Marco Mengoni strega San Siro: «Ora non ho più paura di niente». Due ore spettacolari, Ferragni e Fedez in tribuna

Prima volta negli stadi, e il 22 si replica a Roma: ospiti Giuliano Sangiorgi, Gazzelle e Madame

Foto di Andrea Bianchera
Foto di Andrea Bianchera
di Rita Vecchio
Lunedì 20 Giugno 2022, 06:00 - Ultimo agg. 21 Giugno, 10:30
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È un Marco Mengoni dell' “io non ho più paura di niente” quello che ieri sera è stato accolto dal boato lungo dei 54mila di San Siro. «Se sono qui, è per colpa vostra. Se avete delle passioni vi auguro di provare le stesse cose che sto provando io», dice in lacrime al pubblico dello stadio milanese. «È una botta fortissima essere qui. Ci vuole il quadruplo dell’energia di “Esseri umani”. Un traguardo non da poco in 13 anni di carriera». Il “non da poco” è riferito agli stadi, che il cantautore di Ronciglione (Viterbo) calca per la prima volta.


«Due anni, sei mesi e un giorno dall’ultimo concerto» (era stato a Londra, nel dicembre 2019), dice al pubblico. «Nel mezzo, c’è stato il tempo di un disco, “Materia (Terra)”, e il tempo per mettere a fuoco le idee». Torna con due ore spettacolari di concerto. Quattro momenti distinti ma che scorrono in un continuum, in cui parola e musica si dividono la scena. «Gli schizzi del palco sono i miei, pensati con gli show designer Black Skull» (gli inglesi Dan Shipton, Ross Nicholson, Jay Revell, Paul Gardner), gli stessi di Dua Lipa ed Elton John, alla loro prima esperienza italiana - «Immaginato come una cavea e con il cubo mobile per portarmi in mezzo alla gente».

 


La cornice da club racchiude una scenografia mai ferma. Atmosfere black, punk rock, funky, pop. Visual, led, fiamme. Il cerchio luminoso in alto. Il bianco della scala, del centro palco e del semicerchio di luci. Il nero nel pavimento, sul proscenio e nel fondale. È un mega show, potentissimo. Mengoni ha una vocalità elegante e straordinaria. Da “Cambia un uomo”, in testa ai 26 brani, c’è la proiezione del pubblico visto da Mengoni in tailleur blu elettrico. Mentre la band («la migliore che io possa avere») è disposta in altezza, in modo orchestrale. L’invito al pubblico a “un passo di dance” in “No stress”, l’ultimo singolo, lascia spazio a un secondo momento potentissimo, con “Voglio”, “Muhammad Ali”, “Psycho Killer”, “Credimi ancora”, “Solo due satelliti”.


In “Luce” lo show si trasforma in un club con Mengoni che diventa doppio presentatore radio dividendosi tra due divertenti personaggi, Jane e Jean, per un tributo anni 70. “Parole in circolo”, “L’essenziale” eseguite trainando San Siro in atmosfere newyorkesi e della black music. Un pubblico che con un applauso lungo 45 secondi lo ferma dopo “Hola”. Lui resta al centro, incredulo, commosso. La voce trema. È un momento che si ripete ancora poco dopo. Ed è cosa rara per gli stadi. E ancora, "Ti ho voluto bene veramente", "In un giorno qualunque", "Guerriero".


Mentre poco prima nel monologo al centro parole come “tolleranza”, "sessismo", "discriminazione", "razzismo", "opportunismo", "potere". «L’idea parte da un’intervista a Bregovic. La parola che mi ha fatto più male? Forse l’indifferenza. Ma non ho quasi più paura. Sono uno che conta fino a 20 prima di parlare. Perché so che le parole possono diventare proiettili». Concerto diviso in blocchi definiti dai quattro outfit: over size Marni, canotta metallica e boots seventies e camicia Versace, il total white Valentino per il momento “club” dopo il medley dei coristi, da Aretha Franklin a Etta James. In tribuna ballano e cantano Ambra Angiolini, J-Ax, Dargen D’Amico, Rkomi. E pure Fedez e Chiara Ferragni. Sarà all’Olimpico di Roma il 22 giugno. Con lui Giuliano Sangiorgi, Gazzelle e Madame. «Perché gli ospiti solo a Roma? Non c’è un retro pensiero. Ma Roma per me è famiglia». È il ritorno in grande stile di Mengoni, dai numeri che girano intorno a 61 dischi di platino, più di 1,6 miliardi di stream, Golden Button su YouTube e i singoli tra i più ascoltati nelle classifiche italiane. In autunno i palazzetti. Ma per ora si gode il sogno che si è avverato e che si è guadagnato.

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