Luciano Pavarotti, da Modena: la stella sulla Hollywood Walk of Fame a 25 anni dalla morte

Luciano Pavarotti, da Modena: la stella sulla Hollywood Walk of Fame a 25 anni dalla morte
di Matteo Ghidoni
Giovedì 25 Agosto 2022, 08:00 - Ultimo agg. 26 Agosto, 08:25
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Luciano Pavarotti, da Modena: da ieri sulla Hollywood Walk of Fame c'è una stella che ricorda il tenore, uno dei più importanti del ventesimo secolo, posizionata accanto a quelle di Sydney Poitier, Stan Lee, Ennio Morricone e Lina Wertmuller. Lo ha deciso, a pochi giorni dal venticinquesimo anniversario della morte (6 settembre 2007), la Camera di commercio di Hollywood, con testimonial una delle figlie, Cristina Pavarotti: «Un po' per altri impegni, un po' a causa del Covid solo io e mia figlia Caterina siamo riuscite a volare a Los Angeles, ma a nome di tutta la famiglia vorrei ringraziare tutti coloro che hanno sostenuto e contribuito a realizzare le celebrazioni di questi giorni e chi è presente oggi», ha detto prima dell'inaugurazione, ieri sera, l'erede di Big Luciano: «Se penso a mio padre, al valore e alla quantità delle cose realizzate, alle strade che ha aperto e alle tante emozioni date e ricevute, provo ancora oggi un senso di vertigine. Tutto ciò che posso dire di lui mi sembra sempre poco. È un grande onore rappresentarlo in questa bellissima occasione, non so dirvi quanto desidererei che fosse qui. Ma questo onore non è dato nemmeno alle stelle, perciò posso solo condividere con voi qualche immagine di lui fra le tante che mi tornano alla mente se penso alla sua incredibile avventura artistica. Ricordo ad esempio quando dopo le recite, felice ma stanco ed affamato, alle volte con ancora il costume di scene indosso, rimaneva a firmare autografi per ore, per non scontentare neanche un ammiratore».

Cristina Pavarotti si è soffermata poi sul grande amore che il papà aveva per i giovani: «Qui in America i ragazzi seguono l'opera più che in Italia anche grazie alle tante iniziative che li avvicinano al genere.

Mio padre apprezzava molto questo aspetto della cultura americana». E, dal palco della cerimonia della stella: «Lo rivedo alle audizioni dei giovani cantanti, quando offriva un bicchiere d'acqua, una battuta o un commento più lungo del normale per dare il tempo di riprendere fiato e di distendere i nervi ai ragazzi che vedeva in difficoltà. Da queste poche parole penso si capisca che di mio padre sono sempre stata anche ammiratrice. Una fan senza dubbio privilegiata e ormai senza pudori. Concedetemi quindi di ringraziarlo, per tutte le volte che con le tante sfumature del suo canto, con una frase struggente per bellezza e sentimento, con un pianissimo o un acuto squillante, mi ha acciuffato al volo e mi ha sollevata in alto». 

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Con lei, anche lui fan dichiarato, c'era James Conlon, direttore musicale della Los Angeles opera dal 2006, che negli anni ha avuto con Pavarotti un lungo rapporto professionale e di amicizia: «Questa stella non si limita a riconoscere i meriti artistici di Luciano, ma anche i suoi meriti di personaggio pubblico», ha rimarcato il maestro: «La sua celebrità si estendeva ovunque, ben oltre la musica. Divenne noto per la sua voce gloriosa, ma anche per la sua voglia di condividerla. Desiderava connettersi, cuore a cuore, con chiunque potesse raggiungere. Diventando una personalità riconosciuta a livello internazionale; ha avuto il coraggio di uscire dagli schemi, correndo anche dei rischi. In molti lo ricordano in sella a un cavallo sulla Fifth Avenue, durante la Columbus Day Parade di New York, quando ha cantato per il Papa o quando è stato ospite al Tonight show di Johnny Carson. Con Carreras e Domingo, i Tre Tenori, ha anche cantato all'Hollywood bowl. Questi e molti altri momenti indimenticabili che all'epoca per un cantante lirico non erano solo speciali ma unici. Il suo Nessun dorma, per la Coppa del Mondo del 1990, è diventato storia condivisa da tutto il pianeta. Queste e altre imprese hanno contribuito a rendere il suo nome una parola familiare, amica, per uomini e donne di ogni Paese. È arrivato ovunque ma la sua amata famiglia, gli amici e la sua Modena, significavano il mondo per lui».
Fra i tanti riconoscimenti ottenuti in carriera, nel suo palmares Pavarotti vantava ben sei Grammy Awards, un Kennedy Center Honors nel 2001 e le più alte onorificenze della Repubblica italiana. Dal suo debutto nel 1961, come Rodolfo in «La bohème», l'uomo che tutti chiamavano «maestro» ha conquistato il pubblico dei più prestigiosi teatri lirici, dalla Scala di Milano al Metropolitan di New York, dove ha cantato per ben 378 volte, più di qualsiasi altro artista. Grazie al talento e alle tante collaborazioni illustri (Michael Jackson, James Brown, Celine Dion...) ha saputo farsi amare in patria e all'estero, diventando uno degli italiani più amati di sempre.
A completamento del programma celebrativo di questi giorni è stato allestito al Grammy museum di Los Angeles uno spazio espositivo a dedicato al tenore. Fra gli oggetti esposti, lo spartito della «Messa da requiem» di Verdi utilizzato dal tenore per il suo debutto nel 1967 alla Scala, sul quale sono raccolte le dediche e gli autografi di molti dei grandi direttori con cui l'ha poi interpretata nel corso degli anni. 

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