Maradona, Nino D'Angelo: «Diego nel cuore, buon compleanno eterno campione»

Maradona, Nino D'Angelo: «Diego nel cuore, buon compleanno eterno campione»
di Federico Vacalebre
Domenica 30 Ottobre 2022, 09:37
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Siamo ancora perplessi e attoniti in quella stanza, «'na stanza chiena e pecchè». Una stanza di San Andrés (Buenos Aires) con letto matrimoniale, televisore 32 pollici, condizionatore, poltrona e wc chimico. Una stanza in cui Diego Armando Maradona, che oggi avrebbe compiuto 62 anni, se n'è andato, triste, solitario y final, il 25 novembre 2020. Ieri i quattro gol del Napoli al Sassuolo e i cori dello stadio che porta il suo nome; oggi, a far gli auguri al D10s arriva il videoclip di «Campio'», il brano che Nino D'Angelo gli aveva dedicato nel suo ultimo album, «Il poeta che non sa parlare». La regia è di Toni D'Angelo: «Un giorno ho visto la scultura del calciatore che Domenico Sepe stava preparando e ho avuto l'idea. La canzone di mio padre è un omaggio intimo, non mi sarebbe piaciuto usare le solite immagini di archivio con el Pibe de oro che palleggia o segna».

«Tu sì nu poco e tutte quante/ ca' sì sagliute ncapa o munno/ hè date luce a chi nun campa/ a chi nisciune vede cchiù./ Tu ca sì chiammave a luna/ scenneva e te metteva e scarpe/ te disegnava o campo e e porte/ Tu sulo contra a tutte quante»: così hai scritto, Nino, alla notizia della morte del Pibe de oro.

Pennac, che era a Napoli in quei giorni, ha girato un docufilm cercando di capire perché tutti piangessero.

«Se n'era andato un parente, un pezzo di noi, il meglio di noi. Ho composto il brano di getto la notte che Diego se n'è andato. Non volevo crederci, non ci riuscivo. Mi aveva avvertito mio figlio Vincenzo, giornalista alla Gazzetta dello Sport. Come un esorcismo gli ripetevo di controllare meglio la notizia. Non potevo accettarlo. Sono stato male, gli volevo bene assaje».

Hai raccontato spesso il primo incontro con lui.
«Appena arrivato in città nel 1984, il suo manager, Cysterpiler, non si faceva un ragione di un manifesto con cui Maradona era stato accolto: Napule tre cose tene belle, Maradona, Nino D'Angelo, e sfugliatelle. Volevano capire chi fosse sto D'Angelo, perché fosse famoso. Mi organizzarono un incontro al San Paolo. Nella foto si vede che mi mancava un dente, si era appena spezzato».
Toni D'Angelo: «C'ero pure io, ragazzino, emozionatissimo. Tutti si fecero una foto con lui, io no, non ebbi il coraggio di chiederlo. Ho girato il video anche pensando a quel momento. Ricordando quell'artista del football che ha riscattato un'intera città».

E l'ultimo incontro, Nino?
«Nel 2005, ad Acerra, dove lui era già stato per una partita di beneficenza nel fango diventata celebre. In mezzo c'era stato il set di Tifosi, il film di Neri Parenti. Stavo rifiutando la proposta di De Laurentiis, non ero un De Sica o un Boldi, quando Aurelio mi disse: E se ti porto Diego?. Cosa mai potevo rispondergli?».

L'ultima volta che l'hai sentito al telefono hai cantato per lui.
«Sì, Carmela di Sergio Bruni. Era la sua canzone preferita, il figlio Diego Armando junior me l'aveva ricordato e io gliene mandai una mia versione al pianoforte. Chiamò per ringraziarmi».

E la tua canzone che preferiva?
«Napoli, Napoli, mi conosceva per l'inno della curva B. Ma insieme parlavamo di calcio, non di canzoni. Andavo a casa di Bruscolotti con lui: amava la pasta aglio e olio come la preparava la moglie di Peppe, si scatenava con Claudia nella stanza attrezzata a discoteca». Fin dal primo ascolto, di «Campio'» mi aveva colpito quel verso su «'na stanza chiena e pecchè».

Com'è potuto succedere che il numero 1 di sempre sia morto solo in una squallida camera ammobiliata?
«Il mistero di quella stanza è il mistero di tutta la sua vita. L'uomo era un poeta che parlava con le stelle, il campione era la superstar più umile del mondo, il drogato andava curato non giudicato».

Torniamo al video, delicatissimo.
«Un piccolo omaggio al più grande, anche sulle sue statue Napoli si è divisa, peccato. Quando lo abbraccio alla fine mi sono commosso».
Toni D'Angelo: «In quel momento mi sono commosso anche io. Maradona ha ricreato una comunità a Napoli con il suo arrivo, l'ha ricreata per l'ultima volta con la sua morte, anzi la ricrea ogni volta che possiamo rendergli omaggio, dirgli grazie, ora e per sempre, campio'».

Forse, Nino, l'omaggio migliore per questo sessantaduesimo compleanno mancato sono i quattro gol rifilati ieri dal Napoli al Sassuolo.
«Sì, la squadra gli assomiglia nella voglia di vincere, a tutti i costi».

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