Lucio Battisti, eredità contesa, i parenti contro Mogol: una lite da 16 milioni

Lucio Battisti, eredità contesa, i parenti contro Mogol: una lite da 16 milioni
di Michela Allegri
Sabato 3 Aprile 2021, 08:30
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Brividi in note, poesie messe in musica, un patrimonio che vale una cifra da capogiro, calcolata da una perizia giudiziaria: 16 milioni di euro. A tanto ammonta la quotazione del repertorio di Lucio Battisti e Mogol, con capolavori che hanno fatto la storia della canzone d'autore e che sono stati composti tra il 1969 e il 1980. «Chiamale se vuoi emozioni», avrebbe cantato il re della musica leggera italiana, scomparso nel 1998. Ma la verità è che di emozionante, a parte la sua voce e quei versi immortali, è rimasto ben poco: lo strascico è una battaglia giudiziaria che non accenna a finire. Dell'archivio Battisti, ancora una volta, si deve occupare il Tribunale di Milano. Il pomo della discordia è sempre la Acqua Azzurra, società fondata da Battisti e Mogol, che prende il nome da una delle loro canzoni più celebri e dove ormai da anni si combatte una guerra serratissima tra azionisti che non hanno intenzione di scendere a patti. Sono tre in tutto: da un lato c'è la società Aquilone, della moglie di Battisti, Grazia Letizia Veronese, e del figlio della coppia, Luca, da un altro lato c'è la casa discografica Universal e, infine, c'è Mogol, al secolo Giulio Rapetti. Sono tutti quanti in causa con la Acqua Azzurra perché vogliono fare valere interessi spesso contrapposti e difficilissimi da conciliare. 

Adesso in ballo c'è la vendita del catalogo, ma il Tribunale è stato costretto a nominare un liquidatore.

Incarico nel quale si sono già susseguiti 4 professionisti diversi. L'ultimo entrato in scena è Luigi Giovanni Saporito, rappresentante legale della Edizioni Musicali Acqua Azzurra. Ha preso il posto dell'avvocato Gaetano Presti, scelto dai giudici nel 2018 per gestire la lite tra soci che stava paralizzando la società, soprattutto dopo l'ultima causa intrapresa da Luca Battisti e alla cui richiesta si è associato Rapetti, per la risoluzione dei contratti di edizione delle opere del catalogo. Una mossa che, per Presti, potrebbe ostacolare «la normale prosecuzione dell'attività della società».

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La Acqua Azzurra srl è stata fondata il 5 marzo 1969, quando è uscito il primo vinile di Battisti con i testi di Mogol. La società serviva per incanalare i soldi dei diritti di sfruttamento dei brani. Ha gestito in tutto 12 album, fino all'ultimo che Battisti e Mogol hanno firmato insieme: «Una giornata Uggiosa», uscito nel 1980. Dieci anni di successi indimenticabili e famosissimi. Battisti è rimasto presidente della srl praticamente fino alla morte, nel 1998. Lui e la moglie, attraverso la società Aquilone, detenevano il 56 per cento di Acqua Azzurra. Le altre quote sono così divise: la casa discografica Universal ha il 35 per cento, mentre Mogol ha il 9 per cento. Oggi il 56 per cento delle quote è in mano agli eredi di Battisti: moglie e figlio. La battaglia legale va avanti da anni ed è iniziata per il mancato sfruttamento commerciale dei brani. Mogol ha ottenuto nel 2016 una vittoria davanti al Tribunale civile: ha contestato il veto imposto dalla Veronese su qualsiasi iniziativa riguardante l'eredità musicale del marito, che ha vanificato anche le possibilità di guadagno, e i giudici hanno dichiarato l'inadempimento della società Acqua Azzurra edizioni musicali, di cui la Veronese è amministratore unico e socia di maggioranza, «ai contratti di edizione conclusi con Giulio Rapetti Mogol». La società è stata condannata in primo grado a pagare al paroliere 2,6 milioni di euro a titolo di risarcimento per il mancato sfruttamento commerciale del catalogo musicale. Il 29 settembre del 2019, inoltre, il repertorio di Battisti è sbarcato online e sulle piattaforme digitali: prima era impossibile trovare le canzoni sul web, canale non apprezzato dagli eredi.

 

Acqua Azzurra è stata poi messa in liquidazione e i diritti di sfruttamento delle canzoni sono stati messi in vendita, visto che non è stato trovato un accordo per proseguire l'attività. Impresa difficilissima, almeno finché gli azionisti continuano a scontrarsi davanti ai giudici. Il Tribunale è entrato in scena la prima volta dopo la rinuncia all'incarico da parte di due liquidatori scelti dai soci. Il primo nominato dai giudici per cercare di trovare un compromesso tra le parti è stato Presti. Gli ultimi scontri con lui sono stati prima sulla divisione dell'utile e poi sul rinnovo della retribuzione al professionista. I soci hanno votato contro Presti e lui ha rimesso il mandato. Gli azionisti non sono riusciti ad accordarsi su una nuova nomina e la palla è tornata al Tribunale che ha incaricato Saporito.

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