Muti: «Ecco il mio Capodanno italo-viennese»

Muti: «Ecco il mio Capodanno italo-viennese»
di Donatella Longobardi
Mercoledì 30 Dicembre 2020, 05:02 - Ultimo agg. 22 Marzo, 20:07
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«Maria Carolina, figlia di Maria Teresa d'Austria, come regina di Napoli fece molto per la cultura... c'è sempre stato un rapporto proficuo tra Napoli e Vienna, due grandi capitali della musica dove i musicisti con i loro scambi crearono l'Europa unita prima dei politici. E questo evento ne è il segno». Riccardo Muti non può non parlare della città dove è nato e delle radici della sua cultura in occasione del Concerto di Capodanno dei Wiener Philharmoniker nella sala d'oro del Musikverein, trasmesso in mondovisione la mattina dell'1 gennaio per una platea di almeno 40 milioni di spettatori in 90 Paesi.


La sala sarà vuota a causa della pandemia, ma la Orf ha lanciato una speciale iniziativa per far giungere a Vienna gli applausi e le foto dal pubblico di tutto il mondo attraverso il web. Migliaia le adesioni di appassionati che potranno esprimere virtualmente il loro entusiasmo e il plauso agli artisti. In Italia il concerto sarà trasmesso in differita su Raidue alle 13.30 e replicato alle 17.30 su Raicinque mentre Raiuno alle 12.20 darà spazio al concerto italiano in onda dalla Fenice a Venezia (nel cast la casertana Rosa Feola). Ma forse mai come quest'anno, il tradizionale evento nella capitale austriaca parla italiano, e non solo per la presenza di Muti, al suo sesto concerto di Capodanno a Vienna.

Ma perché il maestro - che a luglio compirà 80 anni e festeggia i 50 di collaborazione con i Wiener - ha voluto rendere omaggio all'Italia nella scelta dei brani da eseguire.


Ci saranno, per la prima volta nella storia del concerto, la «Margherita polka» di Josef Strauss (scritta in occasione del matrimonio del re Umberto I con la regina Margherita) e il «Venetian Galop» di Johann Strauss. «Ma anche l'overture a Poet and peasant di Suppè si riferisce ai rapporti musicali tra Italia e Austria. Il compositore era per metà italiano e questo brano è pieno di elementi del mondo operistico italiano mentre la parte melodica è tipicamente austriaca», ha spiegato Muti in una conferenza stampa tenuta al Musikverein affiancato da Daniel Froschauer chairman della Vienna Philharmonic, Alexander Wrabetz direttore generale Orf, Stephan Pauly direttore artistico del Musikverein. Da tutti un sentito grazie al musicista napoletano che ha accettato di dirigere in questo difficile momento: «Tra poco farò anche io parte delle cariatidi della sala», ha scherzato Muti sottolineando la particolarità del momento. «Non avrei mai immaginato di dover dirigere in una sala vuota, Vienna è deserta, mi sembra d'essere in un film. Ma anche in un momento come questo di crisi non si può abolire la musica, la cultura, il teatro, il nostro è un regalo al pubblico di tutto il mondo, un messaggio di speranza e di pace». E gli applausi nel finale con la tradizionale Radetzky-Marsch? «È scritta senza gli applausi», insiste Muti. Che sottolinea le difficoltà tecniche del concerto. «Credo», dice, «Sia la cosa più difficile da dirigere perché occorre tener conto della tradizione, dell'orchestra, dei sentimenti di chi ascolta. E un direttore deve dire la sua...».


Tanti i ricordi, da quel primo Capodanno nel 1993: «Avevo inciso Schubert con i Wiener. Era un percorso chiaro: Schubert è Vienna e apre la porta a Strauss. Quindi se avevo diretto bene Schubert, potevo affrontare i valzer. Ero giovane, non dormii la notte. Oggi posso dirmi un esperto pilota, Vienna è come casa e quando penso al mio percorso artistico mi sembra di ripercorrere la strada di tanti musicisti napoletani che nel Settecento univano le grandi capitali europee».


Una strada percorsa ora anche da una giovane ballerina napoletana, Sveva Gargiulo, 25 anni, da 7 nel corpo di ballo della Staatsoper, chiamata a danzare uno degli intermezzi filmati del concerto proprio sulle note della «Margherita polka» al fianco di un altro giovane astro della danza italiana in Austria, Davide Dato: «Nella coreografia di José Carlos Martinez sono una delle donne che lo corteggiano in una sensuale moscacieca in abiti liberty», racconta Sveva che vanta già una partecipazione al Neujahrskonzert 2019. «Ma l'emozione è grande sopratutto al pensiero dei milioni di persone che ci guarderanno, per fortuna il mio partner è italiano, ci sosteniamo a vicenda», nota la Gargiulo, napoletana di via Tasso dove torna almeno una volta l'anno per incontrare la nonna Maria Teresa e la mamma, Lorenza Corti, docente di Elettrotecnica alla Federico II.


Fu lei la prima ad appoggiare i sogni della figlia che, dopo aver visto il film «A chorus line», non chiedeva altro che di danzare. Così, a 10 anni iniziò l'avventura alla Labart Dance. Poi a 14 l'ammissione alla scuola della Scala. Due anni più tardi il passaggio all'accademia di Vienna, quindi il diploma, l'ingresso in compagnia dove è demi solist dal 2017: «Certo, mi manca il San Carlo, da piccola andavo a vedere gli spettacoli ma non ci ho mai ballato... la danza è la mia vita però da adulta vorrei fare anche altro, chissà...».
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