«Mio fratello Liam? Gli serve uno psichiatra»

«Mio fratello Liam? Gli serve uno psichiatra»
di Enzo Gentile
Venerdì 10 Novembre 2017, 09:50
4 Minuti di Lettura
La sorte implacabile dei fratelli monelli, e serpenti, più famosi del rock: da quando gli Oasis non esistono più, se non nei sogni dei fan più devoti e di qualche impresario goloso, tra loro è un continuo rincorrersi di invettive e scambi al veleno, che non sono mancati neppure alla presentazione del nuovo album che Noel Gallagher ha registrato sotto le insegne degli High Flying Birds, «Who built the Moon?».

Alla domanda se ci sia una scelta di marketing, più o meno volontaria, nel gioco di specchi che prevede anche uscite parallele dei loro dischi, lui risponde così: «Non me ne frega niente del disco di Liam, che faccia quello che vuole: anche perché prima dovrebbe cercare una spiegazione sulle ragioni per cui risulta sempre così incazzato. Avrebbe bisogno di una terapia e di un bravo psichiatra». Nelle undici canzoni del cd, che frutterà presto una tournée, destinata a passare anche dall'Italia, l'11 aprile a Milano, dopo l'apparizione a «X Factor» in programma il 30 novembre, Noel si è affidato alle cure di un produttore raffinato e vincente come David Holmes, coinvolgendo anche ospiti celebrati quali Paul Weller e Johnny Marr: «Volevo trovare altre strade e Holmes era la persona adatta, che aveva in mente quale direzione farmi prendere. Mi ha detto subito di dimenticare quello che scrivevo con gli Oasis e anche con gli High Flying Birds. All'inizio è stato anche frustrante, mi sentivo confuso, ma poi mi sono molto divertito. La vita è troppo breve per ripetersi e se questo dovesse essere il mio testamento artistico, potrei ritirarmi felice di quello che ho fatto. Questo è un disco che parla di gioia, e per questo mi sento un vero rivoluzionario, sono stufo di chi pensa di lanciare messaggi, di fare il leader politico».

Come definirebbe «Who built the Moon»?
«Forse cosmic pop, ma, in fondo, È un disco rock, per lo spirito e il messaggio che invia: fuori dalla routine dei giubbotti di pelle, orecchini, tatuaggi e capelli tinti, elementi che per molti sembrano più importanti della musica. Oggi va di moda urlare, cosa che fanno Dave Grohl nei Foo Fighters, i Green Day, i Queens of the Stone Age: ma vorrei chiedere loro che bisogno c'è: si tratta di roba molto noiosa, come lo sono Trump e il dittatore della Corea del Nord. Anche con le canzoni si puo' invertire la rotta».
Il suo amato John Lennon, però, cantava l'attualità, scriveva testi politici.
«Si vede che ai suoi tempi le notizie erano meno noiose».
Ci racconta le collaborazioni eccellenti del disco?
«Ho voluto coinvolgere degli amici veri, Paul è anche mio vicino di casa, Johnny è uno che se chiamo per un problema di chitarre, subito accorre».
Come le è sembrato il film documentario dedicato agli Oasis lo scorso anno? E che musica le piace oggi?
«Ci ho messo la faccia e ho collaborato, per cui il risultato mi soddisfa: è un modo sincero e appassionato per raccontare la storia esplosiva di una grande band, irripetibile. Hanno tutti lavorato bene, la fotografia che ne deriva è corretta. Per quanto riguarda la musica ascolto molto, tramite la rete, l'ultimo grande disco che ho comprato, è di tre anni fa, di un gruppo chiamato Jungle. Tra i colleghi che stimo e che mi piace seguire, direi U2, Primal Scream, Kasabian: ma tutto intorno ci sono troppi che strepitano e invece di suonare dovrebbero darsi una calmata. Il rock ha ucciso il rock'n'roll».
Che cosa pensa dello scandalo finanziario appena scoppiato anche in Gran Bretagna, che ha visto tra i coinvolti anche membri della famiglia reale? E Bono?
«Ho sempre saputo di aver pagato le tasse anche per loro, che novità c'è nella notizia? Non mi frega della Regina né di mister Vox».
Che ricordo ha della serata in cui ha riaperto, anche con un suo concerto la Manchester Arena, dopo l'attentato dell'Isis?
«È stata una serata assurda: il lutto straziante unito al sogno di chiunque scriva anzoni: sentire quel l'energia che circola intorno è una sensazione impagabile».
Lei è uno storico supporter del Manchester City che tanti dolori ha provocato al Napoli: previsioni per questa stagione?
«Guardiola è un messia, ho visto grazie a lui il migliore calcio da tanti anni a questa parte. Sono orgoglioso di essere un tifoso. E mi dispiace per la squadra di Sarri e Mertens, ma quest'anno siamo veramente forti!».
Ma l'ha sentito il nuovo album di suo fratello Liam, «As you were»?
«Quando esce, settimana prossima? Ah è già uscito? Non mi interessa».