Mina canta in napoletano: «Ha preso lezioni di dialetto»

Il ritorno al napoletano è da brividi con il testo di Enzo Avitabile

La copertina del nuovo album di Mina
La copertina del nuovo album di Mina
Federico Vacalebredi Federico Vacalebre
Venerdì 21 Aprile 2023, 07:00 - Ultimo agg. 18:01
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Se «Ti amo come un pazzo», il nuovo disco di Mina oggi nei negozi, il primo di inediti dal 2019 di «Maeba», è un «album-fotoromanzo, un feuilleton melò che raccoglie canzoni d'amore, tormento ed estasi», allora «Don Salvato'», il brano di Enzo Avitabile «è lo spazio per l'amore spirituale, mistico», racconta Massimiliano Pani, che di Nostra Signora della Canzone è figlio, arrangiatore e produttore di fiducia, factotum, portavoce e filtro.

Il ritorno al napoletano, frequentato a più riprese e sin dagli esordi dall'ottantatreenne Voce della canzone italiana è da brividi: il maestro partenopeo l'aveva scritta (per «Napoletana», album-chicca del 2009) come preghiera popolare, laica, verace, a tratti anche profana.

Il dialogo con dio non è mediato, come si farebbe con San Gennaro, con Faccia Gialla: «Il testo è magnifico, mamma l'aveva notato da tempo, Avitabile è un grande cantautore. L'arrangiamento originale - semplicissimo, voce, chitarra, mandolino credo - era perfetto, abbiamo dovuto immaginare una cosa diversa, restando rispettosi di quanto affrontato. La pronuncia? Da donna di Cremona credo possa essere promossa, di sicuro ha messo attenzione a tutto, come fa sempre, ha chiesto ad amici napoletani lezioni, come andassero pronunciate certe e, se le finali dovevano cadere sempre, come si pronunciasse bene 'nfracetati», continua Pani. Avitabile ringrazia via social: «Onoratissimo».

Il disco si muove tra tre apici creativi: «Don Salvato'», «Tutto quello che un uomo» di Cammariere (consacrato standard da un'interpretazione misuratissima) e l'incontro con Blanco di «Un briciolo di allegria»: «Hanno detto e scritto che Mina canta con l'autotune, cosa paradossale. Mina canta, almeno su questo ormai non dovrebbero esserci dubbi. Quando un giovane le ha proposto il duetto lei ha accettato ed è entrata nel mondo di Blanco, non ha cercato di portarlo nel suo. Lei ha orecchie aperte, è sempre sul pezzo, ha lanciato giovani dagli anni Sessanta di Paoli e De Andrè ad oggi, le piacerebbe cantare qualcosa di Madame».

Il resto sono i classici inediti scelti da Mina tra i «5-6.000 che le vengono spediti ogni anno da illustri carneadi ed autori di grido al suo indirizzo di Lugano. Non riusciamo ad ascoltarli tutti, siamo in ritardo di tre anni e mezzo», confessa Massiliano. Tra quelli scelti non c'è il pezzo di Achille Lauro annunciato (da lui), ma tornano il napoletano Luca Rustici, autore con Philippe Leon di «Come la luna», e il porticese Maurizio Morante («La gabbia»). E ci sono Matteo Mancini e Gianni Bindi («Buttare l'amore», già sigla della serie «Le fate ignoranti»); il napoletano Fabrizio Berlincioni (più volte alla corte di Annamaria Mazzini) e Michele Culotta, che ancora Özpetek ha voluto per la colonna sonora del suo prossimo film, «Nuovo Olimpo», in uscita su Netflix a Natale: «Il regista sta preparando delle scene sulle note del brano, come aveva fatto nel 2019 con Luna diamante in La dea fortuna», annuncia Pani. «Per me Mina è un essere sovrannaturale», manda a dire Ferzan.

Tra gli autori c'è anche Mattia Lezi con «L'orto», buffo inno alla verdura: «Lui l'aveva mandata a mio madre parecchio tempo fa, poi nel 2018 l'ha portata a X Factor ed ora è venuto il tempo di Mina». Lei, intanto, è già altrove, c'è da finire il docufilm con immagini inedite del 2001: «Abbiamo cinque-sei ore di materiale video. Lo stiamo montando, vedremo quale piattaforma lo vorrà».

E la copertina del disco, del fido Mauro Balletti? «Stile Bolero film, visto che parliamo di canzoni-fotoromanzo», conclude Massimiliano Pani. 

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