Mogol: «Uno show per ricordare e cantare tutti insieme Battisti». Il recital al Teatro romano di Ostia Antica

Lo show il 23 luglio. "Con Carroccia e un'orchestra di 16 elementi"

Carroccia e Mogol
Carroccia e Mogol
di Claudio Fabretti
Martedì 19 Luglio 2022, 07:49 - Ultimo agg. 23 Luglio, 15:19
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«Ho trovato in lui un nuovo Battisti. Non solo per l'impressionante somiglianza fisica, ma anche per la perfetta interpretazione che riesce a dare ai suoi brani». È un attestato di fiducia doc, quello che Giulio Rapetti alias Mogol ha rilasciato a Gianmarco Carroccia. Insieme, i due riproporranno il concerto-racconto Emozioni. Viaggio tra le canzoni di Mogol e Battisti il 23 luglio alle ore 21, al Teatro Romano di Ostia Antica. Ad anticiparlo, l'uscita di Un vero amore, primo singolo di Carroccia firmato Mogol.

 


Maestro, cosa ci può anticipare di questo show?
«Gianmarco è un talento naturale.

Sembra un segno del destino: me l'ha mandato Lucio. Con lui, è bello ripercorrere un'esperienza storica come quella che ho vissuto con Battisti. Lui canta, io racconto le storie ma alla fine canto anch'io, che sono sempre stato stonato, eppure a forza di sentire la canzoni sono diventato intonato».


Il pubblico partecipa?
«Sì, si canta insieme. E si balla: iniziano sempre le donne che sono più coraggiose. Si vive un evento corale, con tanto di orchestra di 16 elementi: quando eseguono Anima Latina, viene giù il teatro. Sono felice che le parole delle mie canzoni le conoscano tutti».


Tra queste ce n'è una che compie 50 anni: I giardini di marzo.
«È una canzone che ormai cantano in cinquantamila insieme: quando vince la Lazio... Racconta una storia vera: il gelato non me lo sono inventato, in via Clericetti a Milano, da una parte c'erano le case e dall'altra il frumento, abitavo nell'ultima casa della città, prima della campagna. Giocavamo a pallone e quando arrivava il gelataio, tutti correvamo a comprare il gelato per 10 lire. Ma dopo il 21 del mese non potevo più farlo, perché a casa i soldi erano finiti!».


Come scriveva quelle canzoni?
«Io ho sempre scritto le canzoni ascoltando la musica e cercando di capire cosa dicesse. Poi le legavo alla mia vita, senza filtri: non era un quadro perfetto, c'erano le mie disavventure, i miei guai. Io non ho mai fatto la corte a una donna, per esempio, temevo che mi dicessero di no. Però ne ho avute tante ugualmente! Non tutti però gradivano quei testi...».


Perché?
«Accusavano me e Battisti di essere fascisti, solo perché non facevamo canzoni politicamente impegnate. Del resto erano tempi folli, in cui si inscenavano persino processi ai concerti, come accadde a De Gregori».

Come giudica la seconda fase di Battisti, quella del sodalizio con Panella?
«Nessun problema, era uno stile diverso, si puntava sul nonsense. Del resto fui io a dividermi da Lucio: avevo chiesto pari condizioni per le edizioni: io avevo il 9%, lui il 52%, ma lui non accettò».


Battisti poteva diventare anche una star internazionale?
«Ne aveva tutte le possibilità. So che David Bowie per esempio lo apprezzava molto. Io scrissi il testo italiano della sua Space Oddity, Ragazzo solo, Ragazza sola: lui la cantò in italiano. La usò anche Bernardo Bertolucci per il suo film Io e te».


Carroccia, lei invece come ha scoperto Battisti?
«Tramite mio padre. A 4 anni ascoltai Le allettanti promesse dal mangianastri. Mi colpì la storia di quel contadino, e da lì mi si è aperto tutto il meraviglioso mondo di Battisti».

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