vera anche nelle foto nuda, per dirla con le liriche dell'album. Iconica, giunonica, ma libera, ripeto nel pezzo diviso con Nitro».

Le nuove generazioni ti piacciono: oltre a Zanotti e Nitro c'è Fedez («Lacrime in limousine») e poi J-Ax («Donne di ferro»).
«Faccio dischi quando ho qualcosa da dire, la copertina del disco è un omaggio a Andy Warhol, citato anche nei versi di Dark lady. Ho nuove collaborazioni e nuovi autori, ma la potenza del racconto è quella dei primi lavori, con una diversa consapevolezza e maturità. Passare da Ivano Fossati e Pino Daniele a Fedez? Non ho problemi di genere, di età, sento l'energia, mi piacciono i ragazzi, a partire da Greta Thunberg: ha ridicolizzato i politici di tutto il mondo con il loro bla bla bla».

Ottimista, insomma?
«Proprio no, sento tornare il Medioevo. E, sì, mi riferisco alla scene di giubilo mostrate da chi ha affossato il ddl Zan: era un segno di civiltà, l'hanno cassato con dimostrazioni di inciviltà. Eccolo il mio manifesto: è vietato bullizzare, discriminare, offendere, violare, rendere la vita impossibile a uomini e donne che hanno tutto il diritto di essere quello che sono. Sono schifata, quasi quasi emigro».

Dove andresti?
«In Brasile, ma lì c'è Bolsonaro. In Scandinavia, ma con Borg e la Svezia ho già dato. Magari in Australia».

Il suono passa dalle ballad rock in cui liberi la voce grintosa di sempre a ritmi più in sintonia con il mainstream dei giorni nostri. Ma il disco si chiude con «Persa nel supermaket» che è un omaggio ai Clash di «Lost in the supermarket», perla dal capolavoro «London calling».
«Troppo miele nelle parole della musica dei supermercati, rivoglio davvero i Clash del 1979. Quando cito persone in questo disco, come faccio con Yoko Ono e John Lennon, con lo stesso Warhol, dò i perimetri - più che i confini - del mio mondo».

«A volte il destino ti schiacchia come un leviatano/ ma senza una chitarra ti sembra meno umano», per restare allo stesso pezzo.
«È il potere salvifico della musica, anche quella più violenta. È la catarsi che ci regaliamo vivendo sul palco».

A proposito: stai vivendo a mille: tv, cinema, musica.
«La mia vita è una tempesta supersonica dice sempre quel testo, vorrei i miei sbagli patrimonio dell'Unesco».

Non sei una signora, ma per «La famiglia Addams 2» ti sei adattata all'idea di fare la nonna.
«C'è più libertà, rispetto per le diversità, e creatività in quel cartoon che nel nostro parlamento».

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