Marco Mengoni a Sanremo 2023: «Dieci anni fa nessuno credeva in me»

«E dopo Sanremo vado in tour: ci vediamo il 24 giugno allo stadio Arechi di Salerno».

Marco Mengoni a Sanremo
Marco Mengoni a Sanremo
di Federico Vacalebre
Mercoledì 1 Febbraio 2023, 11:00
4 Minuti di Lettura

La stampa l'ha convocata, in presenza e in modalità streaming, in una bocciofila milanese. E la prima cosa che annuncia è l'apertura di un non meglio precisato lido Mengoni a Sanremo, dove «succederanno varie cose, compreso un podcast mattutino in dialogo con Fabio De Luigi, leggero, con commenti su cosa è successo la sera prima e sulle notizie del giorno». Marco Mengoni torna a Sanremo a dieci anni esatta dalla vittoria con «L'essenziale»: lo danno tutti per favorito alla vigilia, davanti a Ultimo e Giorgia; lui fa finta di niente, prova a distrarre l'attenzione. Intanto, per dire sì ad «Ama deus ex machina», come lo chiama lui, si è distratto dal terzo capitolo di «Materia», il suo album a puntate, ancora in fase di composizione. 

Perché questo ritorno, Marco?
«Avevo sempre detto, magari anche senza crederci, che se avessi avuto la canzone giusta un giorno sarei tornato.

Quando la canzone è arrivata... eccomi. Due vite è il pezzo che apre la fine del percorso di Materia, racconta la mia storia infinita. Vado per divertirmi, se si vince bene, altrimenti bene lo stesso».

È tempo di bilanci?
«Più che un bilancio questa canzone è un rilancio, cambia le carte in tavola, racconta la ricerca di se stessi, qualcosa che non si scopre mai, che io ho intravisto nei miei sogni, nel mondo onirico su cui poi si interroga la mia parte razionale. È un'apocalisse lunare, un notturno, ma per me ha un valore molto positivo: dagli errori si impara, come dagli schiaffi, quanti ne ho presi nel 2013 all'Ariston!».

Schiaffi? Ma vincesti a mani basse, trascinato dal televoto.
«Sì, ma nessuno credeva in me, mi davano per finito, poi la canzone ha fatto il suo lavoro e, piano piano, qualcuno si è riavvicinato a me».

Pesavano il pregiudizio anti-talent show e la dittatura che i talent show avevano su Sanremo in quegli anni.
«Ho imparato ad attraversare le cose, grazie anche alla mia terapeuta e a un lavoro che ormai dura da sette anni, senza rimanerci impigliato. Allora arrivai a Sanremo in Cinquecento e con molti vestiti, mica avevo uno stilista, chi badava al trucco e parrucco. Avevo pensato che quell'esperienza avrebbe concluso il mio lavorare con la musica, che sarei tornato all'università. Avevo dubbi profondi. Ne ho ancora, ma diversi. Allora eravamo soltanto io e la mia manager, Marta Donà: mi avevano buttato sul palco del Festival appena uscito da X Factor».

«Se il gioco si fa duro è da giocare» cantavi in «L'essenziale», brano che prima di arrivare a te fu proposto a Noemi, che lo scartò. «Che giri fanno due vite/ Siamo i soli svegli in tutto l'universo/ a gridare un po' di rabbia sopra un tetto» canti stavolta in una ballata atipica piena di parole, scritta con Davide Petrella, alias Tropico, e Davide Simonetta.
«Con Petrella lavoriamo benissimo, anche se ogni tanto litighiamo. Se metti insieme un napoletano come lui e un laziale come me... viene fuori il putiferio. Lui è un vulcano, io rallento, sono il suo opposto».

Nel 2013 nella serata delle cover proponesti il Tenco di «Ciao amore, ciao».
«Mi sembrava un omaggio dovuto, stavolta avevo voglia di una cosa internazionale, magari anche per farmi perdonare la verbosità del pezzo con cui sono in gara».

Beh, mica male come scelta «Let it be».
«Non è una canzone, è un inno, scritto da tipi eccezionali, anzi soprattutto da un tipo eccezionale, Paul McCartney. Un inno alla vita, a lasciarla scorrere».

Con il londinese Kingdom Choir, 13 elementi, aggiungerai sapore gospel al brano, fedele alla passione per la black music?
«Sì, sono appena tornato da un viaggio sulle rotte del blues: Alabama, Mississippi, Louisiana, New Orleans. Mia madre ascoltava musica afroamericana, io non ho mai smesso di frequentarla, di studiarla: mi calma, mi placa, mi distende, mi rende felice. Rispondo a un istinto».

Prima della proclamazione della vittoria è previsto un intervento di Zelensky.
«Ogni occasione per parlare di pace è buona».

Che farai dopo Sanremo?
«Finisco l'album e vado in tour. Ci vediamo il 24 giugno allo stadio Arechi di Salerno».

© RIPRODUZIONE RISERVATA